Scritture scriteriate

Giuseppe Pende

UN ARTISTA POLIEDRICO E CORAGGIOSO DA FAR CONOSCERE FUORI DALLE MARCHE 


Nel 1985 ebbi modo di visitare a Fermo una bella mostra di opere dell'artista e significativo architetto Elio Quintili, la cui opera era più conosciuta all'estero che in Italia. In quell'occasione presi anche un catalogo omaggio di una mostra dell'anno precedente che non avevo visto. In questo modo fortuito scoprii Giuseppe Pende e subito, data una scorsa veloce al catalogo, mi feci l'idea di un artista notevole. Ma chi era Giuseppe Pende? Oggi se ne può leggere una brevissima biografia anche in Wikipedia, che in poche righe ci informa della sua attività pittorica e scultorea, ma anche di atleta, perché il personaggio ebbe anche una interessante esperienza nell'atletica leggera, laureandosi campione d'Italia nel 1935 nel salto triplo. Era pugliese di origine (era nato a Casamassima nel 1914), ma è morto a Fermo, nelle Marche, dove si era trasferito. E' stato professore all'Istituto d'Arte, che ha contribuito a rendere prestigioso insieme ad altri insegnanti come Salvatore Fornarola. L'amore per l'arte nacque in lui da bambino, incoraggiato dal padre, magistrato e pittore dilettante. Dopo il Liceo Classico, seguirà i corsi di Architettura a Roma e l'anno dopo il titolo di atletica passa all'Accademia di Belle Arti.

  Dal 1940 è inviato sul fronte albanese addetto a mansioni di cartografie e nel 1942 finisce al campo profughi di Fermo, città dove si stabilirà, iniziando l'insegnamento dal 1959. Pittura e disegno dal vero sono le sue discipline. A questa esperienza si riallacciano molte testimonianze che ho ascoltato da ex studenti. Molti ne parlano ancora con un senso di stima incondizionata. Una volta a casa del professor Walter Tulli mi fermai ad osservare un disegno del figlio. Mi parve buono e lo dissi al professore che commentò: "Certo, mio figlio ha avuto Pende all'Istituto!" Pende ha percorso molte tecniche: sculture con varie tecniche, bassorilievi, statue in legno, disegno, pittura acrilica, pastelli, pennarelli e penna biro ed ha lavorato su tela, formica, lastre zincate, tavola, carta, ceramica, masonite, stoffa. Un artista poliedrico legato ad una formazione accademica ma aperto all'innovazione che, come altri professori dell'Istituto d'arte di Fermo, sapeva coinvolgere gli studenti invogliandoli a perfezionarsi tecnicamente, ma mirando a obiettivi personali. Pende prediligeva la statuaria sacra, i ritratti dal vero, ma le opere che più mi colpiscono sono i quadri a olio in cui emerge la sua originalità nel paesaggio. Già sfogliando quel catalogo della mostra del 1984 (e soprattutto una volta visto dal vero qualche suo quadro) vi avevo letto una particolare originalità. In effetti Pende non si sottomette ad un puro figurativo, ma impreziosisce le scene naturali con particolari che hanno qualcosa di misterioso e fantastico. Purtroppo la sua opera ancora non è abbastanza conosciuta fuori dal Fermano.

Forse l'accademismo della sua formazione non ha permesso in anni di innovazioni artistiche e di avanguardie più o meno significative, quali sono state quelle fra il 1960 e la fine dei '70, di cogliere quegli aspetti molto personali di riprodurre il paesaggio. Quello che era un merito ed un pregio, il suo specialistico figurativismo, ha probabilmente fatto ombra alla sua originalità. Comunque, a Pende andrebbe riconosciuto un posto più importante nel panorama dell'arte marchigiana e, secondo me, nazionale, anche per questo coraggio di non dedicarsi alla pratica artistica sposando acriticamente tendenze estreme dell'arte contemporanea. Pende in questi anni sembra caduto nell'oblio. Non v'è una pinacoteca pubblica della regione che ne ospiti una raccolta rappresentativa; non se ne sente parlare molto e la memoria del personaggio è lasciata al figlio, anch'egli ottimo pittore sulle orme del padre, che ne conserva gelosamente le opere e che forse attende solo gli si proponga una qualche iniziativa espositiva. Una mostra retrospettiva ben articolata sarebbe l'occasione per uno studio più approfondito che ne metterebbe in risalto qualità tecniche, versatilità, ma soprattutto ciò che in arte fa la differenza, cioè un senso poetico.

  La poesia in Giuseppe Pende va ricercata in certi tratti e particolari che ci danno una sensazione di inusitato, di misterioso, di lirico. Basterebbe osservare da vicino certi paesaggi apparentemente realistici, ricchi di particolari realizzati con scrupolo accademico, ma che avvicinandosi, come usando una lente d'ingrandimento, rivelano personaggi strani al limite del fantastico. Oppure opere come il fantascientifico gli Astronauti del tremila, a cui lavorò dal 1960 al 1983. Spaziando in ogni stile Pende ha saputo poi dipingere realistici quadri di forte caratterizzazione psicologica, come in Ritratto di Rita e La maestra Peroli del 1949; e talvolta di tristezza, come il giovanile Lettera dal fronte del 1939. O ancora, la gioia di vivere di un un'opera del 1940 come Primavera e nudisti, in cui si reinterpreta il tema di certa pittura francese dell'Ottocento, ma in cui i corpi sono quasi fusi con la natura, ne fanno parte in un empito di liberazione. Con Pende ci immergiamo nel paesaggio della campagna marchigiana secondo la lezione dei classici di Otto e Novecento. Da ultimo, quadri come Allegra brigata (1983), in cui posiziona il gruppo nella campagna con equilibrio spaziale, rifonde tutto il suo mondo artistico.