Arrampicatori morali

25.06.2021

Se solo i poeti tragici sono all'altezza di un'epoca tragica, di conseguenza solo quelli comici sono all'altezza di un'epoca comica. Leggendo i giornali degli ultimi giorni, mi sorprendo a pensare a una sitcom della fine degli anni Ottanta (della quale mi sfugge il titolo) in cui uno dei quattro amici intorno a cui ruota la serie partecipa a una marcia contro l'Aids. Va a registrarsi ma litiga con la signora del banchetto che vuole costringerlo ad appuntarsi sulla giacca un nastrino rosso, simbolo della lotta all'Aids. Lui si rifiuta e se ne va chiamandola "fanatica del fiocco".

Anche gli altri partecipanti lo guardano in cagnesco: perché non hai il nastro? Non sei anche tu contro l'Aids? Certo che sono contro l'Aids, risponde il ragazzo, infatti sto marciando insieme a voi, solo che non mi va di mettere il fiocco. Niente da fare. I manifestanti, guidati da una coppia di gay portoricani, lo trascinano in un vicolo e lo pestano. Ci ho ripensato giorni fa per via della polemica sui calciatori che non si sono inginocchiati prima di Italia-Galles. Due giornali hanno titolato: "Mezza nazionale azzurra se ne frega del razzismo"; e un altro: "E' chi non si inginocchia che deve spiegare perché, non il contrario".

Come sempre accade quando scimmiottiamo le guerre culturali americane, la faccenda ha preso subito una piega comica e la lista di proscrizione dei sei reprobi è diventata, sull'altro fronte, un albo d'oro degli eroi della resistenza alla dittatura del politicamente corretto. Una deprimente buffonata. Ma forse vale la pena di spendere qualche parola sulla meccanica psico-sociale che porta a umiliare pubblicamente chi non compie un atto di umiltà pubblica, com'è appunto il gesto di inginocchiarsi. Credo che siamo in presenza di una figura cruciale della scena tragicomica contemporanea, per la quale uno dei maggiori psico-sociologi del Novecento - Theodor Reik - trovò il nome di "arrampicatore morale". Il termine compare in un testo universitario dell'esame di Psicologia Sociale della facoltà di Sociologia, intitolato "Il masochismo nell'uomo moderno", e non c'è da stupirsi che alcuni tratti della personalità masochistica tornino utili per capire la nostra epoca incentrata sul culto della vittima, convinta che i rapporti di potere dominante-dominato, privilegiato-oppresso, siano la chiave universale per decifrare i fenomeni sociali.

Reik spiegava il bisogno di autoumiliazione esibita e teatrale che è tipico del masochista. Trascrivo letteralmente dal suo testo: "Un individuo che umilia se stesso così facilmente e spontaneamente è certo di non poter essere scalfito nella sua più intima dignità. La perdita è, nella realtà psichica, un guadagno. Sul mercato morale, la negazione di sé appare un buon investimento. Non è stato detto che chiunque si umili sarà esaltato? E questa profezia è incompleta senza l'altra, che chiunque si esalterà sarà abbassato. L'ambizione del masochista si estende anche a queste qualità morali. Egli vuole avere un carattere migliore, un carattere superiore agli altri. Egli è un arrampicatore morale".

Il gesto di inginocchiarsi, beninteso, può essere compiuto con sincera umiltà e con grande dignità, e non dubito minimamente che sia stato questo il caso dei cinque calciatori italiani, tanto più che il nostro paese ha serissimi problemi di razzismo, il primo dei quali è la convinzione di non averne. Ho invece tutte le ragioni di pensare il peggio dei cosiddetti "fanatici dell'inginocchiamento", uso lo stesso termine che usò il ragazzo nei confronti della donna che lo voleva obbligare a mettere il fiocco rosso.

E' proprio questa esibizione a mettermi il sospetto che tutta questa umiltà, autoumiliazione e remissività non sia altro che un ampio preliminare a cui seguirà l'essenziale, che nulla ha a che vedere con l'elemento di partenza. Così, quando m'imbatto nel corteo dei penitenti che si flagellano sui social network per espiare l'uno o l'altro "privilegio", facendo in modo che tutti vedano bene le loro ferite, non li vedo quasi mai come esempi di umiltà ma solo come "arrampicatori morali".