Beati gli ultimi

29.09.2020

Non capita quasi mai di essere i primi della classe, ma a volte capita, magari in un compito di matematica difficile e pieno di trabocchetti che manda a gambe all'aria i più bravi, quelli che normalmente prendono nove o dieci, sempre preparati e sicuri di sé, in cui sorprendentemente il voto migliore lo prende l'ultimo della classe, che fra una cancellatura e l'altra è riuscito a cavarsela meglio degli altri. E allora viene pubblicamente lodato dal professore e additato ad esempio.

Non sto parlando dell'esame di italiano di Suarez all'Università per stranieri di Perugia, ma dei risultati italiani nel controllo della pandemia, rispetto a paesi che regolarmente ci superano in qualunque cosa, dall'istruzione alla percentuale di occupati, dal welfare agli investimenti per la cultura. Loro sempre primi della classe, noi sempre ultimi, e quasi sempre meritatamente. Ma un giorno arriva un nuovo supplente di nome Covid e dà un compito a sorpresa che sfida le conoscenze consolidate, ed ecco che gli ultimi diventano i primi.

Il filmato che l'Oms ha dedicato alla risposta italiana all'emergenza coronavirus provoca emozioni contrastanti: per quanto riguarda la lingua inglese, a giudicare dalla pronuncia di Brusaferro e Locatelli, siamo sulla sufficienza stiracchiata, ma come spirito di sacrificio e impegno solidale contro la diffusione della malattia ci siamo meritati un "distinto" o forse anche un "ottimo". Ma ancora più dei video dell'Oms, che secondo Trump è una filiale del governo cinese, ci sono i drammatici bollettini provenienti da Francia, Spagna e Inghilterra, per non parlare di Russia e Stati Uniti, a dirci che tutte quelle rinunce e quel pane fatto in casa con il lievito introvabile, a quanto pare erano proprio quel che ci voleva.

Che dietro alle decisioni del nostro governo ci fosse una migliore preparazione scientifica o una semplice botta di culo, sta di fatto che finora hanno funzionato più dell'immunità di gregge a suo tempo invocata da Boris Johnson, che oggi bolla il senso di disciplina degli italiani come innato servilismo. A distanza di cinque mesi dai posti di blocco all'uscita delle città e dei camion carichi di bare, la situazione si è ribaltata. Abbiamo un decimo del numero dei contagi quotidiani di Francia e Inghilterra, e ora tocca a noi, ex untori d'Europa, guardarci dai nostri vicini.

Per continuare la metafora scolastica, diciamo che i presuntuosi secchioni di ieri ci fanno segni disperati dai loro banchi per avere i nostri suggerimenti. Nessun autocompiacimento, perché la promozione dell'Oms ce la siamo guadagnata a carissimo prezzo, con la perdita di decine di migliaia di connazionali e la peggiore crisi economica del dopoguerra. Per ora abbiamo passato solo il primo quadrimestre, il secondo è appena iniziato e si profila difficile quanto il primo, dal quale siamo effettivamente usciti migliori non rispetto a noi ma rispetto agli altri.