Carramba che sorpresa

21.03.2019

Quando ci si sposava a vent'anni, non contaminati dalle scorie post-moderne e nemmeno logorati dall'arrivismo di facciata, si sfornavano figli a ripetizione, perché una prole numerosa era indice di benessere e fertilità, i campi avevano bisogno di robuste braccia maschili e le case di preziose mani femminili. La sterilità riguardava una percentuale minima di uomini, un problemino spesso risolto direttamente dal parroco con miracoli avvolti nel mistero; lui, come per incanto, invocava e otteneva fecondazioni reticenti e alla bisogna riusciva anche a far arrivare l'agognato figlio maschio dopo cinque o sei femmine, giusto per porre fine alla sequela di tentativi e trasformare la vita delle donne in qualcosa che non fosse una perenne gravidanza. L'occhio attento delle megere, tra riti, beveroni, preghiere e contorsioni da circo per rimanere incinta, a volte individuava sospette somiglianze tra i bambini accolti come dono di Dio e il gaio prete del paesello.

Ma ora che i tempi sono cambiati, ci si accinge a procreare in età matura già stressati da una vita frenetica succube di malsane abitudini e scandita da incalzanti ritmi, il punto debole, quello più vulnerabile, il capro espiatorio, la "no fly zone", riguarda proprio l'apparato riproduttivo maschile. Ed è qui che la scienza interviene sostituendosi agli obsoleti seminatori da sacrestia, il miracolo oggi si chiama "fecondazione eterologa". Bollenti alcove e caldo sperma cedono il passo ad asettici lettini e liquido seminale congelato, un termine che provoca brividi ed evoca tetri scenari. La decisione di forzare una nascita, di avere un figlio a tutti i costi, può essere condivisa o meno, trattasi comunque di scelta personale e quindi, in quanto tale, non opinabile. Non mi interessa riproporre un ennesimo scambio di idee sul suo essere giusta o sbagliata, espressione di egoismo o altruismo, bisogno di dare amore e via discorrendo, cosa sulla quale si è discusso a iosa e su più fronti, preferisco analizzare la questione dal punto di vista del nascituro.

Le famigerate linee guida tracciate dal ministero della sanità prevedono l'opzione "carramba che sorpresa" al raggiungimento della maggiore età, quando i figli della scienza avranno diritto di conoscere il padre biologico. Fatico a considerare un atto di civiltà il rischio concreto di devastare l'esistenza di un/una diciottenne, certo, l'importante è crescere amati e seguiti, immersi nell'affetto, nel calore di una famiglia sana e premurosa, ma questo non basta ad ammortizzare e metabolizzare gli effetti di un potente contraccolpo psicologico. Per una volta tanto eviterei riferimenti esteri, perché i paesi latini, Italia in testa, hanno un'idea di famiglia (sangue del mio sangue) molto distante da quella Americana e dell'Europa del nord.

Gli effetti negativi della fecondazione eterologa possono essere svariati e tutt'altro che all'acqua di rose, la coppia che vi ricorre è certamente mossa da un desiderio comune, da una scelta a lungo ponderata e da pulsioni nobili ma - c'è sempre un "ma" - i padri non consanguinei convivono comunque con una latente spada di Damocle sul capo: una possibile "crisi di rigetto" non necessariamente provocata da eventi razionalizzabili o una separazione poco dopo la nascita, obbligherebbe a dover mantenere un figlio teorico senza condividere con lui il percorso di vita e senza poter creare quel vincolo affettivo indispensabile per sentirlo proprio.

Comunicare a un ragazzo, il giorno dopo aver compiuto diciotto anni, di essere figlio di una masturbazione finita in freezer e che colui da sempre chiamato papà sia in realtà un facente funzioni, significa appenderlo a un filo e tenerlo in sospeso sul baratro della destabilizzazione. A questo bisogna aggiungere un'altra inquietante rivelazione, la probabile esistenza di una decina di sorelle e fratelli anche loro concepiti nello stesso modo. Quando la fecondazione eterologa avrà raggiunto grandi numeri sarà complicato gestire gli archivi e ignorare il rischio di innamorarsi di una sorella o di un fratello.

Ma non è finita. Il padre biologico potrebbe rivelarsi più "fico" di quello anagrafico e capace di attivare, anche involontariamente, pericolose sinapsi. Pacifico ipotizzare il desiderio di conoscere pure fratelli e sorelle, anche per evitare inimmaginabili flirt incestuosi. Tra qualche anno le banche dati saranno sicuramente in grado di soddisfare ricerche di questo tipo, ma molti problemi saranno in agguato.

La fecondazione eterologa renderà felici molte coppie, arricchirà romanzieri, sceneggiatori di fiction e film "strappacore", farà dell'Italia un Paese evoluto e ingrasserà le panze degli psicanalisti che si specializzeranno nel ripristinare equilibri traballanti nei figli delle pippe congelate. In tutto questo non poteva certo mancare la solita minchiata all'italiana: saranno le regioni a stabilire il prezzo del ticket per accedere alla fecondazione eterologa, quelle col costo minore vinceranno il trofeo nazionale "segaioli d'Italia".