Certificare i somari

11.07.2022

Guardi la scuola e vedi l'abisso. Non solo di strutture e organizzazione, perché l'abisso più preoccupante è quello morale. Ciò che inquieta non è la politica parolaia, ricettacolo di titolati senza formazione e non titolati dotati di furbizia e insulsa logorrea. A inquietare è lo sguardo rivolto verso le famiglie, verso gli studenti, verso quanti stanno ricevendone un danno enorme e sembrano gradirlo come un dono. Il risultato è tutto in questi numeri, che condiscono un mondo di diritti senza doveri.

Due anni di scuola frastagliata, di digitale paleolitico, hanno aggravato le disparità. Ma di poco, perché il problema c'era prima ed è ancora tutto lì. In questi giorni i maturandi otterranno la loro licenza di scuola media superiore. Saranno promossi in massa, com'è tradizione da lustri. Ma i dati Invalsi dicono che la metà di loro dovrebbe essere bocciata perché incapace di calcolare, esprimersi o capire una lingua straniera. Il loro titolo è la certificazione di una presa in giro. Ma questo è nulla, il peggio è ancora nascosto dietro il macigno della metà analfabeta.

Solo il 52% è in grado di leggere e capire l'italiano. Solo il 50% sa decentemente far di conto. E se disaggregate queste percentuali - andando provincia per provincia e città per città - trovate sempre lo stesso risultato: gli svantaggi culturali, sociali ed economici si accrescono con la scuola anziché diminuire. Chi è in vantaggio lo sarà di più, chi è indietro anche. Se solo il 38% è in grado di ascoltare e capire l'inglese (elementare), state sicuri che la pressoché totalità di quella minoranza è composta da ragazzi le cui famiglie li hanno mandati all'estero in vacanza. Questo è il feroce classismo della scuola pubblica italiana, generato dall'assenza di meritocrazia, che manca fra i banchi ma anche fra le cattedre.

Serve a nulla spendere di più o assumere di più, devi capovolgere quello che alla scuola chiedi: che solo chi vale deve andare avanti, non che si promuovano tutti. Abbiamo fior d'insegnanti bravi e dediti al loro lavoro, ma non li distinguiamo dagli ignoranti incattedrati e spesso anche assenti. Abbiamo fior di ragazzi di valore, ma se partono svantaggiati li lasciamo dove si trovano.

Ma, ed è qui la bancarotta morale, non sono le famiglie a reclamare una selezione, non sono gli studenti a pretendere insegnanti all'altezza: le aspettative puntano solo alla promozione senza valorizzazione. I genitori hanno smesso di fare i genitori e sono diventati gli amici dei figli. Ovvio che non si deve generalizzare ma questi risultati portano a un decadimento generale, solo temporaneamente anestetizzato dalla spesa pubblica improduttiva e assistenzialista.

Dovremmo mettere quei numeri dentro una banca dati, controllare quali docenti migliorano la condizione dei discenti e promuoverli, pagarli di più, creare una concorrenza fra loro e mandare a casa gli altri. Perché il loro "posto sicuro" non vale la fregatura a un ragazzo lasciato ignorante. Invece di usare quei dati per indirizzare i soldi, che è poi il solo modo per rendere evidente che l'ignoranza impoverisce, li stiamo usando per certificare i somari.