Con le gambe, con il culo, coi miei occhi, ciao ciao

08.02.2022

Un Sanremo così ci voleva proprio. Pieno di giovani e vecchi col turbo, senza superospiti stranieri strapagati dove la trovata più coinvolgente, il Fantasanremo, non è stata ideata da un pool di autori professionisti ma da un gruppo di buontemponi al tavolo di un bar di Porto Sant'Elpidio. Risultato: il miglior share degli ultimi trent'anni, e non solo grazie al solito pubblico di Raiuno, fatto di anziani, casalinghe, Rsa e monasteri di suore, ma per merito di un esercito di ragazzini che la televisione non l'accendono mai e la considerano un dispositivo da vecchi, una sorta di catetere e adesivo per dentiere.

Ci voleva un Sanremo così per farci sentire un po' più uniti dopo la breve parentesi affratellante dei successi olimpici dell'estate scorsa. Da ottobre in poi, con le restrizioni anti-Covid e la guerra civile del green pass, fiumi di bile ci hanno diviso dai vicini e dal prossimo in genere. Sono stati depennati parenti, si sono spezzate amicizie secolari e anche le feste di fine anno, anziché stemperare l'odio, l'hanno in qualche modo esacerbato.

Non dico che Sanremo sia riuscito ad unire ciò che il green pass ha diviso e che quella che Amadeus ha officiato sul palco dell'Ariston sia stata una sorta di immensa terapia di gruppo in cui gli italiani hanno sublimato l'ostilità reciproca e ritrovato il gusto di guardare tutti dalla stessa parte, a prescindere dall'età e dalla completezza o meno del loro ciclo vaccinale. Però per qualche giorno è stato così, soprattutto in confronto con il Festival del Quirinale, noiosissimo, pieno di stecche e concluso con il bis del vincitore dell'edizione precedente per manifesta incapacità della giuria di indicarne uno nuovo.

Due settimane di maratone, da quelle noiose e ingiustificate di Mentana a quella gioiosa e rassicurante di Amadeus, e allora ci è tornato il sorriso. Gli ultrasettantenni Iva Zanicchi, Massimo Ranieri e Gianni Morandi, giocherelloni e tutt'altro che patetici, sono i vecchi che vorremmo tutti diventare, e non è difficile se continuiamo ad apprezzare la vita, a prenderci cura di noi stessi, a coltivare le nostre passioni e ad accettare le sfide. Mahmood, La Rappresentante di Lista e Achille Lauro sono gli incomprensibili ma talentuosi giovani d'oggi, belli e furbi e a proprio agio nella loro pelle, e speriamo che facciano ricordare ai nostri giovani, tartassati da due anni di clausura e di Dad, che là fuori c'è ancora un mondo da conquistare, tante emozioni da assaporare e tanto amore da condividere, senza barriere né pregiudizi.

E quei tiggì notturni di sessanta secondi, stringati ed essenziali, ci hanno svelato un segreto: l'eccesso di informazione politica, lungi dal renderci migliori e più consapevoli, ci mette solo più ansia e malumore. Si vive benissimo anche solo con le notizie essenziali, senza il bollettino minuto per minuto degli scazzi fra Conte e Di Maio e dello sfarinamento del centrodestra e dei nostri maroni.

Fra poco inizierà una campagna elettorale più estenuante e deprimente del Covid, ma il giudizio degli italiani verso questa politica l'ha già anticipato la Rappresentante di Lista: «con le gambe, con il culo, coi miei occhi, ciao ciao».