I cavalieri dell'Apocalisse

18.07.2022

Considerato che mercoledì prossimo sarà una delle giornate più torride degli ultimi settant'anni, la prospettiva di starsene in casa con il condizionatore acceso a seguire la giornata politicamente più torrida degli ultimi vent'anni non è poi così spiacevole.

Abbiamo bei ricordi di due anni fa, quando il Salvini in pieno trip da Papeete fece cadere il governo Conte al grido di «voglio i pieni poteri», aggiudicandosi la prima e forse più clamorosa delle figuracce di cui in seguito è diventato un collezionista. Era l'ultima estate prima del Covid e la socialità extra-domestica era ancora competitiva rispetto alla televisione che ci passava la solita carriolata di repliche, e la lunga Maratona Mentana fu la cosa più appassionante in quell'inizio agosto, a parte le gare olimpiche.

Il discorso del Draghi dimissionario in programma fra due giorni ci darà altrettante emozioni? Usciremo dalla prossima settimana con un Draghi che con un supremo sforzo di autocontrollo frena il frenetico roteare dei suoi zebedei e riprende la guida del governo? O avremo un governo-traghetto fino alla scadenza della legislatura, magari guidato da una donna, così si fa bella figura a buon mercato, visto che non può fare un tubo e comunque nella primavera del 2023 si toglierà dalle scatole? O ci ritroveremo davanti la prospettiva di un voto in autunno?

I grillini si guardano con l'aria colpevole dei bambini pestiferi che si rendono conto di averla fatta veramente grossa e si domandano impauriti se questa volta il babbo ha perso sul serio la pazienza e li manderà in collegio. Personalmente vorrei poter fare rewind e cercare di riportare Giuseppe Conte alla ragione. Capisco che gli ultimi risultati elettorali sono stati sconfortanti per il leader 5 stelle, anche se probabilmente meno sconfortanti dei prossimi, e per "Giuseppi" non è facile vedere quel buono a nulla di Di Maio comodamente installato alla Farnesina con tanto tempo libero per inventarsi un nuovo partito, mentre lui, l'ex premier, l'avvocato del popolo che piace tanto alle mamme, alle nonne e a Marco Travaglio, deve stare fuori dalla porta e vedere inabissarsi il futuro suo e del movimento.

E' vero che la concezione della politica in Italia è circoscritta all'area del proprio sedere e dell'eventuale poltrona sottostante, ma con uno scenario autunnale in cui l'Italia rischia di essere una specie di ippodromo per tutti e quattro i cavalieri dell'Apocalisse - guerra, carestia, pestilenza e morte - non c'era bisogno di essere un padre della patria per guardare qualche centimetro oltre il proprio lato B, e magari pensarci due volte prima di credersi Masaniello in doppiopetto e mandare a gambe all'aria un premier come Draghi, competente, autorevole e ascoltato in tutto il mondo.

Poi se i maligni insinuano che l'imboscata al nostro premier viene da un accordo tra Giuseppe Conte e Mosca, finisce che qualcuno ci crede davvero, ma sarebbe una triste fine per un partito che voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e si ritrova a far cadere i governi per una scatoletta di caviale.