Il Re è nudo

07.10.2020

Era prevedibile. Alla terza giornata di campionato la macchina del calcio si è già inceppata. Prima il rinvio di Genoa-Torino, ora la pantomima di Juventus-Napoli. No, questo spettacolo non s'ha da fare, anche se nessuno lo vuole ammettere e nessuno si può permettere di non metterlo in scena.

Il calcio, usato come emblema della tanto bramata "normalità", per la dimensione ludica a cui appartiene è la cosa più anormale che si possa avere. Protocolli, disposizioni, accessi limitati, norme igienico-sanitarie, mentre la disaffezione cresce più velocemente dei contagi. Il concetto generale di dover "convivere con il virus" non significa che tutto può e deve essere uguale a prima.

Il protocollo sanitario della Figc, un documento a tratti comico e a tratti animato dalla disperata volontà di non far fermare la macchina del calcio, si rivela per quello che è: carta straccia. Un accordo tra società, federazione e governo per garantire la "normalità". Un protocollo fatto sulla base di privilegi zaristi, ma tutti sanno come finì lo zarismo, e in questo momento il calcio sembra avere la stessa stabilità della Russia di inizio secolo.

Un protocollo che non prevede direttive per la gestione di focolai è destinato a franare, e infatti è franato nel giro di due settimane, e allora mi sorge un dubbio: siamo sicuri che sia seguito dagli atleti e dalle società? Poi il caso Juventus-Napoli, con i partenopei reduci dal 6-0 proprio contro il Genoa, una vittoria e due tamponi positivi ha svelato la totale impotenza del protocollo, ha palesato quel privilegio zarista di cui sopra e ci ha detto che il Re è nudo e fa pure un po' schifo.

Questo è il protocollo, al di là di tutte le prescrizioni tragicomiche. Nient'altro che la certificazione di come, per garantire l'industria del pallone, le prescrizioni di isolamento e quarantena per squadre e staff tecnici siano diverse da quelle dei comuni mortali. Il tutto vidimato dal Ministero della Salute tramite circolare. Un pezzo di carta che decreta come il pallone sia su un piano astrale diverso rispetto alla massa dei suoi seguaci che lo foraggiano.

Nelle infime categorie del calcio dilettantistico questi fattarelli accadono su vasta scala, perché lì i protocolli sanitari sono quasi ingestibili, e atleti che non hanno il calcio come professione non sono disposti a rischiare contagi e quarantene per disputare mediocri campionati fangosi dove l'igiene non è all'ordine del giorno. Non era così difficile che questo accadesse anche nella luccicante Serie A, sempre più a rischio di giocare solo per sé stessa e raccontarsi allo specchio che è ancora bellissima.