Inevitabili catastrofi

22.06.2021

Siamo a un anno esatto dalla dichiarazione di morte clinica del Covid e alla negazione da parte di illustri clinici della possibilità di una nuova ondata autunnale. Sappiamo com'è andata a finire. Con la campagna vaccinale che procede a pieno regime, è forse il momento di provare a guardare in avanti, non al futuro immediato ma a quello a medio termine, perché le affermazioni su quanto potrebbe accadere su tempi medio-lunghi sono tipiche degli indovini e dei ciarlatani, ed è per questo che quanto segue deve essere interpretato come un panorama possibile e con una probabilità di verificarsi che dipende da quanto abbiamo già acquisito e da quanto acquisiremo in seguito, dunque variabile nel tempo.

I cambiamenti di atteggiamento verso la cultura scientifica indotti dalla pandemia sono stati influenzati negativamente dallo stesso atteggiamento contraddittorio e a volte dilettantesco della comunità scientifica italiana, e se in futuro ci fosse un'altra pandemia i comportamenti che si osserveranno non saranno diversi da quelli fin qui osservati. Saremo di nuovo impreparati, sia come cittadini che come istituzioni, e di nuovo reagiremo in ritardo. Di nuovo avremo illustri clinici che prima negheranno l'emergenza, poi cercheranno di minimizzarla, poi cominceranno a sfoggiare dichiarazioni altalenanti che seguiranno l'andamento epidemico con affermazioni balzane. Di nuovo avremo persone che decideranno di trasformare l'epidemia in lotta politica e di nuovo queste persone cavalcheranno e diffonderanno le teorie più assurde pur di confermare l'assunto di fondo, cioè che si stia tentando di limitare la libertà altrui in nome di interessi inconfessabili che essi stessi pretendono di avere smascherato.

E' bene sapere che non solo altre epidemie arriveranno ma che la frequenza con cui si trasformeranno in pandemie tenderà a crescere, perché la probabilità di propagazione cresce di pari passo all'aumento della connessione tra popolazioni sempre più numerose, le quali continueranno a crescere in proporzione alla diffusione del benessere, dei commerci, del turismo e dei trasporti. Se immaginiamo che l'insorgere di una nuova pandemia sia paragonabile all'esito sfortunato di un tiro di dadi, noi stiamo tirando sempre più dadi, sempre più frequentemente, e per questo le malattie infettive diventeranno parte del nostro futuro. A parole siamo tutti d'accordo ma sappiamo bene che la prevenzione richiede investimenti e attenzione continua. La tragedia del Mottarone rappresenta niente più che la manifestazione di una mentalità che riscontriamo da sempre e che non credo muterà, a meno di uno sforzo delle future generazioni per cambiare la nostra educazione al rischio.

Ma c'è un altro elemento meno negativo, e cioè si è dimostrata una forza inaspettata del sistema delle multinazionali e anche di alcune istituzioni politiche nel fornire molto rapidamente una soluzione efficace su scala molto ampia - quella di miliardi di dosi di vaccino. E visti gli enormi profitti realizzati dalle aziende farmaceutiche, è possibile che l'investimento privato su piattaforme e tecnologie atte a contrastare le future malattie infettive e pandemie continui; per cui, in nome del profitto - non dell'etica - può darsi che il sistema del mercato in cui viviamo, pur con le spaventose disparità e ingiustizie che produce, potrebbe migliorare le nostre chance di cavarcela.

Quelli che ho citato mi sembrano elementi di discussione che a me paiono rilevanti riguardo a ciò che potrebbe attenderci in futuro, senza nessuna esaustività e senza la pretesa dei futurologi, ma solo al fine di cercare di comprendere se e come qualche atteggiamento generale potrà essere modificato e qualche iniziativa preventiva potrà essere presa. E' una scommessa che faccio con i miei lettori: nulla di quanto ho scritto servirà, nulla di quanto altri scriveranno sarà utile, eccetto che per bloccare, in futuro, coloro che ancora parleranno di sorprendenti, imprevedibili e quindi inevitabili catastrofi.