La capacità di notare le cose belle

16.05.2020

Il Covid-19 ha portato via tante cose. A qualcuno gli affetti più cari, ad altri il lavoro, a molti la serenità. Ai ragazzi ha portato via gli ultimi mesi di scuola. Pochi mesi non sono nulla in confronto a ciò che è stato. Tutta la retorica della notte prima degli esami, il rito di passaggio generazionale che sfuma in una mera formalità burocratica da espletare nel modo più indolore possibile, non è nulla in confronto al resto. Che sarà mai? A settembre ognuno comincerà la sua vita, troverà la sua strada; la scuola è solo un posto dove si passa il tempo per prendere un foglio di carta. Forse quello che il virus vi ha portato via non è un esame, del resto chi lo rimpiange un esame? E' fatto solo di ansie e di paure, si presenta come un incubo alla vigilia delle scelte difficili, per qualcuno si rivela spesso ingiusto, ingrato e inutile.

E' che la mattina dell'esame di maturità, anzi, della prima prova (il famoso "tema", come ricorderanno quelli della mia età), dopo una notte tormentata che neanche l'Innominato e una colazione in cui quei due biscotti sembrano stazionare nello stomaco senza decidersi mai a scendere, dopo aver preso posto in un banco singolo, dopo aver estratto la biro portafortuna, aver tolto l'orologio per controllare meglio l'ora ma in realtà per scrivere più svelti, dopo aver cercato con gli occhi sgomenti il compagno di banco, dopo aver vagliato seriamente l'ipotesi di alzarsi e cominciare a correre come la gazzella che si sveglia tutte le mattine in Africa, dopo aver letto le tracce, aver fatto scendere l'aria nei polmoni ed essersi resi conto che la traccia è di nostro gradimento, dopo tutte queste cose, ci si accorge di essere ancora una volta tutti insieme.

Ricordo il mio esame di Stato. Tutti insieme, per l'ultima volta. Anche con chi cinque anni prima non sopportavi e poi è diventato quasi un fratello. Ecco, quella cosa lì non torna più. In futuro sarete con altre persone ma non con queste, che per cinque anni vi hanno in qualche maniera influenzato o addirittura cambiato. Quelle con cui avete imparato a essere quello che siete, nel bene o nel male. Forse alcune resteranno nella vostra vita, altre pensate di frequentarle ancora ma non è vero, altre non le vedrete più. Gli habitué dell'ultimo banco, gli aficionados del davanzale, gli amanti delle prime file. La distesa di zaini per terra, la fila di panini sul termosifone. Non li vedrete più.

Il Covid-19 vi ha portato via gli ultimi mesi insieme; spero che in cambio vi abbia lasciato la capacità di notare le cose belle quando le avete davanti.