La gioiosa macchina da guerra

21.12.2022

Dicono che sia una dritta che si passano gli attori quando il copione prevede che scoppino in lacrime: bisogna sforzarsi di pensare alla sinistra italiana. Il pianto sgorga spontaneo senza bisogno di cipolle o di canfora.

A tre mesi dal 25 settembre, quella batosta elettorale sembra l'incidente più lieve - è la democrazia, bellezza, e comunque non è il risultato peggiore conseguito dalla sinistra negli ultimi vent'anni. Ma l'affaire Soumahoro? Che, precisiamo, non è indagato per i reati di cui è accusata la madre della sua compagna, ma è comunque passato da potenziale leader di una sinistra-sinistra che si rimette a difendere gli oppressi, a furbetto che difende il diritto alla moda della sua fidanzata.

Non avevamo ancora finito di elaborare l'eclisse del pasionario dei braccianti, che a Bruxelles scoppia lo scandalo Qatargate, coinvolti per ora sette italiani, fra cui un esponente di Articolo 1 e un eurodeputato Pd. Avrebbero incassato mazzette dagli emiri del Golfo e dai lobbisti del Marocco per addolcire la posizione dell'Ue sul rispetto dei diritti dei lavoratori in quei Paesi. E pensare che si erano presi a mazzate con Renzi per i suoi rapporti con un paese arabo liberticida, quando sembra l'unico argomento su cui potevano gemellarsi.

Il terzo scivolone è irrilevante penalmente ma non culturalmente. Per questo non solo fa piangere, ma le lacrime cadono nel latte che sale alle ginocchia, tanto più che riguarda Elly Schlein, una delle più accreditate candidate alla segreteria del Pd, la personalità che molti sperano di veder sfidare Giorgia Meloni prima nell'agone politico e poi nelle urne. Per ora la sfida più evidente si svolge a colpi di riferimenti culturali. Quelli della premier, si sa, spaziano da Tolkien a Cristina D'Avena, che ha impreziosito l'ultima kermesse di FdI cantando le sigle dei cartoni Fininvest.

Come risponde Schlein a questo possente apparato culturale? Con una frase nel suo profilo Twitter: «Salveremo il mondo con un pollo di gomma con carrucola». Forse la citazione dostoevskiana della bellezza che salverà il mondo è troppo vintage e soprattutto troppo russa, ma il pollo di gomma con la carrucola che cavolo c'entra?

Mistero svelato: la frase viene da un videogame di moda negli anni 90, Monkey Island, come hanno spiegato alcuni follower entusiasti, sia del videogame che di poter dare dei boomer a tutti quelli che non avevano capito l'allusione. Capisco che una frase su Twitter non è un manifesto politico, ma è comunque un biglietto da visita. Purtroppo sembra che ormai i leader politici debbano marcare nel biglietto da visita la differenza fra loro e i predecessori non con dichiarazioni d'intenti, ma con frasi fatte, slogan o tormentoni legati alle passioni della loro adolescenza: il Fantasy, il Subbuteo e Casa Vianello per i nati nei Settanta, un videogame per la generazione degli Ottanta.

Va bene, non dobbiamo per forza immaginare Schlein e Meloni che si contendono la premiership a colpi di citazioni di Gramsci e di Evola, per carità, ma il vero cambio di passo non sarebbe smetterla con le strizzatine d'occhio retrospettive? A meno che il pollo di gomma con la carrucola non sia la versione aggiornata della "gioiosa macchina da guerra".