La vittoria dei passanti

03.03.2023

Chissà se anche stavolta qualcuno del Pd dirà che gli elettori si sono sbagliati a preferire Elly Schlein a Stefano Bonaccini. Magari no. Perché la realtà è che quando fai votare la gente poi devi rispettarne il responso e non abbaiare alla luna. Però un attimo: quale gente? Già, perché in quel fantasmagorico paradosso che sono state le primarie del Pd il risultato è che gli iscritti, i militanti, i sostenitori, insomma quelli che il partito lo fanno vivere, si sono schierati in massa per il governatore dell'Emilia Romagna, mentre il popolo più largo (non necessariamente di sinistra) ha sovvertito quel responso facendo eleggere una signora che fino a qualche mese fa non era neanche iscritta al partito. Insomma, hanno vinto i "passanti" rispetto agli iscritti.

Ma che forza politica è quella che sceglie i propri dirigenti usando simili arabeschi procedurali? Forse è il risultato della metempsicosi di non più un partito bensì di un contenitore simil-movimentista assai vicino alle parole d'ordine del Movimento Cinquestelle. Sicuramente è il definitivo addio al sogno di quella sinistra immaginata da Walter Veltroni. Certamente è il de profundis di una spinta riformatrice capace di confrontarsi con le istanze e le necessità di una società in continua trasformazione.

È verosimile immaginare che la "radicalità" agognata e sostenuta da Dario Franceschini (vero vincitore della partita) traghetterà il Pd verso forme e atteggiamenti più vicini al populismo del partito di Conte, svellendo il Nazareno dal solco che aveva cercato di arare e difendere fin dalla sua fondazione. Solco perdente, è vero, almeno a giudicare dai risultati elettorali, ma tuttavia capace di affiancare il Pd alle forze socialiste e riformiste del resto d'Europa.

Chissà cosa succederà adesso, stringendo i rapporti con una forza politica – i Cinquestelle, appunto – che in Europa non trova nessuno disposto ad accoglierla. Naturalmente è giusto sospendere ogni giudizio in attesa che la nuova segretaria chiarisca il percorso che intende intraprendere. Tuttavia ci sono tornanti che riguardano scelte ineludibili e, queste sì, squisitamente identitarie. Per esempio, il segretario uscente Enrico Letta aveva posizionato il partito sul supporto senza se e senza ma, anche militare, all'Ucraina aggredita da Putin. Elly proseguirà su quella strada oppure si schiererà con i fautori del "basta armi ora negoziati" che tanto piacciono all'ex avvocato del popolo? Schiererà il "nuovo" Pd a favore del reddito di cittadinanza che a suo tempo bocciò? E sul superbonus? Vedremo.

Più in generale si tratterà di verificare se il partito di Elly Schlein avrà il timbro dell'opposizione dura e pura oppure se rilancerà un profilo di governo e su che basi. Per una che ha prevalso di misura diventa una via Crucis e il traguardo potrebbe essere il Calvario della scissione.