L'estate degli abbracci

04.08.2021

La ricorderemo come l'estate degli abbracci. Prima Roberto Mancini e Gianluca Vialli, un'amicizia più forte degli anni, delle vicissitudini della vita e dei conti salati che sa presentarti quando meno te lo aspetti. Poi Marcell Jacobs e Gimbo Tamberi nei minuti più belli della storia del nostro sport, un uno-due da conservare gelosamente nella nostra memoria. Ognuno di noi metabolizzerà la propria versione di quel pomeriggio d'oro dello sport italiano, il modo in cui un'impresa sportiva si trasforma in un patrimonio comune di gioie condivise dal sapore irripetibile. Sono pochissime quelle che non scoloriscono nel tempo. Crescono insieme a noi e ci accompagnano per una vita intera. Sono i ricordi di lontane serate passate a raccontare a chi non c'era di quanto sia stato meraviglioso anche solo aver potuto guardare e urlare.

Siamo ancora immersi in un passaggio storico di incredibile delicatezza, alle prese con una pandemia che non molla e che ci ha costretto a basare la nostra quotidianità sulla distanza tra le persone, condita da una buona dose di diffidenza. Questa splendida estate di abbracci spontanei, veri e sentiti può essere il miglior antidoto alla paura che il virus lasci tracce fin troppo indelebili. In quegli abbracci voluti e cercati di Roberto Mancini e Gianluca Vialli, Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, c'è tutta l'inarginabile forza della vita, quella che nasce dalla fatica, dalle rinunce e dalla consapevolezza che hai dato tutto quello che avevi da dare, senza sconti, innanzitutto a te stesso. Godiamoceli, ma troviamo la forza di andare oltre la pura felicità degli abbracci. Riflettiamo su quanto sacrificio e impegno serva per arrivare fino a lì. Correre come Marcell e volare come Gimbo vale un'esistenza.

Per realizzare i propri sogni non esistono scorciatoie, e non è solo una regola dello sport, vale per ciascuno di noi. Se vuoi arrivare a coronare un sogno devi accettare il confronto con i più forti, tenendo sempre presente che nulla è impossibile in partenza. Come Gimbo, che aveva perso il mondo cinque anni fa e domenica l'ha ritrovato a Tokyo scrivendo la sua storia su un calco di gesso con lo stesso sorriso disarmante di un ragazzino. Come Marcell, che ha sempre creduto in sé stesso e nella pazza idea che il successore di Bolt potesse essere un ragazzone venuto da Brescia. Proprio lui che di vite, a soli ventisei anni, ne ha già vissute troppe, ma questa è così bella da illuminare l'Olimpo.