Mattarella, tocca a lei

13.03.2021

Arriva qualche minuto prima, non si sa mai. Varca l'ingresso dello Spallanzani, il triage, i moduli da riempire. Mattarella, tocca a lei. Prego, ci segua. Lascia il cappotto, entra in un'altra stanza e si siede su una poltroncina blu. Al suo fianco Silvano, un ex vetraio; Carla, un ex insegnante di Lettere; Antonio, un ex impiegato. E poi c'è lui, Sergio, presidente della Repubblica.

Doveva essere un blitz di pochi minuti, massima discrezione per motivi di sicurezza. Ma una foto viene scattata con un cellulare e data in pasto ai social, facendo irritare il Colle che non voleva questa pubblicità. Pazienza. Mattarella, che aveva già annunciato di voler aspettare il proprio turno durante il discorso di Capodanno, si toglie la giacca, il gilet, la cravatta e mezza camicia per tenere libero il braccio dove andrà la siringa. Sotto ha una maglietta bianca della salute. Tocca a lui. Poi attende un quarto d'ora perché il vaccino non faccia brutti scherzi. Intorno a lui gli anziani lo guardano con rispetto, tanti capelli bianchi che punteggiano la sala, sono i bambini nati durante la guerra. Sergio si riveste, saluta e se ne va. Una lezione ai furbetti di ogni ordine e grado che smaniano per ricevere questo elisir. Sergio ha rispettato il protocollo del ministero della Salute, che non prevede corsie preferenziali per le alte cariche dello Stato.

La foto di Mattarella fa impazzire il web, come si suol dire. Tanti commenti: "Stringiamoci a coorte", "era dai Mondiali che non ci sentivamo così uniti". Tanta retorica ma altrettanta linfa per l'umore. Tutto finito. Gli ottantenni escono con il vaccino in circolo e sono felici. Hanno passato un anno di solitudine e visto morire tanti coetanei.

Non c'è dubbio che Sergio Mattarella abbia voluto far passare un messaggio importante finalizzato a dimostrare che vaccinarsi deve essere un diritto e non un privilegio. Eppure, nello stesso istante in cui ci si ferma un attimo a osservare la potenza di quell'immagine, non si può non notare un altro dettaglio molto importante di quella foto. Che non ha a che fare con il soggetto (Mattarella) bensì con i fruitori di quell'immagine (i cittadini), molti dei quali saranno probabilmente portati a considerare come doveroso vedere il capo dello Stato mettersi in fila come tutti gli altri, aspettare il proprio turno come tutti gli altri, andare in ospedale come tutti gli altri e, in definitiva, comportarsi come se fosse un cittadino come tutti gli altri. Ci si pensa un attimo, ci si riflette un secondo e un minuto dopo essersi rallegrati per il gesto del presidente (il diritto alla salute è un diritto di tutti) non si può non prendere atto di un fatto che dovrebbe preoccupare chiunque abbia a cuore i princìpi non negoziabili di una democrazia, un fatto che non riguarda il capo dello Stato ma riguarda una sfumatura diversa e una consapevolezza precisa, quella di considerare doveroso che il presidente della Repubblica si comporti come se fosse una persona come le altre.

Ci vorrebbe qualcuno disposto a dire che non è così. Qualcuno che dica che proteggere, anche con un vaccino, le istituzioni che difendono la democrazia significa difendere la stessa democrazia. Qualcuno disposto a ricordare che la politica dell'uno vale uno ha contribuito a creare un'illusione pericolosa in base alla quale le istituzioni "degne" sono quelle che più si avvicinano al popolo e non quelle che vogliono guidarlo. Qualcuno disposto a dire che una democrazia sana è anche quella che considera le prerogative di chi rappresenta le istituzioni non come inaccettabili privilegi ma come i diritti di cui dispongono gli eletti per essere in condizione di esercitare le proprie funzioni.

La foto di Mattarella mentre aspetta il turno per vaccinarsi è iconicamente bellissima, ma un Paese costretto a considerare, anche solo per un istante, il presidente della Repubblica come una persona come tutte le altre, e che non si accorge di questa assurdità, è un Paese che ha ancora molto lavoro da fare.