I nuovi mostri

11.09.2019

«Il vecchio mondo sta morendo e il nuovo mondo fatica a emergere. Ora è il momento dei mostri». La grande attualità di questa citazione di Antonio Gramsci spero non si risolva nella stessa maniera in cui si sviluppò il dopo Prima Guerra mondiale, ovvero nella deriva autoritaria che dal populismo del dopoguerra portò ai regimi totalitari e creò dei mostri assoluti.

Premesso che la storia non si ripete mai, anche quando le similitudini sono tante, i "mostri" sono sempre espressione di contesti agitati. Sono sempre puntuali ogni qualvolta la società entra in una fase di turbolenza. Quindi non dovrebbe sorprendere l'attuale presenza di tanti mostri, cioè persone che eccedono la norma, che vanno al di là del bene e del male, ma con maggiore propensione per il secondo, visto che oggi a fare audience sono i campioni di protervia e arroganza, oltre che di narcisismo. Non sono solo leader politici ma anche manager e vip dell'intrattenimento. Maleducati in modo compiaciuto. Cattivi nell'accezione più popolare, ma spesso anche ridicoli, per quanto non se ne rendano conto perché pieni di sé e privi di senso autocritico e autoironico.

I nuovi mostri - per evocare il titolo di un celebre film - sono personaggi tragicomici, da commedia all'italiana andata a male, scaduta, che ha perso ogni leggerezza e allegria mantenendo solo il retrogusto amaro. Dove si ride per non piangere, come invece si dovrebbe di fronte a dichiarazioni, comportamenti ed esibizioni sconcertanti. Soprattutto perché i protagonisti, proprio in forza del loro ruolo e importanza sociale, dovrebbero dare esempi di compostezza ed equilibrio. E invece sono campioni di improntitudine e faccia tosta. Dire, disdire, contraddirsi e smentirsi è diventata pratica comune. Oggi amici, domani nemici, dopodomani conoscenti forse sconosciuti, ma presto di nuovo amici.

Il passato governo gialloverde, al pari di questo giallorosso, sono la prova che il "mai dire mai" in politica si è spinto ben oltre i confini della politica intesa come scienza del possibile. Tanto che pare impossibile quel che sta accadendo in Inghilterra in questi giorni e che anziché alla più antica e solida democrazia della storia, induce a pensare a una neo-repubblica (o monarchia) delle banane.

Il fenomeno è globale e si caratterizza come sentimento, collettivo e personale, armato delle peggiori intenzioni. Mostri siamo tutti noi nel momento in cui non ci opponiamo a questa insana voglia di cattiveria variamente espressa, che ha raggiunto punti di caduta orribili, che quotidianamente si esprime in tanti gesti e comportamenti irritati, astiosi, intolleranti. Brutti, sporchi e cattivi: è questo il mantra che si è diffuso attraverso il web e i canali sociali con velocità e intensità mai viste. I "nuovi mostri" sono digitali. La tecnologia non è né buona né cattiva, ciò significa che Internet non ha inventato i balordi, i malvagi, i cattivi, però li ha resi più potenti.

Alcuni studi hanno evidenziato che la rabbia aumenta la voglia di condividere i messaggi che l'hanno suscitata. Certo è dubbio se Internet generi crudeltà o semplicemente la incoraggi, ma è indubbio che l'uso eccessivo di tecnologia aumenti l'anti-socialità e renda più estremo l'estremismo.

In Italia mancano quasi del tutto ricerche di questo tipo, ed è proprio su quest'assenza, di cui ha responsabilità il mondo accademico piuttosto che i partiti politici, che i nuovi mostri si sviluppano e si moltiplicano. E' questa la cattiva notizia: sino ad ora non si è fatto nulla per scoraggiare la "mostrificazione" della società social. Se si cominciasse a porre poche ma impositive regole di comportamento corretto, la Rete e le conversazioni forse tornerebbero ad essere luoghi di civile e anche divertente confronto di idee.