Paranoici

07.06.2020

Avete presente quel gioco della Settimana Enigmistica intitolato «scopri le differenze»? In questi giorni lo stiamo vivendo dal vivo. Tutto sembra tornato quasi normale, il paesaggio cittadino è quello in cui siamo cresciuti e vissuti, eppure tra un fotogramma di oggi e uno apparentemente identico del giugno 2019, ci sono in realtà tante piccole differenze lasciate dal passaggio del coronavirus.

In quello odierno vediamo persone con la mascherina e alcune anche con i guanti; si tengono a una certa distanza, le strette di mano sono diventate colpetti di gomito; alcuni negozi sono chiusi, altri sono aperti ma con i clienti in fila fuori dalla porta, e sulla soglia c'è un dispenser di gel per le mani.

Piccole differenze tra un'epoca in cui "mantenere le distanze" era un segno di altezzosa asocialità e una in cui, al contrario, denota rispetto per la propria e altrui salute, oltre che rispetto delle leggi. Ma la virtù, come sappiamo, sta nel mezzo, accuratamente distanziata dai due estremi. Il primo è rappresentato dal diffidente paranoico, che gira bardato come un palombaro, con gli occhi terrorizzati al di sopra della mascherina con valvola e triplo filtro. All'ultra-diffidente non basta mettere un metro fra lui e il prossimo, ne pretende due, tre o addirittura quattro; se violi la sua sacra area, anche solo con un piede o con un avambraccio, ha una mezza crisi isterica, manco tu fossi un sicario dell'Isis. Per quanto irritante, questo soggetto si disinnesca da solo, nel senso che è lui stesso a sfuggirti o a obbligarti a stargli lontano.

L'altro estremo, invece, oltre a farti girare i coglioni può far girare anche il virus: sono i seguaci del generale Pappalardo, persone che si sono assunte il compito non solo di predicare il verbo complottista del suo ayatollah - cioè che il virus è una fake news, le mascherine e il distanziamento sono il simbolo dell'asservimento al potere e ci sono fior di extraterrestri che possono confermarlo - ma anche di molestare verbalmente chi, per convinzione o per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge, osserva le precauzioni anti-contagio.

Ma chi è il seguace di Pappalardo? E' un uomo di mezza età, gira a viso scoperto e a mani nude, possibilmente sudaticce, entra nei negozi e fa scenate all'esercente che indossa la mascherina e la richiede ai clienti, accusandolo di essersi lasciato fare il lavaggio del cervello da Conte e dai media. Oppure rampogna a gola spiegata, in un tripudio di goccioline, chi sta disciplinatamente in fila, sostenendo che sono tutti vittime di una macchinazione, che le cifre di morti e contagi sono false e che le pile di bare viste nei tiggì erano solo una messinscena.

Il seguace di Pappalardo è anche un uomo fortunato, perché quasi mai si imbatte con qualcuno che ha sperimentato sulla sua pelle o su quella di un congiunto la tragica realtà del Covid-19 e che alle sue sparate avrebbe il giusto impulso di saltargli addosso e stenderlo con un cazzotto - cosa che si guarderebbe bene dal fare perché lui le leggi le rispetta. Al massimo colleziona occhiatacce e inviti ad allontanarsi.

C'è da sperare che il seguace del generale incontri un seguace di un Pappalardo ben più illustre, quello di Ricominciamo, che gli urli «io non posso restare/seduto in disparte/né arte né parte» e lo mandi affanculo. A nome di tutti noi.