Piccolo uomo non andare via
Io il ministro Sangiuliano lo capisco. Arrivo anche a dire che la sbandata per la bionda di Pompei è uno dei risultati più onorevoli del suo mandato ministeriale. Perché la pompeiana non è la solita olgettina, quelle che piacevano tanto alla buonanima del Cavaliere, e nemmeno il tipo di donna opulenta prediletto dalla buonanima di Bettino.
È una bella quarantenne con un fisico da pupa delle canzoni di Fred Buscaglione e un cervello di prim'ordine, tosta, determinata e sfrontata quanto basta per non lasciarsi intimidire da uomini tanto potenti quanto ipocriti. Infatuarsi di una donna così non è una debolezza, anzi. Lo è, semmai, cagarsi addosso appena la coniuge fa una scenata, rimangiarsi le promesse, negare l'evidenza e fare un' imbarazzante intervista al Tg1 delle 20.
All'inizio Giorgia Meloni aveva detto a Sangiuliano: «piccolo uomo non andare via» anche se poi ha accettato le sue dimissioni; in fondo è comprensibile che lei supporti il club delle cornificate, sia per esperienza personale con un fidanzato che parlava di threesome alle colleghe di lavoro sistemandosi il pacco, sia per solidarietà con la sorella Arianna, che quando era la compagna di Lollobrigida pare abbia vissuto situazioni abbastanza simili a quelle della moglie di Sangiuliano.
Ma alla fine Meloni si tiene nel governo Daniela Santanché, ben più spregiudicata di Boccia, altrettanto appariscente e, oltretutto, con qualche guaio con la giustizia. Perché dunque tanta acredine verso la bella pompeiana? Se siamo davanti a una battaglia di dame, è sicuramente la mancata consigliera ai Grandi Eventi la giocatrice più abile.
Qualcosa mi dice che l'intrigo più avvincente dell'estate scorsa ci terrà compagnia ancora per molto, e meno male, perché i famosi "problemi più gravi" di cui dovrebbe informarci la stampa, sono talmente gravi che tanto vale dilettarci con questa provvidenziale storia di corna, bugie e figuracce, dove per fortuna non muore nessuno, tranne forse il buon gusto.