Poco più che macchiette

27.03.2022

Lo sport sa essere crudele come poche altre attività della vita. Il calcio, poi, con il suo ineguagliabile carico di partecipazione popolare è il trampolino perfetto per farsi consegnare alla piccola-grande storia dello sport, come per ritrovarsi in un batter d'occhio fra i reietti. Pensate a Roberto Mancini, l'uomo del miracolo appena otto mesi fa, il Messia della rinascita del calcio azzurro, il condottiero dell'emozione collettiva che ci ha fatto tornare in piazza dopo i lunghi e cupi mesi della pandemia. Lo stesso Roberto Mancini che sarà associato per sempre al peggiore risultato del nostro calcio manco fosse un Ventura qualsiasi.

L'uomo alla testa di una squadra che si è liquefatta, smarrita nello specchio in cui ha cominciato a rimirarsi dopo il trionfo di Wembley. Eh sì, perché anche il Mancio ha grandi responsabilità nel non aver saputo gestire l'involuzione di un gruppo apparsa evidente già in estate. Eppure, per quanto lo sport di impallinare l'allenatore sia vecchio quanto il calcio, le colpe profonde non potranno mai essere totalmente sue.

Il duplice fallimento mondiale della Nazionale italiana è la naturale conseguenza dell'approssimazione, del dilettantismo e del menefreghismo dei vertici del calcio. Il trionfo agli Europei è la classica eccezione che conferma la regola. Le nostre squadre di club non vincono nulla da una vita, si atteggiano a grandi protagoniste in Europa ma sono poco più che comparse. Proprietari e manager (?) sono bravissimi a lamentare il nanismo economico-finanziario rispetto alle big, come se non fosse il loro mestiere cercare le soluzioni capaci di chiudere il gap in un mondo in cui professionalità, inventiva e programmazione possono valere almeno quanto il denaro. Altrimenti vincerebbe sempre il Paris Saint-Germain, che però non vince mai.

Un calcio di modesti personaggi, a volte poco più che macchiette, eppure in grado di esercitare un potere assoluto sulla cosiddetta "politica del pallone". E mentre un'intera generazione di ragazzini italiani crescerà senza aver mai visto l'Italia ai Mondiali, questi geni riusciranno anche a meravigliarsi che i bambini chiedano ai genitori la maglietta del Bayern Monaco o del Liverpool e non quella della Juve o del Milan. Credono che il fallimento dell'Italia non li riguardi, invece ne sono gli artefici.