Ricomincio da tre

28.10.2021

Ieri ho fatto la terza dose del vaccino. Mentre ero seduto ad aspettare il mio turno, mi sono tornate alla memoria le immagini più drammatiche dell'emergenza Covid, quelle di marzo e aprile 2020, quei silenzi innaturali nelle strade deserte interrotti ogni tanto dalla sirena di qualche ambulanza. Momenti terribili in cui una cura per questo male sconosciuto non c'era e ammalarsi significava quasi sicuramente morire. Soprattutto per i più anziani. Era il periodo in cui le strutture sanitarie erano al collasso e le terapie intensive costantemente piene, ed è inutile negare che vennero fatte anche delle scelte terribili solo da immaginare. 

Eravamo solo in due ad aspettare la terza dose, io e un medico da poco in pensione come me, entrambi vaccinati a gennaio come operatori sanitari e oggi come over-60, ma credo che gradualmente la platea dei tri-vaccinati sarà destinata ad ampliarsi coinvolgendo anche le fasce più giovani, come ha lasciato intendere il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro. Esaurita la grande spinta che ha portato decine di milioni di persone a vaccinarsi tra la primavera e l'estate, determinate dalla più che comprensibile ansia di riappropriarsi della propria vita, oggi la partita è chiaramente differente. Anche senza soffermarsi sugli inevitabili effetti sull'opinione pubblica dello sconclusionato dibattito fomentato dai no-vax prima e dai no-pass poi, è intuitivo come risulti più complesso convincere della necessità di una terza dose le tante persone rassicurate da mesi di contagi sotto controllo e di apparente normalità.

Non voglio neppure pensare a una spinta ai vaccini determinata da una brusca risalita dei contagi, come sta avvenendo in altri Paesi europei, eppure, in base alle attuali evidenze, anche una campagna di vaccinazione oltre l'80% non ci mette a riparo da una recrudescenza del virus e da una lenta ma costante risalita di ricoveri e di decessi. L'effetto delle vaccinazioni si sta affievolendo - come era facile prevedere - mentre i primi freddi e l'allentarsi delle contromisure sociali stanno facendo il resto. Ecco allora che risulterà fondamentale informare e, se necessario, convincere la gente a vaccinarsi. La battaglia è in pieno svolgimento, la stiamo vincendo ma qualsiasi rilassamento potrebbe innescare cortocircuiti pericolosi. Speriamo che quei mesi terribili facciano parte del passato, ma questa pandemia non è finita e una possibilità di scelta oggi ce l'abbiamo. Quegli anziani che un anno e mezzo fa sono morti soli, non avevano potuto scegliere, mentre oggi ognuno di noi può contribuire in piccola parte a far sì che tutto questo non si ripeta mai più.

Mentre aspettavo il mio turno, ho guardato verso la finestra e fuori c'era un sole splendido, mentre le parole di una vecchia canzone di Claudio Baglioni si facevano strada nella mia mente: siamo tutti dentro la storia / e io sono qui... tutti in libertà provvisoria / ma io sono vivo e sono qui... l'unica paura che resta del futuro / è di non esserci / ma io sono vivo e sono qui... Improvvisamente ho sentito forte una gran voglia di vivere e di ricominciare, come quando feci la prima e la seconda dose. E allora... ricomincio da tre.