Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie

05.12.2020

Più che indurre in noi un cambiamento, su cui ho molti dubbi, il Covid ci ha svelato molte verità che ignoravamo o, più probabilmente, volevamo ignorare. Se il suo arrivo ha fatto emergere il meglio di noi, rappresentato dagli operatori sanitari, ha fatto emergere anche il peggio, rappresentato da quelli che si sono dimostrati menefreghisti verso le regole sociali, quelli del "io faccio quel che cazzo mi pare" in nome di una falsa idea di libertà, poi il conto di questa libertà lo stiamo pagando tutti. Ma tra poco arriverà il vaccino e forse tutto si risolverà, anche se per ridurre il Covid a "semplice influenza" ci vorranno anni, quindi sarà ancora libero di bastonarci per un po', magari approfittando delle prossime festività natalizie, quando molti lo inviteranno al cenone di Natale.

A proposito di Natale, quest'anno sono andato in ferramenta a comprare il filo spinato per addobbare il mio albero di Natale. Non è che sia venuto proprio allegro. E neanche tanto bello. Un albero senza palline colorate e senza nastri argentati. Un albero che rappresenta questo Natale, un Natale senza gioia, al massimo con un po' di speranza. Il commesso della ferramenta mi ha guardato un po' strano, perché di solito i rotoli di filo spinato li chiedono gli operai per i cantieri o i contadini per recintare. «Stia attento a non farsi male» mi ha detto il ragazzo. L'ultima volta che sono entrato in quella ferramenta è stato per comprare una scopa di saggina per spazzare le foglie d'autunno davanti alla casa in montagna. Ora siamo noi che «si sta come d'autunno sugli alberi le foglie». Proprio così, mi sento sospeso, appeso a un ramo che può staccarsi da un momento all'altro.

L'altro giorno mi sono fermato sul viale della mia città, incantato a osservare come cadono le foglie dagli alberi: sembrava si fossero messe d'accordo nel cadere una alla volta, come se volessero l'attenzione dei passanti. Una cadeva leggera svolazzando di qua e di là, l'altra cadeva pesantemente, un'altra ancora si appoggiava ai rami sottostanti come se non volesse precipitare. Una gialla, una verde, una marrone, e tutte cadevano dallo stesso albero. Una grande, l'altra piccola, un'altra ancora accartocciata e ripiegata su se stessa. Non so perché, ma ho pensato che le foglie sono come gli uomini, ognuno si stacca diversamente dal suo ramo.

Sull'albero, da piccolo, i miei genitori ci mettevano anche le monete di cioccolata, quest'anno, tra un ramo e l'altro del mio albero di Natale ci metterò una mascherina, quelle che ormai sono diventate l'accessorio più importante, come era il fazzoletto quando andavo a scuola, quando mia madre mi chiedeva: «Hai preso il fazzoletto?», mentre ora mia moglie mi chiede: «Hai preso la mascherina?».

Come tutti coloro che hanno visto tanti Natali, dentro di me c'è un po' di amarezza per come li abbiamo sprecati, non avendoli mai vissuti con lo spirito giusto. Quest'anno non pranzeremo tutti insieme, resteremo divisi ma ci sentiremo uniti lo stesso. Sarà una vicinanza diversa, ci saluteremo al videotelefono e sorrideremo lo stesso, nonostante ognuno stia a casa propria. Impareremo a godere anche di questi momenti, a rimpiangere quelli passati e a desiderare quelli futuri. E se qualcuno ci chiederà cosa facciamo a Natale, risponderemo: tutto quello che non abbiamo mai saputo fare gli altri anni.