Smart working e rinnovati orgasmi

09.10.2021

Anche se siete tra quelli che sono andati in vacanza tardi, a metà settembre, ormai è ottobre inoltrato e tocca a tutti tornare sul posto di lavoro. Ma qual è il posto di lavoro? Facebook ha deciso di prorogare lo smart working fino al 2022 (tanto se i dipendenti a casa dovessero distrarsi dal lavoro andrebbero su Facebook), mentre Brunetta ha proposto un graduale ritorno in ufficio per i dipendenti della pubblica amministrazione. Il tempo ci dirà chi dei due abbia ragione, per il momento possiamo soltanto dire che in molti continuano a pensare che dal lavoro da remoto non si tornerà più indietro (non per ragioni pandemiche ma economiche), al massimo un po' e un po', dove però saranno più i giorni da casa che quelli in ufficio, e di quest'ultimi saranno più le ore nel traffico fra casa e ufficio e viceversa che quelle effettive di lavoro. Si sta dunque concretizzando lo scenario nel quale lo smart working da soluzione d'emergenza passerà ad essere normalità.

Dunque non si possono più rimandare quelle questioni aperte e rimaste in sospeso, per cui bisogna affrontare gli effetti collaterali del lavoro agile: la solitudine, la mancanza di contatto umano, la condivisione forzata degli spazi casalinghi, la perdita di un bilanciamento equilibrato fra vita e lavoro, i costi privati, la sedentarietà, il passaggio dal mobbing alla violenza domestica e la confusione che si viene a creare fra incidente sul lavoro e incidente domestico. Per non parlare dell'annosa questione di cosa farsene di tutti quegli uffici: interi quartieri rischiano di diventare terra di nessuno, lande desolate dove i cinghiali andranno a grufolare in cerca di articoli da cancelleria - ne vanno matti, specie per le gomme morbide.

La soluzione a tutto questo c'è, ed è concreta e attuabile: se la casa diventa il nostro luogo di lavoro, allora spostiamoci a vivere in ufficio. Esattamente come la pandemia non ci ha colto del tutto impreparati nel lavorare da casa (dato che in molti già lo facevano seppur eccezionalmente), così trasferire le proprie vite in quei corridoi, fra fotocopiatrici e distributori di caffè, non sarebbe così traumatico: in fondo non ci vivevamo già, in ufficio? In molti sono già abituati a dormire sulla propria scrivania, a svegliarsi bevendo quella ciofeca che esce dal distributore e che chiamiamo caffè e ad espletare le proprie funzioni fisiologiche in un metro quadrato di spazio che chiamiamo bagno. Inoltre per la stragrande maggioranza degli impiegati i colleghi di lavoro sono più famigliari dei famigliari stessi: i dipendenti sono come figli, il capufficio come un padre e certi colleghi come il fratello scemo o il "cugggino" rimpicoglioni.

Così facendo, anche la vita domestica riprenderà vigore: una volta che la casa sarà decontaminata dalla nostra vita ed esclusivamente consacrata al lavoro, cominceremo a ridere e scherzare con gli altri membri del nostro nucleo famigliare come un tempo con i vicini di scrivania; e visto che (dato pre-pandemico) un italiano su tre fa sesso sul posto di lavoro, prevedo che un matrimonio su tre riscoprirà la propria sfera sessuale con rinnovati orgasmi.