Stelle cadenti

15.07.2022

La distinzione fra il mondo dell'infanzia e quello adulto sta tutta nel concetto di responsabilità. Il bambino ha il diritto di essere irresponsabile - anche davanti alla legge, entro certi limiti - l'adulto no. L'adulto è libero di compiere le proprie scelte ma è chiamato a risponderne.

Lo spettacolo politico a cui stiamo assistendo, imbastito da ciò che resta del Movimento Cinque Stelle e che ieri ha raggiunto il suo culmine, è un manifesto di irresponsabilità allo stato puro, con l'aggravante di rifiutare con ostinata e fanciullesca cocciutaggine tutte le relative conseguenze. Si fa finta che non esistano, come quando i bambini sono convinti di essere invisibili nascondendosi dietro a una tenda con i piedini che sbucano dall'orlo. Solo che Mario Draghi, davanti a questo scempio, ha fatto semplicemente quello che aveva anticipato: ha rassegnato le dimissioni.

Conte e i suoi - senza avere il coraggio di dirlo apertamente - gettano il Paese in uno stato di totale indeterminatezza nel pieno di una guerra sull'uscio di casa e in un momento di particolare difficoltà economica. Si lascia l'Italia in pasto a una speculazione che non "ce l'ha con noi", semplicemente fa il suo mestiere: individua le debolezze e le sfrutta. Il tracollo delle borse di ieri potrebbe essere solo l'antipasto.

Tutto questo per regalarsi tre o quattro mesi all'opposizione e scimmiottare un po' i successi nei sondaggi della Meloni e tamponare la scontata emorragia di voti a cui andrà incontro nelle prossime urne. A Conte è anche scappata una frase in un momento di onestà intellettuale: «Il Movimento fa il Movimento». Appunto. I nove punti strombazzati sotto il naso di Mario Draghi - manco fossero le Tavole della legge - sono solo una stanca accozzaglia di vecchi cavalli di battaglia appena riverniciati per l'occasione. Persino il No al termovalorizzatore di Roma, antiscientifica e antistorica battaglia identitaria dei grillini, non riesce ad apparire una scusa decente per questa scelta che resta irresponsabile e suicida. Prova provata, il tragicomico tentativo in extremis di evitare il voto di fiducia. Siamo molto oltre il tirare il sasso e nascondere la mano. Ha fatto bene il presidente del Consiglio a mettere la parola fine, togliendo qualsiasi scusa a chi pone costantemente il proprio interesse davanti a quello del Paese.

Fra qualche giorno capiremo se e in quale modo andremo alle elezioni, in quali tempi e accompagnati da quale governo, tutti quesiti di rilevante importanza, anche perché in autunno si presenterà l'appuntamento con la Finanziaria. Personalmente credo che il voto ad ottobre sia una pia illusione perché presupporrebbe di far scattare in piena estate la corsa alle urne, aggirando l'istinto di sopravvivenza delle consistenti truppe di peones che già sanno di dover dire addio per sempre al Parlamento. Sullo sfondo, l'insostenibile leggerezza di portare i cittadini a votare con la sciagurata legge elettorale che ha già garantito la non-vittoria nel 2018.

Infine, a tutti gli smemorati che non comprendono l'atteggiamento di Draghi e alle responsabilità da distribuire, ricordo che nel 2018 il Movimento Cinque Stelle - anche se oggi è ridotto a un'ombra - è stato votato da oltre il 32% di italiani e ha rappresentato il partito di maggioranza relativa.