Umarell

C'è una figura che da tempo immemore è rimasta nell'immaginario collettivo urbano, quella dei pensionati intorno alle transenne dei lavori in corso. Sono addirittura assurti a personaggi letterari grazie allo scrittore bolognese Danilo Masotti, che una decina di anni fa li descrisse in un suo romanzo con il termine umarell, termine dialettale bolognese con cui vengono chiamati quegli anziani che, con le mani rigorosamente dietro la schiena, osservano i cantieri per strada. Lo scrittore diede al termine una connotazione positiva perché deriva dal desiderio di partecipare alla vita sociale di persone che ne sono per gran parte escluse.
Oggi questi commentatori da cantiere sono stati sostituiti dagli opinionisti televisivi. Pensionati che per il loro passato di politici, intellettuali, giornalisti, docenti universitari o magistrati, non ritengono opportuno partecipare all'osservazione dei cantieri ma entrare negli studi televisivi. Però hanno in comune con gli altri un certo modo di vestire, una certa stizza nei commenti e un modo di considerare gli altri degli scolaretti distratti. Sempre e comunque critici, sempre voltati all'indietro e incapaci di accettare il fatto di non essere più in gioco.
Attratti dalla telecamera come un pensionato dalle transenne dei lavori in corso, gli umarell si avventurano spesso in argomenti che non sono di loro competenza sempre criticando con malevolenza, ironizzando sull'incapacità dei politici e auspicando soluzioni semplici e definitive. Come i loro colleghi dei cantieri, hanno sempre qualcosa fuori posto, di trascurato: un ciuffo di capelli, una cravatta non più alla moda, una giacca stropicciata, una camicia inadeguata. I più composti vestono con un'eleganza desueta ma per la maggior parte hanno quella trascuratezza propria di tutti quelli che non devono più andare a lavorare. Sanno che sono stati invitati in quella trasmissione solo per parlare male di qualcuno e lo fanno volentieri, in modo pretestuoso, come un vecchio zio brontolone che nei pranzi domenicali si contraddice da una domenica all'altra pur di criticare qualcuno o qualcosa.
Ci sono ex magistrati che non si preoccupano di giudicare incostituzionale una legge, offendendo così gli ex colleghi della Corte Costituzionale. Intellettuali che nella vita non hanno mai esercitato un vero e proprio mestiere che esprimono opinioni sull'agricoltura o l'ambiente. Politologi che non hanno mai fatto politica e criticano chiunque sia al governo esaltando quelli dell'opposizione, pronti ad adeguarsi in caso di inversione dei ruoli. Nessuno che dica mai: «Scusate ma su questo argomento non ho un'opinione perché non è il mio campo», come farebbe qualsiasi persona quando gli si chiede un parere su un argomento che non conosce.
Diceva Pasolini, riferendosi alla tv della sua epoca, che chi era invitato in televisione veniva automaticamente investito di un'autorevolezza che magari non aveva. Ora di questi pseudo esperti ne abbiamo a tonnellate e di conseguenza hanno perso ogni attendibilità, servono solo a creare paradossi, toni sopra le righe, polemiche e sarcasmo. Sono gli umarell della Terza Repubblica.