Un pizzino umano

19.01.2023

E' malato, è vecchio, è solo. I carabinieri lo hanno preso dopo trent'anni di latitanza (meglio tardi che mai), ma se avessero catturato Matteo Messina Denaro dopo tre anni non staremmo qui a scriverne. Sono i decenni che fanno la differenza, in tutto e per tutti, anche per lo Stato e perfino per i boss che immaginiamo come dei padreterni e invece sono solo dei figli di puttana che hanno scelto il male quand'erano giovani e forti e sono intristiti e incarogniti dal male quando sono vecchi.

Dio perdona, il declino fisico no. Il cancro, il colon, la chemioterapia: ciò che non può la polizia può la natura. Lo Stato può essere distratto, il tempo non si distrae. Alla fine il conto arriva e il boss capo della mafia appare come un uomo anziano normale, un geometra di campagna. Ma il giovane Matteo ha fatto la bella vita con la baldanza e la tracotanza di chi pensa di essere il padrone del mondo e di eliminare con un proiettile in fronte chi si oppone alla sua volontà di potenza illimitata. Soldi. Donne. Cose. Tutto e subito. L'unica legge esistente è la tua morte. Fine.

Ma pure nella coscienza più buia c'è un lume. Quando scriveva alla madre di sua figlia per dirle che non si sarebbero mai più visti, diceva: «Non voglio nemmeno pensare di coinvolgerti in questo labirinto da cui non so come uscirò per il semplice fatto che non so come e quando ci sono entrato. Non pensare più a me, non ne vale la pena». Un pizzino umano, umanissimo, non perché mette in salvo la donna amata ma perché conosce molto bene la differenza tra il bene e il male. E il male fa male, non solo a chi lo subisce ma anche a chi lo commette. Filosofia? Può darsi. Intanto, alla fine dei suoi giorni, il boss arrestato appare più normale della sua normalità simulata. Si mostra normale per davvero perché la volontà di potenza del corpo gli gioca contro e gli divora intestino e anima. Il male, soprattutto il male, presenta il conto.

Il patto con il diavolo - dammi l'anima, ti do il corpo - è sempre in perdita. Perché è illusorio. La malvagità corre più veloce della morte, il declino fisico corre più veloce della gazzella della polizia. Il corpo è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza tra le montagne dell'Abruzzo, l'anima è rinchiusa nel carcere della vita, un labirinto - come quello che scriveva alla madre di sua figlia - nel quale si è entrati senza aver avuto né il coraggio né la volontà di uscirne.

Stragi. Omicidi. Acido. Annientamento. Tutto fatto con la consapevolezza della differenza tra il bene e il male. Il male che cresce nella coscienza incattivendola, come un tumore che cresce nell'intestino mangiandolo. La diversità del boss non è nella bella vita ma nella mala vita che intristisce l'anima consegnandola al demonio. Una vita triste, incattivita e in cattività. Un cancro interiore ben più grave di quello fisico, senza possibilità di guarigione perché scelto, voluto, seguito e perseguito. L'unica possibilità di redenzione è la conversione, il girarsi dal male verso il bene, dal buio verso la luce. Quella luce che, lo si voglia o no, è nel fondo anche del più criminale tra gli uomini.