La stanza degli ospiti

Francesco Maria Moriconi

Dopo la laurea in Lettere a Firenze, ha per lo più lavorato presso biblioteche pubbliche. Si è poi laureato in Filosofia a Urbino e diplomato in Scienze Religiose a Fermo. Suoi contributi sono stati pubblicati dalla rivista "Firmana" dell'Istituto Teologico Marchigiano. L'Istituto di Storia del Movimento di Liberazione di Fermo ne ha pubblicato il volume "La civiltà cattolica e il Sessantotto universitario". Ha collaborato alla rivista "Cimbas" che si occupava delle fonti per la storia della civiltà marinara.

Viaggi stanziali


Con silenzioso garbo

come il filo d'erba o quel

piccolo fiore giallo insinuato nel muro

scrostato

che resiste e rinasce da un alito di terra

o di sabbia nei nostri ricordi

nella pagina di un libro ritrovato

dietro l'armadio.

Ecco questo procedere

che nel lento mattino

senza rumori

fra pantofole ancora assonnate

sembra indicarci un nulla

un idioma stentato

un'assenza di sguardi

una calma insospettata

di fronte allo spettacolo della prima luce.

Cosa attenda non sa quel fiore

ma si apre e respira e assapora

una qualche goccia di rugiada.


Ottobre


... e sole e freddo

e bianco di rare nubi

graziose dopo la pioggia notturna.

Il lucido marrone dei diamanti

sembra aleggiare sul primo caffè.

Ne senti il sapore caldo

fra le mani.

Ero bambino.


Giugno


Quando

anche l'albero s' inazzurra

e la sera penetra la pelle

di odori e umidi pensieri

e l'usignolo s'alterna a gara

col vicino nido

ecco un canto si leva in brivido

sulle braccia sudate

ed è il miracolo di un'attesa


Assordavano le cicale

nemiche del sonno

al calore dei corpi sudati.

Dipoi la sera

ancora luminosa

fui abbracciato da un grillo solitario.

L'alba mi colse addormentato e quel canto

si dileguava al querelo di caldi nidi

morbidi affamati.

Il giorno era pronto

al primo caffè.


Non sa risplendere questo cielo

di settembre malato

e un alito attorcigliato di vita stenta fra fili d'erba

secchi.

Un passo segue l'altro a fatica

senza meta

e il giorno s'illumina di luce

morta.


Ad un amico pescatore


Sciabordio

profumato di silenzio

che fonde col silenzio così

oziosamente la lenza si stira e allenta

morbida allenta e stira in attesa


Ancora un granello

di un che

un attimo

un fruscio

un ramo spezzato

di passero spaurito

o solo

una formica che ha perso la via


Ed ecco in noi

sentimento di non so cosa

un alito inessenziale e amico

improvviso volo di farfalla.


Una notte di un tempo

che ancora non è

ed è già in ogni notte

che insonne s'illumina a vaga candela

o la lucerna che mi porto dentro

senza sapere donde sua luce.


Maggio nel giardino amico


Alterchi

tra rami di uccelli

ubriachi di primavera

un alone di vita

immensità

chiusa in una

scatola.


A Stefano amico artista


Si va per parchi immaginari

per prati d' inusitato verde ove

i fiori non hanno stagione

i pensieri non sanno staccarsi da sé

e mille e mille occhi non incrociano mostri

non arrischiano promesse. 


Una vecchia sedia


sola

attende la mia solitudine

Non sa riposare che del mio riposo. 


Entro con discrezione nel tepido salino

non sento che lieve sciabordio

un cenno di respiro marino.

Salta una muielletta ignara di chi l'insegue

rumore attento a non infrangere la tavola

rutilante di gialli occhi orientali.

È un miracolo mi dico

e si ripete solo nel silenzio delle bracciate.

Muovo all'orizzonte che è lì e subito fugge

a mo' di fiaba.


In treno


... e campi e prati e accenni di boscaglie

non interrompe il treno

né i binari taglienti incidono

i raccolti addormentati.

Non più i colori della primavera

solitario un grigio autunno.

Ne indovini i profumi come nel vecchio libro

di scuola

quando combattevo la noia inventando incantesimi.


Di nuovo l'inizio


Limpido cielo

Un quarto di luna sul rosso

albeggiare

Tutto è calma.... e assenza

che fa spazio a un silenzio.

Incede morbido

quasi trasognato.

È di nuovo l'inizio che morirà

nella noia del giorno.


Ad una ragazza


Non guardo alle mie spalle incurvate di noia

ai giorni essiccati quando il sole si nascondeva

a me solitario fiore che stenta

nel riarso anche oggi.

Sono nel fluire lento del mio muovere

e ne bevo

e l'attimo è già domani vivo che non mi è tolto.

Allo specchio scopro ancora una ruga di bellezza.

Non so che grazia mi conceda il risveglio.


Frullar d'ali

uno scalpiccio che senti intimorito.

Il pericolo fuori controllo d'intorno

piccolo cuore che palpita

il verme cade dal becco.

Almeno lui è salvo.


Su prati di plastica


Vecchia agave

maestosa allungavi

i tentacoli fra i bianchi

sassi lavati di pioggia

né il vento muoveva le foglie carnose.

Eppure, gigantesco polipo, difendevi il tuo spazio.

Qualche lucertola solo lambiva

le striature del tuo abitare.

Ora soltanto un accenno rimane

di quell'essenza tagliata

su un prato effigiato

che non respira né beve

l'antica pioggia.


Autunno incombe


Che dire di questo fiore appassito

di calura un pensiero stentato

nel meriggio afoso

e guardinga la lucertola muove

quasi striscia su ciottoli aguzzi

scansando l'acume in ogni interstizio.

L'ultimo insetto cattura su quel fiore

piegato di molle inanità.


Come un anacoluto dell'Anima


Ecco

vorrei a volte

dirti che le parole

valgono

non in sé ma per

ciò che non significano.

A volte vorrei dirti

che esse parole valgono

distaccandosi dalla riga

e vadano

a librarsi come farfalle

impazzite un attimo

poi nel silenzio

attraversato da ala di falco irreale.


Ne abbiamo traslato

un cartoccio d'ossa

immarronite

di terra come radici

secche

senz'altro alito di vita

solo senso una protesi

palatale

meglio polvere

dispersa.   


Alla prima sigaretta


La notte mattutina sul terrazzo

sale al cielo la preghiera

il fumo della prima sigaretta.

Volute consuete fugano ogni mestizia.

Di lontano poi è giorno sul mare.

Caracollo un poco

stordito, felice.