Scritture scriteriate

25 aprile e sagre paesane in tempo di Covid

Qualche deficiente, qualcuno in perfetta mala fede, qualche capiscione slaureato, qualcuno che non aveva nient'altro a cui pensare se non al 25 aprile 2020, ha sostenuto che una delle poche cose buone del Covid è che quest'anno ci eviterà di festeggiare la festa della Liberazione. Il direttore ha risposto ad uno fra i tanti soloncelli del momento con argomentazioni solide, con giusta passione etica, senza esasperazioni ideologiche e via dicendo.

Per parte mia, ai soloncelli faccio notare che qualche ateo ha detto cose simili su una Pasqua festeggiata in casa, spesso da soli, senza Santa Messa, confessione e Comunione. Almeno il Covid ci avrebbe risparmiato, a detta di questi ateucci del barrettino sotto casa, le solite tiritere pretesche. Ma si possono fare altri esempi. Per esempio, finalmente basta co' sta rottura di cojoni della serie A, basta con le discoteche e i raduni sbronzarecci del sabato sera e così via.

Invece, io mi permetto non di tornare su un argomento di cui ho già scritto sul sito in tempi non sospetti, mi permetto dicevo di fare una semplice domanda, secca, essenziale, non ideologica, sia pure dell'ideologia gastronomica. Cosa fanno in questi tempi di pandemia e cosa faranno una volta entrati nella fantomatica (per ora) fase 2 i cultori delle sagre paesane, i Sagristi?

Ah! Saperlo...

Per ora sui social niente accuse di scarsa organizzazione, di mancanza di idee innovative, di responsabilità gestionali e quant'altro. Tutto rinviato al dopo, al dopo dopo dopo virus. Solo in quel momento, a bocce ferme (anche se nuovi virus incombono sempre) i Sagristi potranno indire un Congresso organizzativo e di dibattito. Anzi, sarebbe il primo congresso della categoria ove converranno delegati da tutte le province del Regno che, dopo lavori per commissioni e sottocommissioni, potranno finalmente coronare ciò che nel frattempo è divenuto un sogno: una grande Sagra nazionale rappresentativa di tutte le categorie e sottocategorie, di tutte le regioni e subprovince in cui consumare a iosa, ruttare, gridare, inveire contro il Governo che fa piovere, e barzellettare anche su quello che era andato a mignotte pretendendo che la tipa indossasse la mascherina ma non il preservativo.