Spazio Teatro

Personaggi

                                                          GEOMETRA ZANOTTI                           GUELFO

                                                          NICOLE                                                   EMMA

                                                          PALMINA                                                SAVERIO

                                                          EUGENIA                                                DIRETTRICE

                                                          INFERMIERA                                          FIGLIO DI GUELFO

                                                          NUORA DI GUELFO                              FIGLIO DI ZANOTTI

                                                          NOTAIO                                                  FIGLIA DI EUGENIA

                                                         GENERO DI EUGENIA                           NIPOTE DI EUGENIA


ATTO PRIMO

E' domenica pomeriggio.

La scena si apre nella sala-tv di una Casa di riposo.

Il geometra Zanotti e Guelfo stanno giocando a carte.

Saverio sta dormendo sulla poltrona.

Nicole si sta specchiando e si sta mettendo il rossetto.

Emma sta lavorando all'uncinetto.

Palmina sta guardando la tv.

(Entra la Direttrice)

DIRETTRICE: (allegra) I miei ragazzi hanno mangiato bene? Com'è stato il pranzo domenicale?

ZANOTTI: Si potrebbe fare meglio, però accontentiamoci.

SAVERIO: (balbuziente) Il pranzo è stato bu-buono, abbiamo pu-pure applaudito la cuoca...

DIRETTRICE: Non andate a fare il riposino pomeridiano?

SAVERIO: Do-dopo ci andiamo... anche se io non do-dormo.

DIRETTRICE: E perché non dormi, Saverio?

SAVERIO: Perché io ri-rifletto.

GUELFO: (calando una carta) Scopa!

ZANOTTI: Caspita! Sembra che te le scegli sul mazzo!

DIRETTRICE: (rivolgendosi a Nicole) Nicole, sei sempre bellissima, hai dei capelli stupendi.

NICOLE: Mi doveva vedere quando stavo a Roma... (sospira) i balli, le cene a lume di candela... e che uomini! (mentre lo dice lancia uno sguardo di sufficienza verso gli uomini presenti nella stanza)

(gli altri la guardano)

DIRETTRICE: Roma era la città per te, Nicole, per una donna della tua classe.

(sospirando) Roma città eterna!

(Nicole continua a specchiarsi e a pettinarsi con civetteria)

DIRETTRICE: (mentre esce dalla stanza, si rivolge a tutti) Viene qualche vostro parente oggi pomeriggio?

GUELFO: Di sicuro mio figlio.

DIRETTRICE: Bene, allora ci vediamo dopo.

(esce la Direttrice)

GUELFO: (rivolgendosi a Zanotti) E' un anno che mio figlio cerca di convincermi a ritornare a casa.

(imitando il figlio) «Babbo, torna a casa, starai meglio con noi che con quei vecchi rincitrulliti...»

ZANOTTI: Senti Guelfo, io non lo conosco, però ho la vaga impressione che tuo figlio sia un po'... stronzo?

GUELFO: (fa un gesto plateale di accondiscendenza) Che ti venisse il bene... prima mi costringi a venire qui alla Casa di riposo perché ti intralcio - l'ho sentito con queste orecchie mentre lo diceva a sua moglie - poi, siccome la crisi si fa sentire e i figli non trovano lavoro, mi rompete l'anima perché volete che ritorni a casa per appropriarvi della mia pensione (accenna lievemente al gesto dell'ombrello).

PALMINA: Tu Guelfo dovresti prendere una bella pensioncina... non lavoravi all'Ospedale?

GUELFO: Non posso lamentarmi, la mia pensione non è male... ci pago la retta e avanza anche qualcosina per le spese personali...

Prima intralciavo (carica questo termine in maniera plateale)e ha fatto di tutto per portarmi qua... (pausa)

Mi veniva da piangere quando me l'ha proposto... tutta la vita a lavorare, a fare le notti, a sputare sangue... poi è morta Vincenzina e sono rimasto solo. (pausa)

(facendosi più triste) E' caduta a terra all'improvviso... un infarto. (toglie il fazzoletto dalla tasca e si asciuga gli occhi)

Vivi tutta la vita con una donna, gli vuoi bene, ci fai i sacrifici insieme, ci costruisci tutta l'esistenza... poi all'improvviso la vedi cadere a terra... così. (mima una caduta con la mano) E tutto finisce. Per lei... e per te.

EMMA: Povera Vincenzina, era tanto buona...

GUELFO: Prima mio figlio mi ha messo in casa una che non capivo neanche quando parlava... Le chiedevo di andarmi a prendere il giornale e lei mi rispondeva: (imitando la badante) «Tu preso ieri, che ci fa di altro giornale?»... (risentito) Chissà che ci facevo?...

PALMINA: Che ci facevi?

GUELFO: (guardandola con sufficienza) Eccone un'altra...

(continuando il discorso) Poi mi ha portato a casa sua e mi ha convinto a vendere la mia casa... (facendosi più triste) E' stato il periodo più triste della mia vita... ero diventato malinconico, non parlavo più con nessuno, nemmeno con gli amici più cari. Avevo preso l'abitudine di salire sull'autobus e girare senza meta per tutto il giorno, fino all'ora di cena. Mi mettevo a sedere, appoggiavo la testa all'indietro e tenevo gli occhi semichiusi. Tra una palpebra e l'altra, da quel filo sottile, intravvedevo le luci dei lampioni, delle case, e mi immaginavo quelli che ci abitavano... e col pensiero stavo seduto lì con loro, attorno a quei tavoli, come facevano le famiglie a quell'ora... e quasi sempre una lacrima mi sfuggiva da quel filo sottile tra le palpebre...

E me ne fregavo dell'autista che mi stava guardando dallo specchietto... Provavo a grattarmi il naso e la fronte cercando la lacrima con la mano, ma la lacrima non c'era più, era sparita, volata via tra le luci delle case che a quell'ora sapevano di intimità. Mentre io stavo lì. (pausa)

Un giorno capitò di fronte a me una ragazzina, avrà avuto una quindicina d'anni, che faceva finta di non avermi visto... poteva essere mia nipote. Che penserebbe se vedesse suo nonno piangere? - mi chiedevo - E avrei voluto chiederle: «Hai mai visto tuo nonno piangere? Se un giorno ti dovesse capitare, lascialo stare, non chiedergli perché piange...» (abbassa gli occhi)

ZANOTTI: (cercando di stemperare la malinconia di Guelfo) Perché a volte si piange... così, senza motivo.

PALMINA: E dopo?

GUELFO: Dopo m'ha convinto a venire qui alla Casa di riposo...

(sconsolato) E io che credevo di aver costruito una bella famiglia... (scimmiottando la voce del figlio) «Vedrai che starai bene, babbo, almeno hai qualcuno con cui parlare».

PALMINA: Beh, questo è vero.

GUELFO: Non pensavo di trovare persone come voi... mi sono trovato proprio bene, mi sento più a casa mia qui che con mio figlio... almeno qui non intralcio (carica la parola)

(rivolgendosi a Saverio, alzando la voce con tono addolorato)

Saverio, secondo te un padre intralcia?

NICOLE: (mentre si pettina) Dovrebbero fare tutti come me... non sposarsi mai e viaggiare per tutta la vita... frequentare i signori e mangiare nei ristoranti chic...

SAVERIO: (imitando la parlata di Nicole) Mi-mica tutti abbiamo la pa-patatina...

(Nicole lo ignora con una smorfia di sufficienza)

ZANOTTI: Sentite, sapete che vi dico? Ma cosa ci importa? Lo sappiamo tutti come funzionano queste cose: prima c'hanno costretto ad andarcene di casa per passare gli ultimi anni di vita in collegio, come i bambini, poi è sopravvenuta la crisi, i soldi non bastavano più, i figli non lavoravano, i nipoti non lavoravano e spendevano... e allora riprendiamoci questi vecchi rincoglioniti, così la pensione ce la prendiamo noi... tanto a loro a cosa serve? Mangiano poco, non si vestono più, non escono più... che se ne fanno dei soldi?

(tutti annuiscono)

Anch'io all'inizio ci sono rimasto male, che credete? Ero un semplice geometra e chissà che mi sembrava a far studiare mio figlio da ingegnere... ho fatto tanti sacrifici e sono stato ripagato con la moneta più brutta. Ma adesso abbiamo capito che stiamo meglio qui, che ci siamo fatti un'altra famiglia... io a te, Saverio, ti voglio bene come a un fratello, e anche a Guelfo, a Emma, a Nicoletta...

NICOLE: (fermando il pettine e girandosi verso Zanotti) Nicole, prego... mi chiamo Nicole.

SAVERIO: (rivolgendosi a tutti) Ma da quando in qua a Ca-Campiglione ci sono andati di moda questi nomi fra-francesi?...

NICOLE: Fai poco lo spiritoso... da ragazza, quando passavo per strada si giravano tutti... ad alcuni gli veniva il torcicollo!

SAVERIO: Forse per tu-tutte le arie che ti davi...

NICOLE: Ma perché non stai zitto, che non sei riuscito neanche a sposarti...

SAVERIO: No, pe-però ci sono andato vi-vicino per due volte.

ZANOTTI: (alzandosi in piedi e andando al centro della stanza) Mi ricordo la prima notte che ho dormito qui... pioveva a dirotto. Un temporale!... Dalle fessure delle serrandine entrava ogni tanto un bagliore, e io cominciavo a contare: 1001, 1002, 1003, 1004... a 1013 mi fermavo, perché sicuramente erano i fari di una macchina.

GUELFO: E che contavi?

ZANOTTI: I secondi. Per contarli bene, in maniera esatta, si comincia da 1001. Quando senti il tuono, dividi i secondi che hai contato per tre, e se hai contato fino a sei, il fulmine è caduto a due chilometri di distanza. E' una regoletta semplice.

GUELFO: Vedi cosa significa studiare? L'ho sempre detto che mi ha fregato l'ignoranza.

ZANOTTI: La mattina dopo, quando mi sono svegliato, ho ripensato ai tanti risvegli della mia vita: il primo giorno da militare... il primo giorno da sposato... il primo giorno senza mia madre... ma questo era il risveglio più brutto. Poi ho conosciuto voi, abbiamo fatto amicizia, mi sono affezionato e adesso non tornerei a casa neanche morto.

EMMA: A chi lo dici... io facevo la bidella. Prima mia figlia m'ha fatto vendere casa e mi ha portato a casa sua. Con i soldi della vendita ha finito di pagare il suo mutuo...

(imitando la figlia) «Tanto a cosa ti serve, mamma? Ci penso io a te, non devi preoccuparti più di nulla»...

Un bel giorno mi dice: (imitando la figlia) «Senti mamma, qui non ci entriamo più... Riccardo è cresciuto e ha bisogno di una cameretta tutta sua... che ne dici se troviamo un'altra soluzione?».

GUELFO: E tu che le hai risposto?

EMMA: Che si poteva trovare un altro posto... che avrei dormito sul divano in soggiorno. Ma lei non voleva, non era igienico... una madre all'improvviso diventa non igienica... hai capito, Guelfo? Non era igienico! (rimarca la parola teatralmente)

(con tono deciso) E mica avevo la rogna!

Adesso mio nipote è diventato grande, s'è diplomato ma non lavora. Mio genero è sotto cassa integrazione e mia figlia fa la casalinga. E allora mi stanno facendo la politica per farmi tornare a casa... hai capito, geometra?... Parlate, parlate pure, tanto questo vuoto non è a rendere... è a perdere! La pensione di una bidella è sempre una pensione dignitosa, anche perché io consumo poco, sarebbe tutta per loro... ma se la possono scordare! Da qui non mi muovo. Ho trovato una bella famiglia, con voi mi trovo bene e non ho nessuna intenzione di ritornare da quelle arpie. Neanche morta!

ZANOTTI: Non ci pensare più, stai con noi e non ci pensare più. Prega solo il Signore di farti stare in salute...

GUELFO: Ma a questa chi l'ammazza?

EMMA: Beh, non mi posso lamentare... a parte la gamba e qualche problema di circolazione...

PALMINA: Noi stiamo bene, vero Emma?... Da quando mi sono tolta la cistifellea sono rinata.

GUELFO: E dove l'hai messa?

PALMINA: E che ne so? L'avranno messa in qualche barattolo.

GUELFO: Ma che barattolo e barattolo... cos'è una marmellata?... Quando ti tolgono queste cose le danno ai gatti, altro che barattolo...

ZANOTTI: Io farò la fine di mio padre, morirò di ictus...

EMMA: E che ne sai?

ZANOTTI: E' una tradizione di famiglia. Anche mio nonno è morto così. Il dottore m'ha dato un farmaco per evitarlo, e io lo prendo tutti i giorni, ma mica può fare i miracoli...

EMMA: Sentite, la volete smettere di parlare di queste cose? Pensiamo a campare in santa pace questi pochi anni che ci sono rimasti... a pensare male c'è sempre tempo.

(tutti i presenti annuiscono)

(entra l'infermiera)

INFERMIERA: Signora Nicole, scusi se la disturbo... dovrebbe fare l'iniezione. Faccia con calma, io intanto vado di sopra. L'aspetto in camera sua. (esce)

(Nicole esce dalla stanza con passo elegante)

PALMINA: E allora a me? (imitando la figlia) «Sai mamma, il lavoro... come facciamo a lasciarti a casa da sola?». Quando sono venuta qui, i primi giorni mi vergognavo come un cane, pensavo a quello che avrebbe detto la gente... poi mi sono detta: sparleranno i primi tempi, poi pian piano si dimenticheranno di me...

(con lo sguardo rivolto a terra) I figli... quanto li ho amati!

SAVERIO: Quando ero pi-piccolo mi sognavo sempre un angelo, un angelo che pre-pregava. Aveva una veste lunga, mo-morbida, che lasciava scoperti solo i piedi e le bra-braccia. Aveva i ca-capelli lunghi e ricci... rossi. Un angelo con i capelli ro-rossi. Lo sognavo quasi tutte le notti. Una volta mi sembra anche di averci pa-parlato in sogno. Da piccolo credevo fe-fermamente nell'esistenza degli angeli... poi, un giorno, una squadra di uomini in ca-camicia nera ha fermato mio padre per strada, l'ha po-portato dentro a un portone e l'ha massacrato di botte. Povero babbo, me l'hanno lasciato in una po-pozza di sangue. Dov'era l'angelo - ho pe-pensato - perché non l'aveva di-difeso? Da quel giorno ho odiato gli angeli e non me li sono più so-sognati.

ZANOTTI: Adesso il problema è per quella povera Eugenia... è talmente buona che s'è fatta convincere dalla figlia a ritornare a casa... ho saputo...

(tutti aspettano che Zanotti continui il discorso)

...sì, insomma, ho saputo che sta proprio male, piange dalla mattina alla sera e non ha nemmeno i soldi per prendere l'autobus per venirci a trovare.

PALMINA: E a te chi l'ha detto?

ZANOTTI: E' riuscita a telefonarmi. Mentre la figlia era sotto la doccia, le ha preso il telefonino e mi ha chiamato. Parlava e piangeva. Mi ha detto che le ha tolto i soldi e il telefonino, e le conta anche il tempo che sta davanti alla televisione. Insomma... una vita d'inferno!

EMMA: Poveretta!... E non può tornare con noi?

GUELFO: Ti sembra facile?

ZANOTTI: Effettivamente non è facile, perché se è vero che nessuno può togliere i figli a un genitore senza un valido motivo, è altrettanto vero che nessuno può togliere un genitore ai figli che... diciamo così, lo accudiscono. Però...

(tutti si girano verso Zanotti)

Un modo ci sarebbe...

SAVERIO: E qua-quale?

ZANOTTI: Avrei una mezza idea... adesso ci penserò meglio e poi vi farò sapere. Senti Guelfo, se vuoi venire di sopra in camera mia ti faccio vedere come si vede un filmato su you tube.

PALMINA: Ju che?

EMMA: Che ne sai questi cosa vanno facendo... non è che vedete le zozzerie?

GUELFO: Ma quali zozzerie? Tu sei ignorante e certe cose non le capisci... il tubbe è un programma dove si può vedere i filmati... (fa un gesto di sufficienza con la mano)

(con tono sprezzante) Le zozzerie...

(Zanotti e Guelfo escono dalla stanza)

EMMA: Io mi vado a lavare l'apparecchio.

PALMINA: Aspettami che vengo anch'io.

(Palmina e Emma escono dalla stanza)

(entra la Direttrice)

DIRETTRICE: Saverio, sei rimasto solo?

SAVERIO: Ogni tanto mi ca-capita.

DIRETTRICE: Ti va di andare nella cappellina a cambiare l'acqua ai fiori?

SAVERIO: E come no? Tanto io non ho niente da fa-fare...

(Saverio esce dalla stanza)

(la Direttrice si mette a riordinare gli oggetti sui tavoli e a mettere un po' d'ordine nella stanza)

(entra l'infermiera)

INFERMIERA: Buonasera dottoressa, non pensavo di trovarla qui.

DIRETTRICE: Sono andati tutti di sopra, e allora stavo mettendo un po' d'ordine... fra poco arrivano i parenti e volevo che tutto fosse ordinato.

INFERMIERA: Dottoressa, le volevo fare una domanda...

DIRETTRICE: Dimmi pure.

INFERMIERA: Ho saputo che i figli di questi poveri vecchi stanno cercando di riportarseli a casa.

DIRETTRICE: Cercano di convincerli... (ammiccando) Una pensione è sempre una pensione...

INFERMIERA: Però...

DIRETTRICE: (interrompendo l'infermiera) Poi, oltre alla pensione, avere un anziano a casa significa accompagno, 104 e magari anche il permesso per parcheggiare l'auto negli spazi per disabili... Amica mia, parliamoci chiaro, un anziano è una miniera d'oro!

INFERMIERA: Però, se loro vanno via, anche noi rischiamo il posto di lavoro... questo è un Istituto privato e alcune di noi hanno anche il contratto a tempo determinato. (la Direttrice annuisce) Ogni due anziani un'infermiera... e una se n'è già andata...

DIRETTRICE: Eugenia.

INFERMIERA: Se dovesse andar via un altro, sarei io ad essere licenziata... l'ultima arrivata! Non posso pensarci! Mio marito lavora un giorno sì e un giorno no, ho il mutuo da pagare e mio figlio ha cominciato le superiori quest'anno... sarebbe un disastro!

DIRETTRICE: Tu sei l'ultima arrivata?

INFERMIERA: Eh sì!

DIRETTRICE: Mi dispiace, ma purtroppo non dipende da me, questo è un Istituto privato, se ci sono gli anziani si lavora, altrimenti... ma questo vale anche per me.

(rientra nella stanza Nicole)

DIRETTRICE: (cambiando discorso) Va bene, magari ne riparleremo...

(esce la Direttrice)

INFERMIERA: Signora Nicole, è sempre più bella.

NICOLE: (girandosi verso di lei, con voce triste) Sei una delle poche persone che mi chiama ancora Signora...

INFERMIERA: Ma quanti anni ha? Sembra che per lei il tempo non passa mai. Mi sono sempre chiesta: ma chi è la signora Nicole?

NICOLE: Una che cammina verso la destinazione finale. (pausa) Ogni tanto ho una sensazione terribile...

INFERMIERA: Quale?

NICOLE: A volte ho l'impressione di essere un vecchio locomotore, di stare su un binario morto e procedere per inerzia...

INFERMIERA: Ce l'ha i figli?

NICOLE: (dopo una pausa, con un filo di voce) Uno.

INFERMIERA: Uno solo? Una bella donna come lei un figlio solo? Come mai?

NICOLE: (si ferma e guarda fissa davanti a sé) Perché ho sempre pensato che siccome in questo mondo non esiste la giustizia, se ne avessi fatti due avrei parteggiato sicuramente per uno, perché magari mi assomigliava, o perchè aveva lo stesso mio carattere, o lo stesso modo di fare... ma non avevo considerato che si può sbagliare anche con un figlio solo... (facendosi più triste) perché un genitore sbaglia, come tutti gli esseri umani.

INFERMIERA: Fare il genitore è un mestiere difficile...

NICOLE: Essere genitore non è un mestiere... è un atto d'amore.

INFERMIERA: Certo, signora Nicole, è proprio un atto d'amore, altrimenti chi ce lo farebbe fare? Io ho due figli, e sapesse che fatica... cucinare, lavare, stirare, andare a lavorare... se non fosse un atto d'amore, sai quante volte avrei mandato tutti a quel paese!

NICOLE: C'è solo da sperare che quando diventano grandi, capiscano e comprendano, nel bene e nel male... comprendano le tue debolezze, ma anche i tuoi pregi, e che arrivi un giorno che comprendano anche i tuoi errori... ecco, allora un genitore può morire sereno.

INFERMIERA: Che mestiere fa suo figlio?

NICOLE: (con la voce rotta e lo sguardo rivolto in basso) Non lo so. (piccola pausa) Il giudice me l'ha tolto che era ancora piccolo. L'Istituto me lo paga l'ultimo compagno che ho avuto... era ricco. L'ha lasciato scritto sul testamento... fino a che non muoio ho la retta pagata.

INFERMIERA: Le voleva bene...

NICOLE: Era buono... sempre disponibile con tutti. Regalava il suo tempo a tutti, e questo è un grande atto di bontà, perché il tempo è prezioso più del denaro, è la cosa più preziosa che abbiamo... perché non ritorna più, e bisogna regalarlo solo a chi lo merita.

INFERMIERA: Giusto, signora Nicole! Si vede che ha girato, che è una donna di mondo...

NICOLE: Eh sì, ho girato... ho conosciuto bene la vita... quella reale, non quella delle telenovelas!... Ma alla fine sono finita qui, con una compagna di camera che russa come un trattore e mi fa stare sveglia a pensare...

INFERMIERA: Oggi ha gli occhi un po' rossi.

NICOLE: Perché ho pianto. Era tanto tempo che non piangevo... oggi mi è venuto da piangere.

INFERMIERA: Ci metta un po' d'acqua fresca. Adesso la devo salutare, che fra poco finisco il turno. Buona domenica, signora Nicole.

(l'infermiera sta per uscire e Nicole le afferra un braccio)

NICOLE: Senti, fammi un piacere... non mi chiamare più Signora. Io non sono più una signora... forse lo sono stata, ma adesso sono solo una povera vecchia piena di rimorsi.

(l'infermiera le dà un bacio in fronte ed esce dalla stanza)

(entrano il geometra Zanotti e Guelfo)

ZANOTTI: Certo che hai la testa dura... è dieci volte che te lo spiego e ancora non hai capito.

GUELFO: Mica ho studiato come te. A proposito... come si fa a vedere sul computer...

ZANOTTI: (lo guarda storto) Cosa?

GUELFO: Sì, insomma... quelle cose. Dai che m'hai capito.

ZANOTTI: Ma per favore! Senti questo... vuole vedere quelle cose (rimarca teatralmente)... quelle cose non si possono vedere sul computer, perché si prendono i virus!

GUELFO: I virus? Ma io le voglio solo vedere... mica toccare!

(Zanotti si prende la testa tra le mani in segno di disperazione)

(rientrano nella stanza Saverio, Emma e Palmina)

SAVERIO: Guelfo, ci fa-facciamo una briscoletta?

ZANOTTI: Prima volevo parlarvi di Eugenia.

SAVERIO: Di Eugenia?

ZANOTTI: Proprio di Eugenia, di quella poveretta che vorrebbe tornare con noi qui al'Istituto. Su, venite.

(tutti si mettono intorno al geometra Zanotti)

EMMA: Nicole, vieni anche tu.

(Nicole si avvicina)

ZANOTTI: Ho fatto per quarant'anni il geometra e ho conosciuto un sacco di notai...

(tutti annuiscono)

Eugenia è l'intestataria della sua casa, quindi potrebbe, tramite una procura a uno di noi, vendere la casa a terzi...

GUELFO: Cioè a un altro.

ZANOTTI: Sì, a un altro. Così la figlia, non avendo più la casa, è costretta a riportarla qui. E' come se dicesse...

GUELFO: Vi ho riportato il vuoto.

(tutti guardano Guelfo)

ZANOTTI: Ho già parlato al telefono con Eugenia. E' una donna intelligente... lei è d'accordo, le ho anche spiegato il piano.

SAVERIO: La figlia si arrabbierà come una bi-biscia, però a noi che c'importa? Co-come si dice? A mali estremi...

ZANOTTI: Estremi rimedi! Giustissimo. L'unica cosa è che dobbiamo impegnarci a stare zitti.

(abbassando la voce) Non dobbiamo far parola con nessuno.

SAVERIO: Scusa, geometra, volevo fare una do-domanda...

(tutti lo guardano)

Va bene che Eugenia vu-vuole vendere casa, ma chi la co-compra?

ZANOTTI: Ci stavo arrivando. Al piano di sopra dell'appartamento c'è un professore in affitto che tempo fa aveva chiesto ad Eugenia se gli vendeva la casa... Prima lei gli aveva detto di no, adesso ci ha parlato e gli ha fatto capire che sarebbe intenzionata a vendere. Dopo io ho telefonato al professore...

GUELFO: E che t'ha detto?

ZANOTTI: Mi ha detto che se Eugenia lo venderà allo stesso prezzo che gli aveva proposto in precedenza, lo compra sicuramente. Mi ha anche detto che siccome la figlia non lo voleva vendere, lui non si era più interessato...

SAVERIO: E con il no-notaio come fa-facciamo?

GUELFO: Giusto. Come facciamo?

(gli altri annuiscono mentre Nicole comincia a specchiarsi e ad aggiustarsi i capelli con le mani)

ZANOTTI: Vi siete dimenticati che io ho fatto per quarant'anni il geometra e non sono ancora del tutto rimbambito? Lo sapete quanti notai conosco? Non ne avete idea. Ho già chiamato il notaio Fabrizi, uno che ha fatto resuscitare i morti per fargli fare i rogiti...

GUELFO: Un imbroglione.

ZANOTTI: No, non è un imbroglione... diciamo che non sta a spaccare il capello.

SAVERIO: Ma il pia-piano quale sa-sarebbe?

ZANOTTI: Adesso ve lo spiego. Tu Palmina vai vicino alla porta e se arriva qualcuno, tossisci.

PALMINA: (alzandosi malvolentieri) Tocca sempre a me fare la parte della malata.

GUELFO: Ci sei portata, la fai talmente bene che sembri una malata vera...

PALMINA: (mentre si dirige verso la porta, tra sé e sé) Madonna mia... devo anche tossire.

(Palmina si mette sulla porta a fare il palo)

ZANOTTI: Una di queste domeniche Eugenia chiederà alla figlia di accompagnarla qui da noi per una visita di cortesia. Anche se la figlia non sarà contenta, con un po' di insistenza mi ha garantito che ci riuscirà.

SAVERIO: E do-dopo?

ZANOTTI: Quando sapremo il giorno preciso, io avvertirò il notaio, che verrà qui facendo finta di essere un mio parente. Eugenia firmerà la procura a uno di noi e il gioco è fatto. Poi quello che prenderà la procura venderà la casa al professore al posto di Eugenia, così la figlia non saprà niente e troverà il regalino bello e confezionato.

GUELFO: Madonna mia, sei furbo come una volpe... io non ci avrei mai pensato!

NICOLE: Perché sei ignorante.

GUELFO: (girandosi verso Nicole) Senti questa... ha parlato Madame Curie.

SAVERIO: Quindi... fatemi ca-capire: Eugenia si fa po-portare qua dalla figlia...

ZANOTTI: Tranquilli, ho pensato a tutto io. Voi dovete solo stare zitti... MUTI!... fino a quando non faremo il rogito. L'unica cosa...

(tutti guardano verso il geometra)

L'unica cosa è decidere chi prenderà la procura.

(si guardano tutti tra loro)

SAVERIO: Beh, pre-prendila tu geometra, che ci ca-capisci più di noi.

ZANOTTI: Non c'è niente da capire, basta solo firmare... un paio di firme e morta là.

EMMA: Chi è morta?

ZANOTTI: No, dicevo morta là nel senso che è tutto qui, due o tre firme, tutto qui. Sapete firmare, no?

GUELFO: Geometra, non avremo studiato come te, però sappiamo leggere e scrivere... pensa che io so anche le tabelline.

ZANOTTI: Appunto. Allora la procura la prenderai tu, così a me resterà solo il compito di controllare che tutto proceda bene.

(tutti annuiscono al fatto che sia Guelfo ad avere la procura)

GUELFO: E ti pareva... sempre Guelfo! E se non sono d'accordo?

ZANOTTI: Eccepisci!

GUELFO: (sbalordito) Come?

ZANOTTI: (serio) Eccepisci! Se non sei d'accordo, eccepisci.

GUELFO: Caspita geometra, come sei diventato scurrile... io sono una persona educata e certe cose non le faccio davanti a tutti...

ZANOTTI: Ma che hai capito? Volevo dire che se non sei d'accordo, eccepisci, obietti... Eccepire è sinonimo di Obiettare...

GUELFO: Madonna mia! Va a finire che a forza di stare qua, prima o poi mi laureo... Comunque, se lo dite voi... va bene, fammi mettere queste due firme, tanto anche se vado in galera non farò un soldo di danno.

ZANOTTI: Allora siamo tutti d'accordo? Avete capito il piano?

(tutti annuiscono)

(con un tono da condottiero) Gli faremo vedere che saremo pure vecchi, che i figli saranno anche più colti di noi, ma noi abbiamo più esperienza di loro... noi abbiamo imparato la vita, e per imparare la vita non serve la scuola... bisogna averla vissuta.

SIPARIO


ATTO SECONDO

La scena si apre nella sala-tv della Casa di riposo.

Nella stanza c'è solo Saverio, che sta leggendo il giornale.

Entra Guelfo, che sta armeggiando con un telefonino.

GUELFO: (ragionando ad alta voce) Vorrei sapere chi è che inventa questi aggeggi... (rispondendo al telefonino) Pronto! Ma chi parla? Ho messo dieci euro il mese scorso, come mai mi dite che è finito il credito? Pronto! Pronto!

(entra il geometra Zanotti)

ZANOTTI: Cos'hai Guelfo? Perché urli?

GUELFO: Questa signorina mi sta dicendo che mi è finito il credito...

ZANOTTI: Ma chi è?

GUELFO: E che ne so? Parla tutta così... (mima un atteggiamento ricercato)

ZANOTTI: Dammi quel telefono. (prende il telefonino e lo appoggia all'orecchio)

Ma questa è una voce registrata... non è una persona, è un disco! Madonna santa, aiutaci tu... Ti dice che ogni quattro settimane ti finisce il credito.

GUELFO: Quattro settimane non è un mese?

ZANOTTI: No! Quattro settimane sono quattro settimane... non è un mese! Voglio dire... non è un mese come lo intendi tu, cioè dal 24 al 24... ma se conti quattro settimane...

GUELFO: Per carità, geometra, lascia perdere, questo è come il calcolo dei fulmini... lascia perdere, che domani prenderò dieci euro e lo ricarico...

ZANOTTI: Che stai leggendo, Saverio?

SAVERIO: Sto le-leggendo un articolo sui mi-miracoli...

ZANOTTI: E che dice?

SAVERIO: Dice che è apparsa la Ma-Madonna a un bambino.

(Guelfo, che stava armeggiando con il suo telefonino, si ferma e guarda Saverio)

ZANOTTI: E tu ci credi?

SAVERIO: Il Ve-Vescovo ha anche chiamato un esperto...

GUELFO: Un esperto della Madonna!

ZANOTTI: Dai Guelfo, queste cose sono sacre...

GUELFO: Perché, che ho detto? Uno che si intende d'auto è un esperto di motori, uno che si intende di madonne...

(entra la direttrice)

DIRETTRICE: Guelfo, finalmente t'ho trovato. Cercavo proprio te. E' arrivato tuo figlio e tua nuora. Li faccio venire subito?

GUELFO: Subito... faccia con calma, non c'è fretta.

SAVERIO: Certo che avere un fi-figlio è bello... quando diventi vecchio e non hai figli, come me, non ti rimane che andartene da so-solo in una Casa di ri-riposo... invece se hai un figlio...

GUELFO: Ti ci accompagna lui in macchina.

DIRETTRICE: (rivolgendosi a Saverio) A proposito... ho trovato due bottiglie di vino sotto il tuo letto... come te lo devo dire? Bere ti fa male, hai i valori delle analisi che non sono proprio come dovrebbero essere... ti vuoi uccidere?

SAVERIO: Dottoressa, bevo solo un go-goccetto ogni tanto...

DIRETTRICE: Ma cosa ti ha detto il dottore?

SAVERIO: Il do-dottore m'ha detto che se co-continuo a bere non finisco la ve-vecchiaia...

DIRETTRICE: E allora?

SAVERIO: Però io non ci cre-credo...

DIRETTRICE: Come sarebbe non ci credi?

SAVERIO: Non ci credo perché ve-vedo in giro più vecchi ubriaconi che vecchi do-dottori...

(la Direttrice fa un gesto come a raccomandarsi a Dio)

DIRETTRICE: Dai, andiamo, vieni con me, adesso andiamo a togliere quelle bottiglie... Guelfo, ti mando tuo figlio e tua nuora.

(escono la Direttrice e Saverio)

(Zanotti e Guelfo restano soli)

ZANOTTI: L'anno scorso mio figlio è venuto a trovarmi solo due volte... prima di Pasqua e dopo Natale.

GUELFO: Perché dopo Natale? Gli auguri non si fanno prima di Natale?

ZANOTTI: Doveva partire per la settimana bianca...

GUELFO: Ti avrà telefonato...

(Zanotti non risponde)

GUELFO: (comprendendo il disagio dell'amico) Ma sì, ti avrà telefonato sicuramente... non vedi, geometra, qui i telefonini una volta prendono e dieci no.

(entra la Direttrice, il figlio e la nuora di Guelfo)

DIRETTRICE: (rivolgendosi al figlio di Guelfo) Eccolo qua suo padre. Lui fa coppia fissa con il geometra Zanotti, sono inseparabili. Beh, vi lascio, se avete bisogno di qualcosa io sono nel mio ufficio.

FIGLIO DI GUELFO: Ciao babbo, come stai?

GUELFO: Da povero vecchio.

FIGLIO DI GUELFO: Non ti annoi tutto il giorno con questi? (indicando i presenti)

(Zanotti lo guarda storto e si mette seduto in poltrona a leggere un giornale)

GUELFO: No che non mi annoio... anzi, parliamo, giochiamo a carte, guardiamo la televisione...

FIGLIO DI GUELFO: Non ti sentiresti meglio a casa?

GUELFO: Ma no... qui ho tanti amici...

(entra Nicole)

(indicando Nicole) C'è anche la signora, che ha girato il mondo e sapessi quante cose ci racconta... Stai tranquillo, io non mi annoio... la vecchiaia è bella... peccato che dura poco.

NUORA DI GUELFO: Ma a casa avresti tutto per te, la tua camera...

GUELFO: (con tono secco) No! (poi continua più pacato) Qui sto bene. Voi pensate alla salute e a far crescere Peppino come Dio comanda... che a Guelfo ci pensa Guelfo.

FIGLIO DI GUELFO: Peppino deve andare fuori a studiare... sai, di soldi ce ne vogliono tanti...

GUELFO: Ti capisco, che vuoi fare... Poi un ragazzo che studia ha anche bisogno di silenzio... non bisogna intralciarlo... (lo dice in maniera teatrale).

NUORA DI GUELFO: Di soldi ce ne vogliono sempre di più, e allora avremmo pensato...

GUELFO: Ma no, non pensate... pensare troppo fa male alla salute...

FIGLIO DI GUELFO: (alzando la voce) Eh, certo, tu pensi solo a te stesso!

(Nicole e Zanotti si girano verso il figlio)

(abbassando la voce) Hai pensato sempre e solo a te stesso, senza preoccuparti di tuo figlio, di tuo nipote...

NUORA DI GUELFO: Dei problemi che può avere una famiglia...

GUELFO: Quando io e tua madre abbiamo deciso di mettere su famiglia, altro che problemi!... Non avevamo una lira, eppure ti abbiamo cresciuto senza farti mai mancare nulla, e non hai mai sfigurato con nessuno...

(Nicole esce dalla stanza)

(Zanotti si alza, mette a posto il giornale ed esce anche lui)

ZANOTTI: (rivolgendosi ai tre) Buonasera, io vado di sopra. Guelfo, ci vediamo dopo.

EMMA: (entrando nella sala insieme a Palmina) Dovevi vedere che scena...

PALMINA: Gli ha detto proprio così?

EMMA: Ebbè, quando ci vuole ci vuole... Il padre si era risposato con una più giovane di vent'anni, adesso cosa andava cercando? (rivolgendosi al figlio e alla nuora di Guelfo) Buonasera! Buonasera signora.

NUORA DI GUELFO: Buonasera.

EMMA: Guelfo, hai visto Nicoletta?

GUELFO: Era qui cinque minuti fa...

NUORA DI GUELFO: Pensavo che si chiamasse Nicole... ma è italiana?

EMMA: Ma che Nicole... si chiama Nicoletta e abitava a Campiglione...

NUORA DI GUELFO: Il marito è morto?

EMMA: L'amico vorrà dire... mica è sposata... da giovane aveva un chiosco di fiori vicino al cimitero... con pochi soldi faceva certi mazzi...

GUELFO: Tu invece i mazzi tuoi non te li fare mai...

EMMA: Perché, che ho detto?

GUELFO: Niente, niente... l'hai fatta secca in dieci secondi netti!

(Emma alza le spalle e si mette seduta a fare l'uncinetto)

(entra la Direttrice)

DIRETTRICE: E' arrivato il figlio di Zanotti... ma dov'è andato Zanotti?

GUELFO: E' andato di sopra, dottoressa.

DIRETTRICE: Lo vado a chiamare.

(esce la Direttrice)

FIGLIO DI GUELFO: Babbo, che ne dici se domenica prossima ti veniamo a prendere, così starai con noi tutta la giornata? Facciamo pranzo, poi...

GUELFO: Domenica avrei da fare...

FIGLIO DI GUELFO: Da fare?... Da fare cosa?

GUELFO: Il torneo di briscola.

FIGLIO DI GUELFO: Allora facciamo tra due domeniche.

GUELFO: Vediamo un po'... No! Neppure tra due domeniche. Viene a trovarci il Vescovo... anzi, è meglio che quella domenica non vi fate vedere... sapete, lui è cattolico...

FIGLIO DI GUELFO: E ti credo... ma che significa?

GUELFO: Significa che se è cattolico avrà sicuramente letto il Vangelo e gli ipocriti non li sopporta...

(parlando con circospezione) Si dice che una volta a uno gli ha dato un calcio nel sedere che ancora sta strillando...

(Palmina sta per uscire e lo fa mimando un'uscita in punta di piedi)

NUORA DI GUELFO: Va bene, abbiamo capito. Andiamo via, che tanto tuo padre è sempre stato così.

(prende il marito per un braccio e lo trascina via)

FIGLIO DI GUELFO: (rivolgendosi al padre) Ricordati babbo, che non finisce qui, perché tu non puoi...

GUELFO: (interrompendo il figlio) Salutatemi Peppino... E ditegli che quando vuole venire a trovare suo nonno, suo nonno è sempre qui.

(il figlio e la nuora escono nervosamente)

(Guelfo, a voce alta verso il figlio e la nuora che stanno uscendo) Ditegli anche...

(il figlio e la nuora sono già usciti, e Guelfo continua a bassa voce mentre si accascia sulla sedia)

...che suo nonno gli vuole bene.

(dopo aver pronunciato queste parole, resta pensieroso, mentre Emma fa finta di niente e continua le sue faccende)

(entra il figlio di Zanotti)

FIGLIO DI ZANOTTI: Buonasera.

GUELFO: Buonasera.

EMMA: (rivolgendosi a Guelfo) Un altro figlio tuo?

GUELFO: No, no, uno basta... anche troppo.

FIGLIO DI ZANOTTI: Sono l'ingegner Zanotti (caricando la qualifica), il figlio del geometra Zanotti...

(Emma fa un gesto con la mano come per dire: caspita!)

Sapete dov'è mio padre?

GUELFO: (alzandosi dalla sedia) E' andato di sopra... se vuole, lo vado a chiamare.

FIGLIO DI ZANOTTI: (con altezzosità) E certo che voglio! Secondo lei per quale motivo sono venuto qua?

GUELFO: (rivolgendosi a Emma) Ma che... li abbiamo fatti tutti con lo stampo?

FIGLIO DI ZANOTTI: Prego?

GUELFO: No, niente... parlavo da solo.

(entra il geometra Zanotti)

FIGLIO DI ZANOTTI: Ciao papà.

ZANOTTI: Ciao, come stai?

FIGLIO DI ZANOTTI: Abbastanza bene. Tu, piuttosto, come va la pressione?

ZANOTTI: Me la controlla il medico... prendo la compressa.

FIGLIO DI ZANOTTI: Ti volevo dire che per un periodo non potrò venire a trovarti... sai, adesso ho aperto uno studio più grande e spesso lavoro anche la domenica...

ZANOTTI: Non ti preoccupare, lavora, lavora... tanto qui ce l'ho la compagnia...

FIGLIO DI ZANOTTI: Magari se hai bisogno di qualcosa mi telefoni... poi se qualcuno per caso viene qui...

ZANOTTI: (interrompendo il figlio) Qui non ci viene mai nessuno per caso, qui ci devi venire apposta... quando entri qui, col passare del tempo cominci a cancellare le persone dalla mente...

FIGLIO DI ZANOTTI: Ma...

ZANOTTI: Quando entri qui, ormai hai una certa età e il fiato ti comincia a mancare... e allora cerchi di fare piazza pulita di tutte le cose che può ingombrare il respiro... ci riesci, sai... i primi tempi è dura, ma mese dopo mese cominci a non sopportare più nessuno... forse cominci a non sopportare più neanche te stesso...

FIGLIO DI ZANOTTI: Ma non puoi fare così... cosa fai, ti ammazzi allora?

ZANOTTI: (guardando il figlio intensamente) Perché, pensi che qualcuno se ne accorgerà?

FIGLIO DI ZANOTTI: Papà...

(entra la Direttrice)

DIRETTRICE: Ingegnere, mi saluti sua moglie. Ci vediamo spesso dal parrucchiere, lo sa?

FIGLIO DI ZANOTTI: Grazie, lo farò senz'altro. Volevo dirle... se dovesse servire qualcosa a mio padre, le sarei grato se lo dicesse a me, magari con uno squillo, oppure a mia moglie...

ZANOTTI: Mica sono carcerato! Posso uscire quando mi pare, non sono ne' carcerato, ne' impedito, quindi... se mi serve qualcosa lo dirò a me stesso.

DIRETTRICE: Il geometra è una persona ancora integra e autonoma, un giovanotto. Comunque non si preoccupi, ingegnere, ci penso io.

FIGLIO DI ZANOTTI: Beh, io vi lascio perché stasera ho una cena... mi devi dire qualcosa, papà?

ZANOTTI: Buon appetito.

(il figlio di Zanotti abbraccia il padre, che rimane freddo, e saluta tutti i presenti)

(escono la Direttrice e il figlio di Zanotti)

GUELFO: Geometra, si è fatto tardi, sono quasi le sette e mezzo... andiamo a cena e poi ce ne andremo a dormire, che la domenica è il giorno più stancante.

ZANOTTI: Hai ragione, andiamo, che comincio ad avere un po' fame. Vieni anche tu, Emma?

EMMA: Perché, io non mangio?

ZANOTTI: E che ne so? Voi donne state sempre a dieta...

(Emma fa un gesto come a mandarlo a quel paese e tutti e tre si dirigono verso la porta ed escono dalla sala)

A questo punto le luci della scena si abbassano lentamente, fino ad avere il buio totale sul palcoscenico.

Il buio totale rimane per trenta secondi, per simboleggiare che sono trascorsi alcuni giorni.

Trascorsi i trenta secondi, le luci della scena iniziano a rialzarsi lentamente, fino ad avere il palcoscenico illuminato normalmente.

(entrano nella stanza Zanotti e Guelfo)

GUELFO: A che ora doveva venire il notaio?

ZANOTTI: Mi ha detto alle cinque.

GUELFO: Adesso che ore sono?

ZANOTTI: Le cinque e cinque.

(entra l'infermiera insieme a Eugenia)

INFERMIERA: Guardate chi è arrivata!

EUGENIA: Belli miei

ZANOTTI: Eugenia!

GUELFO: E tu da dove sbuchi?

(Eugenia abbraccia Zanotti e Guelfo)

INFERMIERA: Va bene, ve la lascio tutta per voi... però, mi raccomando, trattatela bene, avete visto mai che le viene voglia di tornare?

(esce l'infermiera)

EUGENIA: (parlando sottovoce con Zanotti) Il notaio ancora non è arrivato?

ZANOTTI: Doveva essere qui alle cinque, lo stiamo aspettando. (rivolgendosi ai due) Allora... avete capito tutto? (rivolgendosi a Guelfo) Guelfo, tutto chiaro?

GUELFO: Tutto chiaro.

EUGENIA: Come posso ringraziarti, geometra, se non c'eri tu...

ZANOTTI: Adesso non è il caso. Prima finiamo tutto, poi canteremo vittoria.

(entra la Direttrice)

DIRETTRICE: C'è un certo Vittorio Fabrizi, il cugino di Zanotti.

GUELFO: Il nota...

ZANOTTI: (coprendo le parole di Guelfo) Mio cugino! Ce l'ha fatta a venire. E' un anno che dice di venirmi a trovare...

GUELFO: Parenti serpenti!

DIRETTRICE: Guelfo!

(entra il notaio)

NOTAIO: E' permesso?

DIRETTRICE: Buonasera, signor Fabrizi. Prego, si accomodi.

NOTAIO: Buonasera dottoressa.

DIRETTRICE: Se vuole lasciare la borsa, la porto di là.

ZANOTTI: No!

(la Direttrice guarda in modo interrogativo Zanotti, il quale si riprende subito)

A mio cugino toccategli la moglie ma non toglietegli la borsa.

NOTAIO: No, grazie dottoressa, la tengo con me, anche perché non mi tratterrò a lungo, solo un saluto a questo cugino sciagurato che mi dice sempre di venirlo a trovare, ma purtroppo il lavoro...

ZANOTTI: (indicando Eugenia) Te la ricordi Eugenia, vero?

NOTAIO: (con aria interrogativa) Eugenia... Eugenia... Ah, sì! E come non mi ricordo Eugenia... (tendendo la mano a Eugenia) Ciao Eugenia, sempre giovane... ma a te gli anni non ti passano mai?

EUGENIA: Tu non li vedi, ma cavolo se passano... passano, passano... e purtroppo non tornano neanche se li chiami a squarciagola. Non ti sentono proprio.

NOTAIO: Ma la vecchiaia non è una malattia...

GUELFO: Non sarà una malattia, però ci si muore.

ZANOTTI: Beh, lasciamo perdere... piuttosto, mettiamoci seduti intorno al tavolo, mio cugino mi deve anche far vedere un po' di fotografie di quando eravamo giovani... su, venite, che stiamo più comodi.

(Zanotti, Guelfo, Eugenia e il Notaio si mettono seduti intorno al tavolo)

DIRETTRICE: Allora vi lascio soli, state comodi e parlate tranquillamente... anzi, vi chiudo la porta così non vi disturberà nessuno.

NOTAIO: Grazie dottoressa, è molto gentile.

DIRETTRICE: Ci mancherebbe, i parenti dei nostri ospiti sono sacri.

(la Direttrice esce dalla stanza)

ZANOTTI: Notaio, bisogna far presto, perché se rientrano Emma e Palmina, questa procura la conosceranno anche in Australia...

NOTAIO: Emma e Palmina? E chi sono?

GUELFO: Due macchine da guerra!

NOTAIO: Va bene, io ho preparato tutto, mi mancano solo i dati e poi possiamo firmare. (guardando i tre) Chi è il procuratore?

GUELFO: (con tono impaurito) Il procuratore?! Ecco, vedi, lo sapevo che si metteva male... quando cominciano ad entrare in gioco i procuratori... non è che qua si va in galera?!

(il Notaio lo guarda in modo interrogativo)

ZANOTTI: Ma no, che hai capito? Non è il procuratore...

GUELFO: (interrompendolo) Come non è il procuratore?

ZANOTTI: Questo mi fa diventare scemo. Quello che intendi tu è il Procuratore della Repubblica, che non c'entra niente con il procuratore che diciamo noi... il nostro procuratore è quello che prenderà la procura, cioè tu!

GUELFO: Ah! E spiegatevi meglio... il procuratore...

NOTAIO: Allora... lei signora vuole vendere il suo appartamento, e per effettuare la vendita dà la procura a...

ZANOTTI: (indicando Guelfo) A lui.

NOTAIO: Bene, allora cominciamo a redigere la procura.

(il Notaio tira fuori dalla borsa un fascicolo)

Ho preparato tutto, basta aggiungere solo i dati e firmare. La signora Eugenia?...

EUGENIA: Sono io.

ZANOTTI: Sì, ma come ti chiami?

EUGENIA: Come sarebbe a dire come mi chiamo? Mi chiamo Eugenia!

ZANOTTI: Il cognome!

EUGENIA: Ah, il cognome... da signorina o da sposata?

NOTAIO: Tutti e due.

EUGENIA: Eugenia Battilà da signorina, da sposata ho preso Fughetta.

GUELFO: Avevi paura che ci ripensava?

NOTAIO: Allora... la signora Eugenia Battilà, vedova Fughetta, nata a ...?

EUGENIA: Grottazzolina.

NOTAIO: Il...?

EUGENIA: Il 22 febbraio 1937.

NOTAIO: Delega il signor...?

ZANOTTI: Dai Guelfo, tocca a te.

GUELFO: Giuseppe Palmieri.

ZANOTTI: (con tono interrogatorio) Giuseppe?

GUELFO: Sì, non lo sapevi? Io mi chiamo Giuseppe, mica Guelfo. Guelfo è un soprannome che c'ho da quando ero bambino.

NOTAIO: Allora, delega il signor Giuseppe Palmieri...

ZANOTTI: Aspetti, aspetti, notaio... (rivolgendosi a Guelfo con tono indagatorio) Tu non ti chiami Guelfo?

GUELFO: No. Anche se ormai mi ci chiamano tutti. Sono talmente abituato che quando qualcuno mi chiama con il mio vero nome, neanche gli rispondo.

ZANOTTI: E come mai hai questo soprannome?

GUELFO: Perché quando sono nato mio padre voleva darmi il nome di mio nonno paterno, Giuseppe... mentre mia madre quello di mio nonno materno, Guelfo...

ZANOTTI: E allora?

GUELFO: Alla fine ha deciso mio padre con quattro cazzotti sul tavolo e due bestemmie... Però, siccome spesso era sbronzo, mia madre mi chiamava sempre Guelfo, tanto che tutti pensavano che mi chiamassi così...

NOTAIO: (spazientito) Quando avete finito, ditemelo, così posso andare avanti.

ZANOTTI: (sospirando) Abbiamo finito, abbiamo finito...

NOTAIO: Bene. Allora ricapitoliamo. La signora Eugenia Battilà, vedova Fughetta, nata a Grottazzolina il 22 febbraio 1937, delega il signor Giuseppe Palmieri, nato a...?

GUELFO: A Fermo, il 14 giugno 1938.

ZANOTTI: A Fermo?

GUELFO: Sì, a Fermo.

ZANOTTI: Sei sicuro?

GUELFO: Certo che sono sicuro!

ZANOTTI: (guardandolo con circospezione) Con te non si può mai sapere...

NOTAIO: Su, sbrighiamoci, che potrebbe entrare qualcuno. Allora... delega il signor Giuseppe Palmieri, nato a Fermo il 14 giugno 1938, alla vendita dell'immobile sito in via...?

EUGENIA: Via Sandro Pertini numero 149.

NOTAIO: ...Sandro Pertini numero 149... (il Notaio prende alcuni fogli) partita 5728, foglio 12, particella 129 sub 3. (pausa)

Allora, signora Battilà, è sicura di dare la procura a Palmieri Giuseppe?

(Eugenia guarda il geometra)

ZANOTTI: Che fai, mi guardi? Digli di sì.

EUGENIA: Sì, sì, sono sicura!

NOTAIO: Allora dovete mettere le firme.

GUELFO: Aspetti notaio, che prendo gli occhiali... dopo una certa età Dio ci fa vedere meno...

NOTAIO: Dio che c'entra? E' un processo naturale.

GUELFO: No no, è proprio Dio a farci questo regalo...

NOTAIO: Chiamalo regalo...

GUELFO: Eh sì, proprio un regalo. Quando siamo vecchi Dio fa in modo che ci si indebolisca la vista, così quando ci guardiamo allo specchio possiamo dire di non essere cambiati rispetto a dieci anni prima...

NOTAIO: Va bene, procediamo con le firme. Lei signor Palmieri firmi qui... qui... e qui. Lei signora Battilà deve firmare qui... qui... e qui.

(Guelfo e Eugenia mettono le firme)

Allora è tutto a posto. Abbiamo la procura. Giovedì prossimo, alle 15, dovranno venire nel mio studio il signor Palmieri e l'acquirente per redigere l'atto di vendita. Ci sono domande?

(entra Palmina)

PALMINA: Eugenia, neanche mi hai salutato.

EUGENIA: Mi sono messa a parlare col dottore...

PALMINA: Il dottore?... (si avvicina al Notaio) Lei è dottore?

NOTAIO: Sì.

PALMINA: Senta, dottore, come mai è un periodo che ho il sangue alto?

GUELFO: Perché prima abitavi a Porto San Giorgio e adesso stai a Fermo... anche il sangue si è alzato.

NOTAIO: No, signora, non sono un medico... sono dottore ma non sono un medico. I dottori non sono solo medici.

(Palmina non capisce e fa una smorfia)

GUELFO: (rivolgendosi a Palmina) Palmina, lascia perdere, sono discorsi complicati.

NOTAIO: (rivolgendosi a Guelfo e Eugenia) Va bene... ci sono domande?

ZANOTTI: No, nessuna domanda. Ci vediamo giovedì alle 15. Guelfo lo accompagnerò io... Venga Notaio, le faccio strada...

GUELFO: (rivolgendosi al Notaio) Scusi Notaio, dove ce l'ha lo studio?

NOTAIO: In centro, vicino piazza... sotto ho lo studio e sopra l'abitazione.

GUELFO: Casa e bottega.

NOTAIO: Eh sì, anche se con tutti gli appuntamenti che ho, casa mia è diventata...

GUELFO: Una casa d'appuntamenti!

(il Notaio si avvicina alla porta insieme a Zanotti)

EUGENIA: Aspettate, vengo anch'io, tanto fra poco arriva mia figlia...

(il Notaio saluta tutti ed esce dalla stanza insieme a Zanotti ed Eugenia)

(Guelfo e Palmina restano soli)

PALMINA: Senti Guelfo, ma chi era quello?

GUELFO: (prendendo un giornale in mano) Il cugino del geometra Zanotti.

PALMINA: E' un dottore?

GUELFO: E' un uomo di legge.

PALMINA: Un avvocato.

GUELFO: Tipo un avvocato. Diciamo... uno che difende i clienti dai figli stronzi.

PALMINA: Difende solo quelli? E come mangia?

GUELFO: Mangia, mangia... caspita se mangia!

SIPARIO


ATTO TERZO

La scena si apre nella sala-tv della Casa di riposo.

Entra Guelfo cantando ad alta voce.

GUELFO: Domenica è sempre domenica / si sveglia la città con le campane...

(entra la Direttrice)

DIRETTRICE: Vedo che oggi sei allegro...

GUELFO: Beh, sono contento che ritorna Eugenia... un pochino c'è mancata. Noi ci vogliamo bene, siamo tutti... come si dice? sull'ultimo corridoio della vita... con una porta aperta davanti e una chiusa dietro... dobbiamo volerci bene.

DIRETTRICE: Eugenia dovrebbe venire tra poco. La dovevano portare stamattina, poi la figlia ha avuto un contrattempo e ha dovuto posticipare... comunque starà per arrivare.

GUELFO: Ho la vaga sensazione che la figlia sia un po' arrabbiata... vero dottoressa?

DIRETTRICE: E' stata costretta a riportarla, anche perché dopo che Eugenia ha venduto la casa a loro insaputa, si sono trovati senza casa e con un affitto da pagare, e siccome il marito della figlia in questo momento non lavora, sono riusciti soltanto a prendere in affitto un piccolo appartamento, credo di una cinquantina di metri quadrati, con camera, saletta e servizi... e dove la mettono Eugenia?

(entra Zanotti)

ZANOTTI: (a voce alta, quasi recitando) Chi di spada ferisce, di spada perisce!

GUELFO: (indicando teatralmente Zanotti) Giacomo Leopardi!

ZANOTTI: State aspettando Eugenia?

DIRETTRICE: Sì, dovrebbe arrivare fra poco. Vado a vedere.

(esce la Direttrice)

ZANOTTI: (con enfasi) Siamo stati grandi! Nemmeno la CIA avrebbe organizzato un piano così perfetto.

GUELFO: Non è che quelli ci hanno ripensato e si tengono Eugenia a casa?

ZANOTTI: Ma va!... E dove la mettono? Se è vero che anche il figlio dovrà dormire su una brandina in soggiorno, l'unico posto-letto disponibile è la vasca da bagno.

GUELFO: Non mi meraviglierei se gli proponessero di dormire lì.

ZANOTTI: C'hanno provato... nel senso che hanno provato a collocarla in qualche angolo di casa, ma un'anziana è come una bambina, deve essere tutelata, e i servizi sociali hanno detto che quella casa è al massimo per tre persone...

(entra Nicole con passo elegante, Guelfo la segue con lo sguardo)

NICOLE: Avete visto per caso una spazzola?

GUELFO: Sì, ti cercava... le ho detto che eri di sopra e se n'è andata.

(Nicole lo guarda con sufficienza ed esce dalla stanza)

ZANOTTI: Guelfo, andiamo di sopra, che ti faccio vedere i gol del derby.

GUELFO: Sì, andiamo... andiamo a vedere questi gol... per sfottermi le pensi tutte...

(Guelfo e Zanotti escono)

(dopo un po' entrano la Direttrice e Eugenia)

DIRETTRICE: (facendo strada ad Eugenia) Vieni Eugenia... sei contenta di ritornare con noi?

EUGENIA: Sono proprio contenta... non vedevo l'ora. Il libretto ce l'ha lei, vero dottoressa?

DIRETTRICE: Sì, l'ho chiuso a chiave nel cassetto del mio studio, dopo lo vado a prendere. Però... gliel'hai fatta grossa a tua figlia...

EUGENIA: Così la prossima volta ci penseranno prima di riportarmi a casa. Gliel'avevo detto: voglio stare qua! Ho ancora pochi anni da vivere e voglio passarli con la gente che mi vuole bene...

DIRETTRICE: Ma tua figlia ti vuole bene, e il gesto che farai ti fa onore, vuol dire che l'ami anche tu.

(la Direttrice abbraccia Eugenia)

Adesso fammi andare che tua figlia e il marito sono rimasti in sala d'aspetto... li faccio entrare.

(entra Guelfo)

GUELFO: Eugenia, ce l'hai fatta a ritornare! Almeno abbiamo il quarto per giocare a briscola, altrimenti ci tocca giocare con quelle due cornacchie... stanno sempre a chiacchierare: ciù, ciù ciù, ciù... quell'altra sta sempre a pettinarsi... se quei capelli potessero parlare...

EUGENIA: Dov'è il geometra?

GUELFO: Era di sopra con Saverio... vieni, andiamo a chiamarli.

(Guelfo e Eugenia escono dalla stanza)

(entrano la Direttrice, la figlia di Eugenia e il marito)

DIRETTRICE: Venite, prego, accomodatevi. Aspettate qui che vado a fare una telefonata, poi chiamiamo Eugenia. Con permesso...

(la Direttrice esce)

GENERO DI EUGENIA: Certo che tua madre non doveva farci questo scherzo.

FIGLIA DI EUGENIA: (nervosamente) Ma stai zitto! Almeno stai zitto... adesso va a finire che la colpa è di mia madre, non la tua che un giorno lavori e dieci vai a spasso...

GENERO DI EUGENIA: Che c'entra, mica è colpa mia se la fabbrica ha ridotto il personale...

FIGLIA DI EUGENIA: Però quelli che hanno voglia di lavorare li hanno tenuti tutti... hanno licenziato solo gli scansafatiche!

(entra Guelfo, osserva i due e si mette in poltrona a leggere il giornale)

FIGLIA DI EUGENIA: (avvicinandosi a Guelfo con fare circospetto) Scusi, le posso fare una domanda?

GUELFO: Basta che non me la fa difficile... per le domande difficili c'è il geometra.

FIGLIA DI EUGENIA: In questo Istituto c'è un certo Giuseppe Palmieri?

GUELFO: (facendo finta di pensare) Giuseppe... Giuseppe...

FIGLIA DI EUGENIA: Palmieri.

GUELFO: No, non mi risulta.

FIGLIA DI EUGENIA: Ne è sicuro? A me invece risulta che qui c'è un signore che si chiama Giuseppe Palmieri... lei come si chiama?

(la donna lo guarda scrutandolo da capo a piedi e lui, sentendosi osservato, fa delle mosse imbarazzate)

(entra la Direttrice)

DIRETTRICE: Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì, devo andare a prendere una cosa per voi.

FIGLIA DI EUGENIA: Per noi?

DIRETTRICE: Sì, per voi. Guelfo, mi puoi accompagnare?

GUELFO: (rivolgendosi alla figlia di Eugenia) Ha visto? (imitando la Direttrice) «Guelfo, mi puoi accompagnare?»... Mica ha detto Giuseppe... Mi chiamo Guelfo...

(mentre segue la Direttrice) qui Giuseppe c'è solo quando facciamo il presepio...

(la Direttrice e Guelfo escono)

GENERO DI EUGENIA: Mi sembra una gabbia di matti...

FIGLIA DI EUGENIA: Chissà che mi dovrà dare la Direttrice...

GENERO DI EUGENIA: Forse qualche documento...

FIGLIA DI EUGENIA: Stiamo un po' a vedere... mamma chissà dove sarà andata?!

GENERO DI EUGENIA: Mi sembra che questi vecchi siano ridiventati bambini... giocano come i bambini...

(entra la Direttrice)

DIRETTRICE: Allora... sua madre mi ha detto di darle questo.

FIGLIA DI EUGENIA: Cos'è?

DIRETTRICE: Un libretto postale.

FIGLIA DI EUGENIA: (con sorpresa) Un libretto postale?

DIRETTRICE: Lo apra.

(la Figlia di Eugenia apre il libretto, il marito si fionda a guardare)

FIGLIA DI EUGENIA: (impietrita) Che significa questo?

DIRETTRICE: Significa che sua madre ha versato su questo libretto tutti i soldi ricavati dalla vendita della casa, e lo ha intestato a lei.

FIGLIA DI EUGENIA: Mamma...

DIRETTRICE: Ha detto che con questi soldi potrete ricomprarvi una casa più grande e vivere tranquilli senza più pagare l'affitto.

GENERO DI EUGENIA: (rivolgendosi alla moglie) Così tua madre potrebbe tornare con noi...

FIGLIA DI EUGENIA: (con tono deciso) No! Mamma resterà qui. Tu le cose le hai sempre capite tardi.

(la Direttrice annuisce)

(squilla il cellulare della Figlia di Eugenia)

FIGLIA DI EUGENIA: Scusate... Pronto? Sì, siamo qui all'Istituto, vieni quando vuoi... (chiude la telefonata e si rivolge al marito) Era tuo figlio, vuole venire a salutare la nonna.

DIRETTRICE: Bene. Lo aspettiamo.

(entrano Palmina e Emma)

PALMINA: Buonasera.

EMMA: Buonasera.

DIRETTRICE: Queste sono Emma e Palmina, due nostre ospiti.

PALMINA: (rivolgendosi alla Direttrice) Quanto sono stata contenta che Eugenia è tornata... siamo state di sopra a chiacchierare... abbiamo ancora un sacco di cose da raccontarci...

EMMA: Eugenia ci ha raccontato tutta la storia, siamo state due ore a parlare...

FIGLIA DI EUGENIA: E che vi ha detto?

DIRETTRICE: (rivolgendosi alla Figlia di Eugenia) Un'altra volta, signora, adesso Emma e Palmina devono andare in chiesa a cambiare l'acqua ai fiori... vero ragazze?

PALMINA: Se proprio ci dobbiamo andare... andiamo.

EMMA: Su, andiamo, che qua ci trovano sempre qualcosa da fare.

(Emma e Palmina escono dalla stanza)

(entrano Zanotti e Eugenia)

ZANOTTI: (parlando con Eugenia) Vieni Eugenia, stasera in televisione fa il Commissario Montalbano... ti piace sempre, no?

EUGENIA: E come no?! (guardando verso la figlia e il genero) Anche se per un anno l'ho seguito poco... sai, la luce costa e la televisione consuma...

ZANOTTI: Non ti preoccupare, te li farò rivedere tutti sul computer.

EUGENIA: Magari...

DIRETTRICE: (rivolgendosi alla Figlia di Eugenia) Ha visto? Sono come i ragazzi, ci vuole poco per riprendere i loro rapporti... poi sua madre e il geometra Zanotti sono andati sempre d'accordo...

GENERO DI EUGENIA: Eugenia, hai visto mai... se ti dovessi risposare, puoi sempre tornare a casa...

(Eugenia fa un gesto di disaccordo verso il genero)

ZANOTTI: A Eugenia le vuole bene tutti, non solo io... vero Eugenia?

EUGENIA: Fallo parlare, fallo parlare... che ogni volta che parla perde sempre un'occasione per starsene zitto.

ZANOTTI: Va bene, Eugenia, ti lascio con tua figlia e tuo genero... magari avete tante cose da dirvi...

(rivolgendosi alla figlia e al genero di Eugenia) Signori, buonasera, è stato un piacere.

(la figlia e il genero di Eugenia salutano Zanotti)

(esce Zanotti)

DIRETTRICE: Ha ragione il geometra, anch'io vi lascio soli, così potete parlare con calma... poi magari ci vediamo prima che andate via.

FIGLIA DI EUGENIA: Ah, dottoressa... dovrebbe venire mio figlio...

DIRETTRICE: Tranquilla, non si preoccupi, quando arriva lo farò venire qui da voi. Con permesso...

(esce la Direttrice)

FIGLIA DI EUGENIA: Mamma...

EUGENIA: Che c'è?

FIGLIA DI EUGENIA: Perché mi hai lasciato i soldi?

EUGENIA: Perché sei mia figlia, e io sono vecchia.

GENERO DI EUGENIA: Beh, potevi...

(la figlia di Eugenia fa un gesto al marito perché smetta di parlare)

EUGENIA: A me i soldi non servono... io ho solo bisogno di tranquillità, e a casa non ce l'avevo.

FIGLIA DI EUGENIA: Mamma, se ho sbagliato...

EUGENIA: No, non hai sbagliato... sei solo una povera crista e lo è ancora di più l'uomo che hai sposato...

(il genero di Eugenia guarda in basso imbarazzato)

Io e tuo padre ci siamo tolti il pane di bocca per non farti mai mancare nulla... ti abbiamo cresciuto, abbiamo fatto i sacrifici, ci siamo comprati l'appartamento e per una vita abbiamo pagato il mutuo... Pover'uomo... quanto ha lavorato! Voleva darti un futuro, vederti sistemata... Sei l'unica figlia che ho, a chi lo dovevo lasciare se non a te?... Però tu non puoi farmi soffrire perché tuo marito non lavora e non arrivate a fine mese... io vi do tutto, ma la libertà no, quella non me la sono fatta togliere mai da nessuno... fatemi vivere in pace questo poco tempo che mi resta... col geometra che mi racconta tante cose, con quel mattacchione di Guelfo che mi fa ridere e mi tira su il morale, con quella povera Nicoletta che quando parla del figlio si mette a piangere... e con Saverio, che è l'uomo più buono del mondo... lasciatemi vivere con loro. Voi ricompratevi la casa e cercate di vivere sereni... i soldi per il funerale li ho già dati all'Istituto, penseranno a tutto loro, voi non dovete preoccuparvi nemmeno della cassa da morto... poi, se volete dirmi una preghiera...

FIGLIA DI EUGENIA: (asciugandosi le lacrime) Ma che dici, mamma...

(entra il Nipote di Eugenia)

NIPOTE DI EUGENIA: Nonna!

EUGENIA: Amore mio! Vieni qui da nonna. Abbracciami.

(nonna e nipote si abbracciano)

NIPOTE DI EUGENIA: Come stai, nonna?

EUGENIA: (sorridendo al nipote) Come vuoi che sto? Come una vecchia...

FIGLIA DI EUGENIA: Mamma, io...

EUGENIA: No, non dire niente, adesso torna a casa e domani cerca un appartamento comodo per voi tre... (guardando il genero con aria severa) e mi raccomando, se qualcuno ti dovesse dire di non comprarlo perché i soldi vi fanno comodo, digli che il lavoro nobilita l'uomo... adesso vai, andate.

(la figlia abbraccia sua madre)

GENERO DI EUGENIA: Ciao Eugenia, e... grazie.

EUGENIA: (rivolgendosi al genero) E' ora che tu diventi un uomo, che smuovi il culo e ti sporchi le mani... un uomo deve pensare alla sua famiglia.

FIGLIA DI EUGENIA: (rivolgendosi al marito) Su, andiamo, a tuo figlio lo aspettiamo di là... Ciao mamma. (abbraccia sua madre)

NIPOTE DI EUGENIA: Parlo due minuti con nonna e poi vi raggiungo.

(escono dalla stanza la figlia e il genero di Eugenia)

EUGENIA: Amore di nonna...

NIPOTE DI EUGENIA: Mi è dispiaciuto tanto che hai venduto la casa tua e di nonno...

EUGENIA: Adesso ve la ricomprerete. Ho dato tutti i soldi della vendita a tua madre.

NIPOTE DI EUGENIA: Non è la stessa cosa...

EUGENIA: Nella vita non è mai la stessa cosa per niente... anche qui non è la stessa cosa di un anno fa. Quando si sbaglia e si ritorna indietro, non è mai la stessa cosa... non bisognerebbe mai sbagliare, ma questo, nonna, nella vita non è possibile.

NIPOTE DI EUGENIA: Tu devi capirli, nonna, la crisi è nera e babbo non lavora...

EUGENIA: Tuo padre non vuole lavorare... Comunque ormai abbiamo risolto, sempre sperando che tuo padre non convincerà tua madre a tenere i soldi nel libretto e a spenderli un po' alla volta...

NIPOTE DI EUGENIA: Speriamo di no... però loro ti vogliono bene...

EUGENIA: Amore di nonna, io non ho studiato, sono ignorante, però ricordati una cosa: l'amore fa star bene, e se non fa star bene si tratta di un sentimento diverso... adesso vai, altrimenti tuo padre e tua madre chissà che penseranno...

NIPOTE DI EUGENIA: (abbracciando la nonna) Ciao, nonna...

EUGENIA: Ciao. Mi raccomando, studia. Io non so se ti ricorderò sistemato...

NIPOTE DI EUGENIA: Ma che dici... certo che ti ricorderai.

EUGENIA: Vai, che ti stanno aspettando.

NIPOTE DI EUGENIA: Ciao nonna.

EUGENIA: Ciao tesoro.

(il nipote esce e si ferma sulla porta. Si gira verso la nonna)

NIPOTE DI EUGENIA: Ti voglio bene, nonna.

EUGENIA: Anch'io.

(il nipote sta per andarsene, quando la nonna improvvisamente lo chiama)

EUGENIA: Marco!

NIPOTE DI EUGENIA: (si volta verso la nonna) Dimmi, nonna.

EUGENIA: Ti volevo dire... non ti dimenticare di nonna.

(il nipote le manda un bacio ed esce)

SIPARIO


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