Scritture scriteriate

Io, Maigret di provincia?


La vita in provincia da sempre offre meno possibilità di quella in una qualche importante città. Anche se i cinema chiudono, i teatri sono in crisi, le biblioteche ovunque mancano di personale e finanziamenti adeguati, l'offerta di servizi e di possibilità in una grande città sono superiori a quelli offerti da piccoli centri in provincia. Eppure, e non mi si accusi di retorica delle piccole cose, qualcosa di buono puoi trovarlo anche in un paese o in una cittadina. Qualcosa che attiene ai rapporti umani.

Anche un bar in provincia può funzionare da luogo che sia segno di un migliore stile di vita. Un caffè magari a credito (perché la barista ti conosce e sa che il giorno dopo pagherai), una chiacchierata iniziata con lo sport che poco alla volta si volge ad altri argomenti (anche letterari e artistici), una richiesta di informazioni o consigli su dove acquistare a poco ortaggi più buoni fanno nascere vere amicizie. Da pensionato che frequenta più assiduamente i luoghi del caffè in pochi mesi ho incontrato molte diverse e belle persone. Quella gente semplice che ti invoglia a smettere ogni presunzione, fatta di pensionati o persone che lavorano e vivono giorno per giorno, sapendosi godere quel passaggio rituale al bar di fiducia. Ti senti uno di loro, capisci che la vita è fatta di piccole cose quotidiane. In tal senso un personaggio come l'amato Maigret di Simenon è emblematico. Ripensate a Gino Cervi che lo ha interpretato per anni.

C'è una scena in cui in un bar parigino il commissario (che sogna sempre la pensione e una casetta in campagna) consuma una colazione, in piedi. Si muove lentamente, si guarda intorno con movimenti rallentati. Sul bancone vede delle uova sode, ne sceglie una, la picchietta per sbucciarla e se la pappa con gusto. In quel momento è un pubblico ufficiale che inizia la giornata di lavoro ma si comporta come farebbe l'operaio, o l'impiegato, o il pensionato che frequentano quello stesso bar. Con semplicità di gesti (popolari mi viene da dire) Maigret è come gli altri avventori, sa godere di piccole cose, instaura rapporti umani con chi gli serve un grog o con qualche cliente.

Nella Parigi di allora era possibile ancora vivere questi momenti oppure entrare in locali frequentati da grandi scrittori filosofi, artisti, musicisti. Una Parigi che non esiste più da decenni. Non credo che Maigret, che di fatto vive la città come un provinciale, oggi vi troverebbe gli stessi luoghi, le stesse persone e cibi e vino bianco fresco. Oggi secondo me si troverebbe meglio in un bar di provincia.