Scritture scriteriate

Un sogno

Una bella giornata di sole. Ero in treno col mio libro passatempo. Mentre alternavo la lettura a uno sguardo al veloce panorama, alzo gli occhi. Un signore si era seduto davanti a me. Mi guardava, anzi mi fissava con volto pacifico. Faceva intendere che volesse attacar discorso. Viso grande, incorniciato da barba folta e bianca, quasi monastica pensai. Gli occhi vi brillavano di una luce che anticipava il sorriso tra il gioioso e il melanconico. Una bella faccia, insomma.

Vestiva semplicemente, tanto che non me ne ricordo i particolari. La barba prevaleva, poi i capelli, lunghi, mossi, un cespuglio. Aveva occhiali che ogni tanto toglieva per pulirli, meccanicamente, come un passa e ripassa su una superficie da levigare e far risplendere. A tratti dagli occhi, protetti dalle lenti, partivano lampi chiari, quasi lo scintillio di un diamante. Insomma, mi sembravadi trovarmi dinanzi a un personaggio. Per un po' nessuna parola era intercorsa tra noi, solo uno scambio di sguardi. Lui sempre più propenso a iniziare un qualche discorso; io sempre più incuriosito da ciò che sembrava volesse comunicarmi. Ma cosa poteva dirmi questo sconosciuto se non affermare qualcosa sul bel tempo invernale, sui cambi repentini di stagione, o le solite tiritere su quanto tutto sia cambiato da quando si era giovani? D'un tratto l'uomo iniziò a parlarmi con molta serietà. «L'ho osservata mentre leggeva. Ma era distratto dal panorama» – dice – «il che mi ha fatto pensare che lei sia la persona giusta per raccontarle un mio sogno».

Tacevo, ma la mia reazione silenziosa deve averlo invogliato ancor più a rivelarmi il contenuto del suo sogno. Mi dissi ben felice di ascoltarlo. Anzi, glielo dissi apertamente e lui ribadì che si trattava proprio di un sogno. Me lo voleva raccontare perché convinto che lo avrei ascoltato senza interromperlo e prendendolo con serietà. Dopo qualche tempo ho ricordato la sua narrazione, ma oggi riesco a riportarla sulla carta sia pure non sappia se tralascerò particolari importanti. È come se col suo racconto l'uomo del treno mi abbia voluto creare il rovello di farlo conoscere ad altri. D'altra parte non credo di infrangere un patto che mi leghi al segreto; non potrei neppure fornire qualche particolare che permetta di individuarlo; né lui conosce il mio nome, né io il suo. «Sono passati miliardi di anni da quando il Creatore ha fatto scendere sulla terra suo figlio Gesù per insegnarci come essere nella vita per poter accedere al regno di Dio, e perché, se così non fosse, si ritornerebbe sulla terra, non avendo superato l'esame per accedere al Paradiso. L'universo si sta diradando; la galassia, la via lattea e alla fine Andromeda la distruggeranno; il sole presto esploderà e distruggerà la terra; le galassie non si vedono più nell'orizzonte dello spazio profondo. Ora sulla terra sono rimaste poche migliaia di anime pronte al giudizio finale. Il Demonio è stato sconfitto; è rimasto solo sulla terra. L'umanità è salva. Tutti sono partiti.

A questo punto del sogno inizia un monologo del Demonio: che dice: "Padre perché mi lasci qui da solo. Dai, non fare così, vienimi a prendere, non lasciarmi da solo! Dai, sono cambiato, perdonami!". Il Demonio è convinto di non venire abbandonato, spera che Dio lo ascolti, e gli risponda; aspetta. Il Demonio continua a sperare di essere ascoltato e insiste: "Padre, dai, non facciamo scherzi; dai, ti prego, vienimi a prendere; dai portami a casa; giuro che sono cambiato; non lasciarmi qui, dai!".Dio è lì che aspetta e il Demonio comincia a strillare, a chiedere aiuto, ma nessuno gli risponde. Capisce allora di essere inesorabilmente solo e che la sua cattiveria non ha più senso. Si sente perso in un mondo che alla fine verrà distrutto definitivamente. Piange e comincia a riguardare se stesso, considera la propria inutile esistenza. Intorno regna il silenzio; il Demonio è esausto; piange ancora così tanto che regredisce, diventando sempre più consapevole della sua vita di inutile malvagità. Piange il suo pianto e, disperato, sente che non ha più speranza. E mentre continua a piangere diventa sempre più piccolo tanto che il suo pianto si trasforma in quello di un neonato. Adesso è diventato così piccolo che il suo è il pianto di un innocente. È a questo punto che Dio finalmente ridiscende sulla terra, vede il neonato, lo prende con sé e lo porta in cielo e lo depone nella stanza dei neonati dove io sono già stato.

Il sole si sta trasformando da idrogeno in elio, sta per gonfiarsi, sta per esplodere. La galassia Andromeda ha raggiunto la via lattea; stelle, pianeti buchi neri si scontreranno gli uni con gli altri: tutto esploderà».
Fine del sogno