Scritture scriteriate

La vera Festa della Donna è una Festa di Liberazione

La festa della donna ricorre ogni 8 marzo. Mimose, retorica, buoni propositi, molta memoria e storia che però non trovano un vero sbocco fattivo.

Ma non è per questo che a volte dubito dell'utilità di questa festa. O meglio, non solo per questo. In vero mi piacerebbe che la donna (le donne) venga ricordata all'interno di altre feste. Per l'appunto trovo più appropriato ricordare che le donne esistono in tutta la loro realtà, senza retorica ma nella considerazione del posto fondamentale che hanno avuto nella storia e che quindi bisogna riappropriarsi di una memoria larga e al contempo specifica che ha visto le donne fondamentali nella lotta di Liberazione.

Ma di quale liberazione parliamo? Certo, mi si potrebbe far notare che i movimenti femminili dalla fine dell'Ottocento e soprattutto dagli anni '70 del Novecento miravano ad una liberazione della donna dalle costrizioni della società maschilista. E qui non se tosce, dicendolo in dialetto. Niente da dire se non riaffermare principi di giusta lotta per l'autodeterminazione femminile anche nella società italiana che deve ancora fare strada per costruire una democrazia fattiva, concreta e pur sempre in movimento per migliorarsi. Non sto neppure qui a sostenere che non ci siano motivi storici per aver istituito la festa dell'8 marzo, legata ad un tragico evento. Ma mi piace sottolineare che se di liberazione dobbiamo parlare, allora facciamolo innanzitutto nel riconoscere una volta per tutte l'apporto dato da tantissime donne italiane nella lotta di Resistenza passiva e attiva dal 1943 al 1945. Contadine che mandavano avanti la famiglia in assenza dei maschi, oppure che cercavano di sottrarre raccolti e bestiame ai tedeschi in ritirata, coadiuvati dai nostrani fascisti. Ma fin qui stiamo considerando un elemento che non è del tutto attivo quanto la partecipazione alla lotta militare, a cui esse dettero il loro contributo.

Non solo donne che operarono come staffette partigiane, rischiando la cattura, la tortura, la morte, ma anche donne soldatesse, alcune con ruoli di comando. Donne a cui per decenni non è stato riconosciuto questo ruolo a partire dalla politica (poche le elette nel primo Parlamento postfascista) ma pure dalla storiografia. Oggi sappiamo quanto invece esse abbiano contribuito alla Liberazione nazionale, quindi penso che la Festa del 25 Aprile le debba comprendere più esplicitamente, e ritengo che questo abbia valore forse superiore all'8 Marzo delle mimose. Ma poi mi viene in mente un altro caso storico del secolo scorso: la guerra del Vietnam. Ad essa le donne parteciparono militarmente ancora di più delle italiane durante la Resistenza. Erano tutte chiamate a imbracciare un fucile, a catturare nemici, ad abbattere aerei americani. È stata non a caso una donna a girar un film documentario straordinario in bianco e nero sulle vietnamite che furono protagoniste della Liberazione dall'Imperialismo americano. Quindi Festa della Liberazione come festa della donna. Perché non farci un pensierino quest'anno? E per concludere, anche quella dei lavoratori, il 1 Maggio, è festa tutta loro e, in nome di questa mia provocazione, perché non operare concretamente per lo sviluppo delle donne italiane in quanto lavoratrici e madri accanto ai lavoratori e padri. Queste feste dovrebbero riportare all'attualità politica un problema riguardante il lavoro nel settore privato che è ancora sotto gli occhi di chiunque: le donne contano meno degli uomini. Non è questione di banali quote rosa. Questo umilia le donne. Potrebbe assicurare loro un posto anche non meritato. È questione che ci sono donne che potrebbero occupare posti anche meglio degli uomini. E, per tornare alla politica, a quando un Presidente delle Repubblica donna? Perché una straordinaria donna come Rosy Bindi è finita nel dimenticatoio? Ho la triste certezza che si stia ripetendo ciò che accadde parecchi anni fa quando venne scartata la partigiana cattolica e democristiana Tina Anselmi dalla possibile elezione. Me ne sarei sentito rappresentato più e meglio che da un Cossiga e persino di un Napolitano.

Festeggiamo pure il 25 Aprile, ma premiamo sui nostri politici affinché le donne conquistino spazi a loro adeguati per conoscenze, capacità, intelligenza, senso morale. Non sarebbe solo un riconoscimento alle donne, ma una soluzione vantaggiosa per tutta la società, nello spirito fondamentale della Costituzione repubblicana e antifascista.

Buon 25 Aprile a tutti. Buona Festa della liberazione a tutte le donne.