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a cura di Maurizio Minnucci

La stazione di Zima

La stazione di Zima è una di quelle canzoni che ascolto sempre con grande commozione. Zima è una cittadina della Siberia e Vecchioni l'ha eletta protagonista di una sua canzone contenuta nell'album El bandolero stanco del 1997. Quando il professore, qualche anno fa, fu candidato al Nobel per la Letteratura, citò questa canzone come la massima espressione della sua arte.

La canzone racconta di una persona che conversa con Dio circa l'opportunità di scegliere dove e quando interrompere il viaggio che ciascuno di noi ha intrapreso nel venire al mondo. Dio gli risponde che non è una richiesta ma un vincolo quello di non poterlo fare come uomo e gli dice appunto, simbolicamente, di non scendere a Zima, una stazione decadente, dove c'è un solo vaso di gerani e poi più nulla, come coronamento della fine del viaggio più importante.

Forse è un Dio magnanimo che invita l'uomo a non scendere, perché probabilmente ha immaginato per lui una stazione di arrivo diversa sia nel tempo che nel luogo. Invece l'uomo (che si definisce "solo un uomo") decide di non ascoltare il consiglio di Dio e di scendere ugualmente, e in questa decisione sembra concretizzarsi la pienezza dell'intera umanità, lì, proprio a Zima, nell'incontro con la morte.

Questo incontro è "consistenza lieve delle foglie", che ci accomuna nella consapevolezza della nostra finitezza, che raggiungiamo "tenendoci per mano" e tenendo ben presente che "l'importante è la mia vita finché sarà la mia".

Il racconto di come il cantautore immagina quella svolta finale prosegue fino alla chiusa, che avvalora la forza della scelta e del decidere da sé per se stesso: io, uomo, ho deciso della mia vita, con gli strumenti che la mia imperfezione umana mi dà; non ho null'altro da chiedere a me stesso e con ciò Vecchioni sembra sottolineare che questa scelta, come di ogni scelta autonoma e fatta secondo coscienza, Dio non possa che compiacersene e, rivolgendosi proprio a lui, dice:

"…Guardami, io so amare soltanto come un uomo, guardami, a malapena ti sento, e tu sai dove sono… ti aspetto qui, Signore, quando ti va, alla stazione di Zima…"

La stazione di Zima è una preghiera, una riflessione su Dio e sull'uomo. La trovo stupenda e anche disperata, come quando vorremmo abbandonarci alla fede e la mente ce lo impedisce ma il cuore ci impulsa verso l'infinito. È una canzone che associo a un'altra dello stesso autore (Samarcanda). Riflessioni profonde e universali.