Tu chiamale se vuoi...

a cura di Maurizio Minnucci

Amen

Nonostante la sua orecchiabilità, Amen è un brano piuttosto impegnato. Il testo è giocato su una serie di stravaganti paradossi legati al modo di vivere e di affrontare le difficoltà quotidiane dell'uomo contemporaneo, che spesso si arrende all'assurdità degli eventi senza reagire. La canzone ci esorta a riconsiderare noi stessi come artefici del destino e a non aspettarci dalle cose o dalle persone quello che esse non possono dare.

Per cambiare le carte in tavola è necessario cambiare a livello personale. Invece di aspettare un miracolo che risolva le cose al nostro posto, dobbiamo capire che il miracolo siamo noi, e che il ribaltamento delle cose deve partire dalla nostra volontà. È una canzone dalla doppia personalità, da una parte la veste musicale che invita a ballare, a muoversi, a lasciarsi trascinare dal ritmo senza pensare, dall'altra la riflessione nata osservando la società dei nostri giorni, uno specchio della contemporaneità, dove il benessere è solo consumo di beni superflui.

Amen è l'affermazione di una rinuncia alla lotta che ci rende collaborazionisti dello stesso sistema che ci sovrasta. Nessun cambiamento reale, infatti, può essere concesso dall'alto, come un miracolo, ma solo a partire dal basso, da dentro ognuno di noi. Quando ci rendiamo conto che ci sono delle cose intorno a noi che per loro natura non possono cambiare, siamo noi che dobbiamo cambiare atteggiamento nei confronti delle cose. Il cambiamento siamo noi.