25 aprile

23.04.2022

Furono tanti ma non le moltitudini che si precipitarono sul carro del vincitore nei giorni successivi al 25 aprile 1945. Molti si inventarono resistenti avendo colto al volo quanto sarebbe risultato utile lavarsi coscienza e passato in vista del nuovo mondo che si annunciava. La storia, si sa, è fatta anche da mezze figure, approfittatori, cinici e voltagabbana, ma per i grandi e immortali valori possono bastare i pochi che scelsero senza esitare di schierarsi dalla parte giusta quando questo significava mettere in gioco la propria vita e quella dei propri cari.

Chi scelse le montagne, quando la difesa tedesca era ancora in grado di bloccare gli angloamericani e costringerli a una lenta, snervante e sanguinosa risalita della Penisola, scelse la libertà e la democrazia non solo per sé stesso ma anche per chi sarebbe venuto dopo. Tutti noi dobbiamo ancora tantissimo ai partigiani che nell'inverno del 1943 e nel lunghissimo 1944 seppero combattere con infinito coraggio e grande intelligenza l'invasore nazista e anche la più orrida delle guerre, quella civile con le squadracce nere della Repubblica Sociale Italiana ancorate all'ultimo Mussolini, ormai ridotto a un fantoccio imbelle nelle mani di Adolf Hitler.

I partigiani italiani furono comunisti, certo, ma tanti di loro non lo furono. Combatterono e morirono donne e uomini cattolici, azionisti, liberali e repubblicani. Molti erano giovanissimi e il loro estremo sacrificio è giustamente ricordato in tante piccole targhe negli angoli delle nostre città. Sarebbe bello se ogni tanto ce ne accorgessimo e portassimo un fiore, se ancora avessimo la voglia di sollevare gli occhi dai nostri smartphone e riflettessimo sul sacrificio di questi giovani.

Fecero la resistenza tanti militari, furono partigiani anche i soldati che si rifiutarono di imbracciare le armi al fianco della Wermacht e delle SS e che per questo furono spediti nei campi di concentramento tedeschi. Il movimento partigiano non è stato un movimento di masse oceaniche, come si è tentato di descriverlo nel dopoguerra per convenienze di parte, ma il nocciolo della rinascita morale del nostro Paese, prostrato dall'abominio delle leggi razziali e dalle guerre di aggressione fasciste (chi si è bevuto la panzana degli "italiani brava gente" pur di non porsi domande scomode, dovrebbe rileggere almeno la storia della tragica aggressione alla Grecia e della folle partecipazione all'invasione tedesca della Russia). Lunedì 25 aprile, giorno della Liberazione, dobbiamo ricordare cosa fu e come fu, e soprattutto perché proprio noi italiani non dovremmo avere il minimo dubbio nell'appoggiare oggi la Resistenza ucraina.