Bella ciao

25.04.2021

Che peccato averla persa. Anche se da tempo la malattia l'aveva allontanata dai palcoscenici, ora che se n'è andata per davvero ci manca ancora di più, proprio mentre le sue compagne di viaggio Mina, Ornella Vanoni e Orietta Berti stanno facendo scintille, scalano le classifiche e conquistano l'ammirazione di chi è nato quando loro erano già nonne.

Che peccato avere perso proprio lei, la Pantera che ha ispirato i geni della musica senza mai dimenticare le sue radici, con l'eleganza dei popolani che abitavano la terra di Matteotti e di don Minzoni. Che peccato avere perso Milva proprio a ridosso del 25 aprile, una festa in cui credeva senza tentennamenti, quando tanti giovani artisti, richiesti giorni fa da un quotidiano di esprimere un pensiero a proposito della Liberazione, hanno declinato l'invito non perché ignoranti ma perché gli agenti e i contratti proibiscono loro di parlare di politica - e se ricordare la fine della dittatura e la cacciata dei nazisti è proibito nell'Italia del 2021 siamo davvero messi male.

Per fortuna ci restano Orietta, Ornella e le altre, che non hanno paura, perché la dittatura, la guerra e la miseria del dopoguerra hanno fatto in tempo a vederle e a conoscerle, e pur non essendo delle intellettuali e nemmeno delle perseguitate come Liliana Segre, sanno benissimo da quale parte stare. Sarebbe bello che oltre al loro talento potessero trasmetterci un po' del loro spirito, del loro anticonformismo. Che potessero darne un po' a tante giovani cantanti, belle faccine, belle vocine ma personalità diafane, insipide, inchiodate al cliché della "ragazza fragile e complicata" e incapaci di incarnare la grandezza della femminilità matura e potente nella gioia e nel dolore, come hanno fatto le grandi dive della canzone italiana, prime fra tutte Mina e Milva, alle quali i giornali hanno cucito addosso una rivalità mai esistita, perché distantissime per pubblico, aspirazioni e formazione.

Anche se l'Italia di allora era ben più arretrata e sessista di quella di oggi, queste donne sono riuscite a ritagliarsi uno spazio e un seguito assolutamente imparagonabili a quelli delle star di oggi, spesso bellissime, vestite e acconciate da stilisti e staff di grido, eppure più simili a purosangue da corsa che ad artiste a tutto tondo. Poi arriva una Loredana Bertè, fisico appesantito, capelli blu, faccia da nonna sbruffona, che con uno dei suoi urli rauchi fa scomparire letteralmente tutte le brave bambine che vincono i talent; oppure un'Ornella Vanoni, soavemente svampita, che con la sua voce antica ti ricorda che la sensualità è fatta di voglia, pazzia, incoscienza e allegria, altro che le canzoncine delle sciacquette ventenni - e i primi a rendersene conto sono proprio i ventenni. Speriamo che possano riscoprire anche Milva e imparare ad amarla. Imitarla no, non è possibile.