Eravamo quattro amici al bar

07.01.2020

La lettera scritta dai quattro organizzatori delle Sardine, pubblicata da Repubblica, è simpatica come le facce degli autori. «Eravamo quattro trentenni come ce ne sono tanti» scrivono i ragazzi, quattro amici al bar, come nella canzone di Gino Paoli, che ebbero l'idea di organizzare una manifestazione per contrapporsi al comizio di Matteo Salvini a Bologna, e da lì un successo oceanico e tutto il resto. I quattro delle Sardine, in sostanza, raccontano che hanno semplicemente ascoltato quello che già stava accadendo, hanno captato un'esigenza, un'inquietudine, e l'hanno soltanto comunicata, condivisa e organizzata.

La parte più interessante della lettera non è tanto quella politica ma il loro stesso stupore per il quasi mezzo milione di persone che «sono uscite di casa al freddo e sotto la pioggia». L'hanno fatto, dicono, «per dire che la loro idea di società non rispecchia affatto quella presentata dalla destra». Può darsi. Forse alcuni sì e alcuni no. Ma è probabile che la maggior parte sia andata lì soprattutto per uscire dalla Rete, per ritrovare e dare valore alla presenza fisica, benché la Rete sia stata essenziale ai fini organizzativi. Tutte quelle persone, sottolinea la lettera, «si sono fidate e hanno continuato a fidarsi».

Ecco. La fiducia. Cioè una delle cose più preziose che la pervasività della Rete ha messo in crisi. "Non fidarsi di nessuno" è la prima regola che si impara stando sui social o comunque sul web. Diffidare di tutti e sempre, anche di coloro che ti sembrano amici. Facebook ha disintegrato il concetto stesso di amicizia, trasformandola in un freddo collezionismo di facce. Ormai tutti abbiamo imparato che ogni nostra attività online è osservata e monitorata per conoscere i nostri desideri, i nostri pensieri, la nostra disponibilità all'acquisto di qualunque cosa, che puntualmente ci viene proposta, imposta, sbattuta davanti agli occhi con il cartellino del prezzo.

La fiducia, si sa, è la base stessa della società, dell'economia, della cultura. Se nessuno si fida più di nessuno, si sgretolano i fondamenti della convivenza umana. Se ogni notizia può essere falsa, se ogni persona può essere falsa, non è più possibile nessuna interazione.

Per questo il movimento delle Sardine, ancorché esprimere una posizione politica, sembra trasmettere in primo luogo una rivolta contro le maglie di una Rete che rendendoci tutti virtuali ci ha reso spettri diffidenti e desolati. Più volte, nella lettera, i quattro ragazzi esultano per il fatto di «essere finalmente liberi», proprio come i pesci finiti nella rete del pescatore che sono riusciti a tornare nel mare aperto delle piazze.