Fate più figli!

20.12.2023

«Fate più figli!». Lo dicono da oltre duemila anni, fin dai tempi di Ottaviano Augusto, il primo a lanciare una campagna pro-natalità a suo modo innovativa: la lex Iulia de maritandis ordinibus, che incoraggiava le nascite e premiava le mogli prolifiche con l'esenzione della tutela maritale, dando loro la possibilità di gestire liberamente i propri beni. Non con i bonus bebè, come i nostri governi, né con una medaglia e cinque lire (quindici se si chiamava Benito o Italia), come fece Mussolini.

La donna romana che partoriva almeno tre figli diventava padrona di se stessa, non più soggetta a un uomo, il massimo riconoscimento in una società ultra-patriarcale. Purtroppo l'imperatore accompagnò la legge pro-nascite con un'altra disposizione che vietava i matrimoni fra classi differenti e puniva duramente gli adulteri: i romani e le romane si ribellarono a questa invasione della loro vita privata e cercarono di svicolare in tutti i modi. Soprattutto le matrone, che pur di non dover sottostare alle leges Iuliae si iscrissero nei registri delle prostitute, per le quali le norme non valevano.

Una ricerca sociologica dice che sono soprattutto i maschi a pensare all'impero romano, ma nessuno ci pensa mai quando serve, cioè quando l'esperienza della più grande organizzazione sociopolitica del mondo antico potrebbe insegnare qualcosa. Ai nostri governanti così preoccupati per il calo demografico, ad esempio, gioverebbe riflettere che se ha fatto cilecca Ottaviano Augusto, un imperatore che esercitò un potere immenso per oltre quarant'anni, sarà difficile che ci riesca, porella, Giorgia Meloni, quella che chiede più nascite e al tempo stesso aumenta l'Iva sui pannolini e taglia i fondi per la costruzione di nuovi asili.

Ancora più difficile se affida il messaggio «fate più figli» a Elon Musk, ospite d'onore ad Atreju, la kermesse italofraterna che quest'anno si è intitolata "il Natale dei conservatori" (per inciso, i conservatori erano quelli che 2023 anni fa a Betlemme chiudevano le porte in faccia a una coppia di forestieri, lei incinta, che cercavano un ricovero; conservatori anche quelli che trentatré anni più tardi avrebbero invocato la crocefissione del "sovversivo" Gesù). Elon Musk si è presentato ad Atreju tenendo in braccio uno dei suoi undici figli (il nome del bambino, per la cronaca, è X Æ A-12. Non è un errore, lui i figli li chiama con i codici degli elettrodomestici) e ha invitato gli italiani a riprodursi con più impegno, perché vuole aprire aziende nel nostro Paese, ha bisogno di lavoratori e gli immigrati non bastano.

Pensare che un miliardario con un patrimonio di oltre cinque miliardi di dollari possa essere il testimonial più efficace per stimolare la nostra gioventù a fare figli è, fantozzianamente parlando, una boiata pazzesca. Stiamo parlando di uno che può decidere domattina di farsi un viaggetto su Marte senza che le sue finanze ne risentano, mentre la maggioranza degli italiani e delle italiane in età fertile si sbatte fra bollette, lavori precari, case che non ci sono e asili che non ci saranno mai, pediatri fantasma e pannolini sempre più cari. Senza parlare che quasi il 30 per cento dei minori vive in condizione di povertà ed esclusione.

E allora facciamo una controproposta ad Elon Musk: se ribattezziamo i bambini poveri con nomi che somigliano al numero di serie di un elettrodomestico, come piace a lui, il generoso miliardario pro-vita potrebbe almeno fargli un bonifico rinnovando i premi mussoliniani? Vista la sua simpatia per gli eredi di Benito, magari potrebbe farci un pensierino.