Il becchino del calcio

18.06.2020

Il calcio italiano è ripartito nel peggiore dei modi. Sembra che nulla sia cambiato per quel mondo, mentre il mondo vero, quello che soffre, appare distante anni luce. La Coppa Italia ha già mostrato il peggio del peggio, alla faccia di chi fa fatica a riaprire le attività a causa di regole (giustamente) stringenti o chi deve solo rispettarle facendo le file o rinunciando alle proprie passioni.

Però il mondo del pallone sembra non accorgersene. Talmente arrogante da apparire antipatico perfino agli appassionati più fedeli, ha fatto del tutto per poter ripartire mettendo regole che sono apparse perfino strampalate, come quella di mantenere le distanze dagli arbitri o entrare in campo una squadra alla volta.

Poi però il Napoli alza il suo bel trofeo esultando come se nulla fosse (alla faccia dei 35 mila morti), senza che nessuno intervenga per evitare che Rino Gattuso fosse lanciato in aria dai suoi giocatori che si abbracciavano tra loro. Ma la tragicommedia messa in scena non finisce all'Olimpico. Nella città partenopea caroselli e migliaia di persone per strada, senza mascherine, senza distanze, senza nulla. E senza nemmeno una parola del presidente federale Gabriele Gravina, che non voleva fare il "becchino del calcio" ma che evidentemente non disdegna i quattrini di sponsor e tv.

Ora qualcuno dovrebbe intervenire e prendere qualche decisione forte, non solo infliggendo multe salatissime (quantomeno proporzionali a quelle inflitte a due persone che ingenuamente si abbracciano per strada), ma anche squalifiche, perché se il calcio dev'essere un esempio allora si prenda le sue responsabilità. A meno che non sia - come diceva Pierpaolo Pasolini - lo specchio della società, ovvero di un'Italia da troppo tempo forte con i deboli e debole con i forti. A quel punto non si chiedano più agli italiani sacrifici, si dica che è tutto finito e ognuno faccia quel che crede. Si riaprano scuole, concerti, assemblee e via dicendo, perché non è ammissibile che ci sia sempre qualche furbo che la fa franca e altri che devono rispettare le regole.

E poi complimenti per l'inno nazionale sbagliato, gli spettatori finti come in un videogame e un gioco che dopo tre mesi di stop sembra quello delle vecchie glorie in campo per Telethon.

Se questo è quel che volevano se lo tengano, ma per rispetto dei tanti morti e di chi ha perduto familiari e lavoro, si smetta di essere ipocriti e si prenda esempio dal Bayern Monaco, che al fischio finale della gara che lo ha incoronato campione di Germania, ha esultato senza abbracciarsi e senza fare baldoria. Poi qualcuno si chiede ancora perché in Europa ci vedono come furbetti.