Ladri di emozioni

04.04.2023

Non avevo mai visto una squadra in fuga clamorosa verso lo scudetto contestata dai propri tifosi. E' il Napoli, dove domenica è andato in scena il teatro dell'assurdo: i gruppi ultras – dietro il paravento del caro biglietti – hanno prima inscenato una paradossale contestazione fuori dallo stadio, per poi scatenare una protesta violenta e surreale all'interno.

Se vedere dei tifosi girare le spalle alla propria squadra a un passo da uno scudetto atteso da trent'anni non vi sembra sufficientemente ridicolo, viene da piangere nell'osservare questa teppaglia minacciare verbalmente e poi passare alle vie di fatto contro chiunque osasse tifare o anche solo guardare la partita. Non si sono fermati davanti a nulla, pur di riaffermare il proprio potere indiscusso e indiscutibile di quello che ritengono il proprio terreno di caccia: hanno minacciato e costretto alla fuga famiglie con bambini terrorizzati. Piccoli magari per la prima volta allo stadio con il sogno di veder giocare i campioni della squadra del cuore. Bimbi che hanno concluso la serata portati via in lacrime in tutta fretta dai propri genitori, davanti alla furia belluina di questa gente.

Animati da un odio atavico e totale per il presidente Aurelio De Laurentiis, che con loro non ha mai voluto avere niente a che fare, sono personaggi di cui le forze dell'ordine sanno tutto. Del resto, non fanno nulla per nascondersi, come il sedicente capo ultrà che in un'intervista ha minacciato le istituzioni di non dar fastidio in vista della festa scudetto «perché la piazza è nostra». Eh sì, perché la curva è troppo poco.

Ci si chiede da anni cosa si aspetti a varare un'operazione di prevenzione dell'ordine pubblico che liberi tutti gli stadi italiani dalla presenza di questi figuri. L'attuale governo si segnalò per il "pugno di ferro" sulla questione rave, arrivando a lambire un problema di carattere giuridico pur di dimostrarsi duro e inflessibile, anche se quella era una faccenda francamente banale e abbondantemente gestibile con le norme esistenti e affidando la soluzione dei singoli casi alle forze dell'ordine. Non serviva tutta quell'inutile baraonda. Eppure, da Nord a Sud l'Italia continua a essere piagata da queste manifestazioni di inciviltà e violenza negli stadi. È storia recente il diktat dei capibastone della curva dell'Inter, in memoria del loro leader morto ammazzato in un regolamento di conti della criminalità legata allo spaccio di stupefacenti.

Questo l'humus in cui si muovono i loschi figuri che neppure alla lontana hanno a che vedere con lo sport. Dello sport sono solo dei violentatori, dei volgari ladri di emozioni da espellere una volta per tutte dagli stadi.