O la borsa o la vita

25.02.2022

L'aggressione militare lanciata dal presidente russo all'Ucraina non ha le caratteristiche di un'azione-lampo ma mira a disarticolare completamente l'apparato militare avversario per realizzare quello che lo stesso Putin ha già annunciato a chiare lettere la notte scorsa: rendere Kiev un satellite di Mosca attraverso il più classico dei governi fantoccio, in puro stile sovietico. Quando annuncia di dover "denazificare" l'Ucraina, parla di questo.

L'Europa, il vero obiettivo strategico di Putin, ha davanti a sé la sfida più grande di sempre al suo ideale di unione politica ed economica: non verso Est in assoluto; una "battaglia" che sarà lunga e faticosa, secondo i tempi imposti dall'azione del presidente russo, e riservarsi delle armi di pressione economica via via sempre più dure ed efficaci, fino a sterilizzare l'economia russa a livello internazionale lasciandole (presumibilmente) solo la via dell'abbraccio mortale con la Cina, sarà parte di una strategia che deve partire fin d'ora.

Il segnale politico di fondo deve essere chiaro, univoco e indiscutibile: Vladimir Putin si è posto al di fuori del diritto internazionale e di qualsiasi ipotesi di relazione diplomatica, aggredendo un Paese confinante come non si vedeva in Europa dal 1968 con i carri armati sovietici a Praga. Per certi aspetti oggi è molto peggio, perché allora si trattò di confermare in modo brutale la sussistenza dell'influenza stabilita alla fine della Seconda guerra mondiale, mentre oggi l'obiettivo è quello di cancellare di fatto uno Stato dalla cartina geografica, sostituendolo con un simulacro in un disegno di ricostruzione di quell'area imperiale e di cuscinetto fra sé e l'Europa occidentale.

Gli ucraini stanno sperimentando l'orrore della guerra in casa, ma nessuno si può sentire tranquillo dagli Stati baltici fino alla Romania, quella fascia che i sovietici consideravano il giardino di casa e che oggi Putin vuole destabilizzare per ricondurla sotto la sua sfera di influenza.

L'Europa non ha intenzione di intervenire militarmente, così come gli Stati Uniti d'America, ma Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria e Romania sono Paesi Nato, e qualsiasi aggressione nei loro confronti significherebbe guerra fra l'Alleanza Atlantica e la Russia. Comprendo come possa apparire incredibile doverlo scrivere all'alba del 2022, ma dobbiamo guardare in faccia la realtà e con un autocrate come Putin la cosa peggiore è far finta di non capire come accadde sette anni fa, quando si mangiò senza colpo ferire la Crimea; così come abbiamo fatto finta di non capire ogni volta che veniva eliminato o messo in galera un oppositore degno di rilievo. E' giunto il momento di smetterla con questo atteggiamento accomodante, che oggi appare volgarmente comprato a metri cubi di gas.

Dobbiamo capire che in gioco ci siamo tutti e che i costi saranno salati. Se però l'Occidente terrà, la Russia potrebbe essere desertificata economicamente. Quanto a noi, non stiamo parlando della bolletta del gas o del pieno di benzina, stiamo parlando di rivedere le scelte strategiche che ci hanno messo in condizione di essere ricattati da quest'uomo.

Anche se potrebbe essere molto pesante, è venuto il momento di scegliere tra la borsa e la vita, ma almeno oggi sappiamo che non ci sono alternative al progressivo sganciarsi da una dipendenza energetica che ci può costare la nostra idea di Europa e di futuro. Sono princìpi senza prezzo che valgono qualsiasi sacrificio, perché non sempre si possono salvare la borsa e la vita.