Sindrome da Talk-Show

02.08.2023

Lo dicevano che il Covid avrebbe lasciato conseguenze a lungo termine sul nostro cervello. Si temeva un'anticipazione dell'insorgenza dell'Alzheimer o del Parkinson, e invece si tratta di una degenerazione cerebrale di altro genere, che possiamo chiamare Sindrome da Talk-Show.

È un mix di complottismo, negazionismo e mania passivo-aggressiva, sviluppato nei laboratori Rai, Mediaset e La7 fin dai tempi dei battibecchi sui vaccini. Terminata la pandemia è sopravvissuto e prosperato in gran parte dell'opinione pubblica, e oggi influenza e deforma la comunicazione rispetto alla nuova emergenza: il cambiamento climatico.

Gli stessi che sostenevano che il Covid fosse una semplice influenza gonfiata dolosamente dai poteri forti e i vaccini una cospirazione di Big Pharma con lo scopo di riempirsi le tasche, oggi applicano lo stesso schema di pensiero (sic!) all'aumento di fenomeni atmosferici estremi e all'altalena di calura e grandinate che hanno caratterizzato le ultime estati.

Secondo i malati di Sindrome da Talk-Show, gli stessi supercattivi che volevano spazzare via la razza umana con Moderna e AstraZeneca e non ci sono riusciti, oggi ci provano con una strategia ancora più subdola: vogliono convincerli che il clima è impazzito a causa dell'inquinamento e obbligarli a rinunciare a tutti i comfort dell'Occidente moderno, dall'automobile al condizionatore, dal termosifone alla carne bovina, in modo da ucciderli piano piano.

Ma dall'altra parte si suona una musica quasi uguale e contraria: il cambiamento climatico è colpa nostra perché siamo brutte persone che vogliono stare sempre meglio e fare sempre meno fatica, e non capiamo il valore morale di accettare il naturale ciclo delle temperature, girare solo in bicicletta anche quando fuori diluvia e mangiare quattro ceci a pranzo e due foglie di insalata a cena come gli eremiti dell'alto Medioevo. Quindi oggi dobbiamo rinunciare a tutti i comfort dell'Occidente moderno, dall'automobile al condizionatore, dal termosifone alla carne bovina: magari il clima non migliorerà ma nel vedere tanti occidentali che fanno penitenza qualcuno lassù si commuoverà e ci manderà qualche bomba d'acqua in meno.

Il dibattito si sta inasprendo, con da un lato giornali come Libero e La Verità che trattano da ecoterroristi tutti quelli che osano parlare di emergenza climatica (inclusi Mattarella e Papa Francesco), dall'altro quelli che aprono con il video della ragazza che scoppia in lacrime davanti al ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin perché terrorizzata dall'apocalisse imminente.

Ora, non c'è bisogno di pensare all'apocalisse per piangere davanti a Pichetto Fratin, basta pensare a come è stato messo su quella poltrona (uno scambio di nomi nella lista dei ministri); il video della crisi eco-ansiosa della ragazza sembra piuttosto confermare i pregiudizi degli ecoscettici, cioè che le paturnie sul riscaldamento globale hanno finito per fondere i neuroni di chi ci crede.

Il guaio è che per elaborare davvero una risposta efficace alle trasformazioni del clima (non un rimedio, ma almeno una riduzione dei danni) ci vorrebbe una strategia lungimirante e a 360 gradi. Possibilmente prima che i 360 gradi siano quelli dei termometri.