Storia e fiction

16.02.2024

Negli ultimi tempi mi son fatto una domanda: con quale idea del loro Paese crescono le nuove generazioni? Non è una domanda oziosa, non c'è nulla di accademico nel porsi questi interrogativi. La scuola fa quello che può, vale a dire pochissimo, a parte la buona volontà di qualche singolo insegnante. Del Novecento, di come siamo arrivati fin qui e della complicatissima storia seguita alla Seconda guerra mondiale si sa poco. Molto poco. Quasi nulla. I programmi sembrano fatti apposta per camminare sulle uova, perché in Italia non ci siamo mai dati una lettura consapevole e condivisa del passato, quello più lontano, figurarsi quello che confina con la cronaca.

Così vincono i racconti zeppi di misteri, anime nere e soprattutto grigie. Gialli e delitti, agenti segreti inevitabilmente traditori, verità inconfessabili, stragi di Stato, colpi di Stato, tutto allettante e affascinante. Per quel poco che può valere, ho divorato decine di libri del genere da ragazzo e credo non ci sia niente di male, purché non ci si fermi alla fiction e quindi all'idea facile, suadente e fortunata del Paese invariabilmente marcio.

Abbiamo avuto un sacco di gente marcia, depistaggi, stragi impunite e personaggi vomitevoli, ma anche tanti cittadini che hanno fatto il proprio dovere. Molti pagando con la vita, restando feriti nel corpo e nell'anima. Ma la narrazione del Paese sbagliato, venduto, cialtrone, infido e vigliacco vince (quasi) sempre, anche se la democrazia è ancora qui, se il terrorismo di destra e di sinistra lo abbiamo battuto e nessuno dei due ha mai attecchito. Un sistema democratico imperfetto, come qualsiasi sistema democratico, ma pur sempre immensamente preferibile a quelle cialtronate di democrature che piacciono tanto a taluni. Figurarsi le dittature. Se capita, queste cose proviamo a raccontarle ai nostri figli.