Un'unica certezza

01.03.2022

Sono trascorsi solo sei giorni. Sei infiniti giorni da quando il mondo si è svegliato sgomento. La parola Guerra, così cruda e spaventosa anche solo da pronunciare, sinonimo di dolore, violenza, odio e morte, è vicina a noi, quasi tangibile. Riecheggia tra i nostri smartphone, tra le pagine dei quotidiani, tra i social, a volte accusati di portarci lontano dalla realtà. Ma oggi è tutto vero. E' tutto reale. La guerra è realtà.

Le immagini delle fughe dalle città di una popolazione incredula e spaventata, fanno da cornice al volto di quell'uomo gelido e spietato che si rivolge freddamente alla sua nazione e minaccia il mondo come mai nessuno ha fatto dalla fine della Seconda guerra mondiale, definendosi una vittima minacciata dall'Occidente e giustificando la sua "operazione speciale" come necessaria dunque inevitabile.

In fondo questo signore, che non merita nemmeno di essere chiamato per nome, non ha mai fatto mistero di chi fosse. In lui risiede da sempre uno spaventoso mix di ossessiva e folle megalomania, fame di potere e paranoia mista a una fobia antioccidentale. Aveva già deciso come e quando colpire, probabilmente dormendo sonni tranquilli.

Sull'altro fronte, alla guida dell'Ucraina nel suo momento più drammatico, c'è l'uomo meno invidiato al mondo: chi mai vorrebbe vestire i suoi panni ed affrontare l'orco cattivo? Un "presidente per caso" come qualcuno l'ha definito, per il suo passato da attore comico, a cui ora spetta il ruolo più drammatico che esista. Il giovane leader ucraino Zelensky mostra grande coraggio, esorta tutti i civili ad unirsi alle forze armate in difesa del Paese, e dice: "Ci difenderemo, non lasceremo la nostra libertà, gli ucraini hanno il diritto di vivere sulla propria terra".

E in questo scenario il mondo riflette sull'ennesimo fallimento e sulla delusione nei confronti di un'umanità che non evolve, che dal passato non impara niente, che nel 2022 è ancora avvelenata dal potere e non riesce a comprendere che la guerra non è mai la soluzione giusta. Neppure dopo la pandemia, l'altra guerra che ancora stiamo combattendo e che ci ha costretto a rinchiuderci nelle nostre case, a rinunciare ai rapporti sociali, agli abbracci, ai sorrisi. Speravamo di iniziare un periodo in cui potevamo scorgere un barlume di speranza all'insegna del ritorno alla normalità, di vedere una luce in fondo al tunnel per rinascere definitivamente da questo doloroso momento storico. Invece no, le immagini della guerra ci fanno rivivere ancora una volta quell'atmosfera spettrale delle città avvolte nel silenzio del coprifuoco.

Quando finirà non lo so. Quello che so è che in ogni guerra la stragrande maggioranza delle vittime sono civili che non hanno mai imbracciato un fucile in vita loro, e allora mi vengono in mente le parole di Gino Strada: "Le guerre vengono dichiarate dai ricchi ma poi ci mandano a morire i figli dei poveri". Per ora ho solo questa certezza. Una certezza che mi fa tanta paura.